Le anime pezzentelle della chiesa del Purgatorio ad Arco

Nelle viscere della chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco regna Lucia, una delle anime pezzentelle, sfortunata sposa protettrice degli innamorati.

La Chiesa di Purgatorio ad Arco

 Lucia anime pezzentelle
 Lucia anime pezzentelle

Tre teschi bronzei poggiati su altrettante colonne paracarro conquistano l’attenzione di chiunque passeggi lungo Via Tribunali. Dietro le stesse colonne, attraverso una duplice scalinata, si accede alla Chiesa secentesca della Vergine Avvocata e Rifugio dei miseri, popolarmente detta di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco: ad Arco per la vicina presenza, nel crocevia con via Nilo e via Atri, di un torrione (abbattuto nel ‘5-600) di epoca romana o altomedievale, aperto sui lati da fornici tramite i quali era garantito il passaggio; del Purgatorio perché nell’annesso ipogeo è attestato il culto delle anime pezzentelle.

Sulla facciata, l’edificio sacro si contraddistingue per motivi decorativi con teschi ed ossa nei fregi, sul portale e nelle nicchie laterali. L’interno barocco a una navata è dominato dalla pala d’altare con la Madonna delle Anime Purganti di Massimo Stanzione; di grande interesse (ma non visibile direttamente dalla navata perché posta dietro l’altare) la decorazione della parete di fondo con un teschio alato, capolavoro di Dionisio Lazzari.

L’ossario

Il vero tesoro è, però, nelle viscere. La discesa nell’ossario ha un effetto dirompente e si propone per il fedele come autentico viaggio nel Purgatorio dantesco, dal quale egli possa poi fare ritorno elevato moralmente, accolto dalla luce del Paradiso nella sovrastante chiesa.

 Lucia anime pezzentelle

Nell’ipogeo, dunque, si conservano resti di ossa umane senza nome, corpi abbandonati non identificati. Sono le anime pezzentelle (dal latino peto = chiedo), dei cui teschi, in cambio di protezione, il credente si prende cura, offrendo fiori e lumini, predisponendo una degna sistemazione su cuscini ricoperti di rosari e, soprattutto pregando, in modo da sollevare chi, di passaggio nel Purgatorio, nell’iconografia cristiana è almeno per la metà infuocato: refrisco e sullievo a ll’aneme ô Priatorio.

Il culto delle anime pezzentelle

Il culto delle anime pezzentelle, secondo Giuseppe Galasso, è fermamente ancorato alla dottrina cristiana della resurrezione dei corpi e del giudizio universale e finale. Tale affermazione è confermata dall’uso popolare di edificare nei vicoli piccole cappelle o nicchie incassate nel muro, nelle quali, sotto un vetro, si vedono statuine di anime avvolte nel fuoco, con una lucetta che esprime il ricordo e la preghiera perenni.

 Lucia anime pezzentelle

Una devozione antica quella delle anime pezzentelle, talmente intensa che nel 1969 il cardinale Ursi vietò perché era oramai troppo diffusa l’adorazione di resti anonimi invece delle spoglie dei santi: Le manifestazioni di culto rivolte ai resti umani […] sono arbitrarie, superstiziose e, pertanto, inammissibili; ma, nonostante ciò, nell’ossario della chiesa del Purgatorio ad Arco tali riti non hanno mai perso intensità.

Lucia, la sposa

Lo dimostra, in particolare, una nicchia tutta rivestita di celeste, la quale accoglie un teschio incoronato da una velo nuziale e da un diadema e sui cui troneggia la scritta al neon Lucia; tutt’intorno, fiori, ceri, gioielli, ex-voto d’argento e cartapesta.

La principessa

Eletta vox populi come principessa, la figura leggendaria di Lucia è forse da identificarsi con l’unica figlia di don Domenico d’Amore, principe di Ruffano e marchese di Ugento, nata nel 1773; subito dopo le nozze con Giacomo, marchese di Santomango, ella morì di tisi, alla giovane età di sedici anni. La morte della fanciulla dovette scatenare grande commozione tra le spose e le mamme del quartiere della Pietrasanta e del Purgatorio ad Arco, come sempre, del resto, accadeva a Napoli quando moriva una giovane zita.

Lucia

I demoni

Una diversa versione vuole che Lucia, una fanciulla di diciassette anni, e il suo fidanzato si amassero sin da quando erano bambini. Lui voleva sposarla da subito, temendo che i demoni si potessero intromettere nella loro storia d’amore; lei, però, non era intenzionata ad affrettare le cose, voleva aspettare, diceva che ci fosse ancora del tempo. Gli anni passavano e lui le ripeteva che il pericolo di vedere i demoni impadronirsi delle loro anime innamorate incombesse sempre più. Non riuscendo a convincerla, decise di separarsi dall’amata e andò a vivere in un’altra città, dove fu assunto come operaio in una fabbrica di polvere da sparo. E solo allora Lucia si rese conto di aver bisogno di lui: si riunirono e avviarono, dunque, i preparativi per le nozze, preparativi protrattisi lungamente per le difficoltà di lui ad assentarsi dal lavoro di pirotecnico.

Il tragico epilogo

Stavolta era, però, lei a scongiurarlo di tornare presto, in quanto aveva un cattivo presentimento; e così, quando il giorno delle nozze era ormai quasi arrivato e tutto era pronto, giunse la tragica notizia preannunciata. Il promesso sposo era morto in un’esplosione avvenuta nel deposito di polvere da sparo. “I demoni sono arrivati prima” fu ciò che disse Lucia a sua madre prima d’indossare il velo da sposa e gettarsi in un pozzo.

Il matrimonio sospeso

Ammesso che la fanciulla sia morta in imminenza del matrimonio oppure che ella sia morta subito dopo le nozze, il velo posto sul suo teschio sta a indicare un matrimonio sospeso, un rito di passaggio che non si è del tutto compiuto. Secondo un’ulteriore versione, il popolo spera che la ragazza, ribellatasi fino alla morte a un matrimonio che le sarebbe stato imposto, si conquisterà finalmente, in modo trionfale, un posto tra i santi canonizzati.

Lucia, protettrice degli innamorati

Lucia è ancora presente nell’immaginario collettivo, come confermano i numerosi bigliettini che le sono quotidianamente rivolti in virtù dei poteri miracolosi che le sono riconosciuti:

Cara principessa Lucia, abbiamo saputo della tua esistenza solo in questo momento. Abbiamo saputo dei tuoi prodigi. Abbiamo bisogno del tuo aiuto.

Si va dalla richiesta di scarcerazione per i propri congiunti:

Principessa Lucia, fa uscire mio marito a una presta libertà. Lucia, amica mia, ti prego, fammi tornare mio marito a casa, sto imbazzendo, espressa in un italiano fortemente dialettale, alla preghiera per l’ottenimento di un lavoro lasciata su uno scontrino fiscale: Desidero tanto vincere quel concorso da me tanto ambito. Aiutami a realizzarmi professionalmente. Si passa dalla protezione in ambito scolastico: Non vorrei portarmi debiti e perciò neanche esser bocciata, ovviamente formulata su un foglio di quaderno, all’invocazione di guarigione scritta in inglese su un ticket del bus, fino un saluto made in China su un biglietto aereo.

 Lucia

Le richieste più numerose sono quelle d’amore, in quanto la devozione di Lucia, come è giusto che sia data la sua storia, è forte soprattutto da parte delle donne in cerca di marito:

Vorrei che lui s’innamorasse di me, che ci fidanzassimo e che fossimo felici; Vorrei dimenticare tutta questa brutta storia e poter finalmente riuscire a trovare veri sentimenti;  Lucia, ti chiedo l’amore per un uomo leale e sincero. Questo è ciò che vorrei; Cara Lucia, ho dovuto farlo! Non posso essere la sua amante! Io sono la sua donna, il suo AMORE! Aiutalo a trovare la forza di venire a vivere con me! Aiutaci, tu che sei per l’amore.

Carmine Caruso

Bibliografia

CARLO DE FREDE, Il Decumano Maggiore. Da Castel Capuano a San Pietro a Maiella. Cronache napoletane dei secoli passati, Napoli, Liguori, 2005, pp. 56-57.

PATRIZIA GIORDANO, Lasciami credere – L’ipogeo del Purgatorio ad Arco, in Idem (a cura di), Passaggio a Purgatorio ad Arco, Napoli, Altrastampa, 2001.

MARINO NIOLA, Il purgatorio a Napoli, Roma, Meltemi, 2003.

Sitografia

www.purgatorioadarco.it