Concerti e artisti emergenti

Pirlo e la Vaporwave: l’album di Penthouse Apartment

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Cos’hanno in comune street art, vaporwave e Andrea Pirlo? L’artista Penthouse Apartment, con il suo album Pirlo, tutto da scovare in un angolino del web, tesse un filo rosso che lega questi tre mondi.

Ci capita sempre più spesso di scoprire, per le strade delle nostre città, come le pareti possano trasformarsi, nel giro di una notte, in qualcosa di più di ciò che sono. Ci stiamo abituando a questa street art che già da non poco ha preso a popolare i volumi di storia dell’arte. Napoli in questo può saperne più di altre città: già da tempo è meta privilegiata di autori internazionali per la suggestione che suscitano i suoi amati/odiati vicoletti.

Ernest Pignon-Ernest di tanti anni fa

Lasciamo però agli intenditori di parlare di queste cose, per chiederci se qualcosa di simile possa accadere anche nel mondo dei suoni. Vi verrà subito da pensare di no: modificare l’arredo urbano trasformandolo in opera d’arte, muniti di tutte le tecniche pittoriche – e non – immaginabili, è tecnicamente consentito; lo è meno manipolare l’abito sonoro delle nostre strade, che siamo così disavvezzi a concepire isolato ma in cui viviamo decisamente immersi e che si trascina dietro una sovrastruttura, fragile nella memoria ma affilata ad incidere le orecchie, di memorie, concezioni e culture che individuano la nostra civiltà.

Allora non può esistere una street art del suono? Se prima avreste detto seccamente di no, da quando è nato il web, che ha tanto modificato i nostri costumi acustici, la risposta pare decisamente poter essere un’altra. È familiare a sempre più generazioni l’idea che Surfare Internet sia qualcosa di molto simile a girare per strade e piazze, in cui scambiamo dati audio-visivi di ogni sorta, con la differenza che queste strade così abitualmente frequentate conservano memoria anche del documento sonoro.

Allora può accadere, svoltando in un vicolo un po’ meno affollato, di scovare qualche piccolo manufatto che, constatato l’arredo sonoro in cui nasce, lo manipola commentandolo dall’interno, dissacrandolo o esaltandolo a seconda delle circostanze. Qualcosa del genere si può immaginare ascoltando un po’ di waporwave, genere di nicchia dalla già fitta cronologia, che si anima di una rete internazionale – più che altro supernazionale – che nasce e vive su Internet – Soundcloud o tumblr –, mantenendosi perlopiù nell’anonimato.


Penthouse Apartment – Pirlo

È quello che si immagina andando a scovare la sconosciutissima tracklist dal gettonato titolo Pirlo. La mediaticità del nome ha evidentemente còlto nel segno, se è riuscita, per vie traverse, ad arrivare fino a noi; ma non lasciatevi ingannare, poiché la raccolta ha tutt’altra aspettativa che di offrire un tributo al centrocampista. Sebbene non sia facile cogliere la linea di pensiero che ha guidato l’organizzazione e la manipolazione del materiale, pare di poter dire che in queste tracce l’artista Penthouse Apartment abbia cercato di dar saggio del quadro socio-culturale italiano degli ultimi anni.

La prima traccia L’Architetto – raccolta da questa intervista all’allora rossonero Andrea Pirlo – cui segue subito Brescia, il cui materiale viene da questo canto vesuviano – finita nella colonna sonora dei Sopranos – , sembra voler raccontare il problema dell’unità nazionale, che nasce fittizia nei mondiali – se si vince, nasce meglio – e muore nei cori leghisti lavali col fuoco

A seguire una successione di materiali che vengono dal passato nostrano: tra Mina – irriconoscibile: che dite? È lei? – e le tracce de La dolce vita in contrappunto sulla Bohème, intercorrono spezzoni della vita televisiva italiana all’avvento delle reti private che, con i discutibili successi di audience, hanno popolato l’infanzia di molti di noi. Sembra di riascoltare registrati i brusii da quei televisori che i nostri genitori lasciavano accessi mentre giravano quei filmini natalizi su cassetta che oggi non si guardano più tanto…

L’interpretazione del mondo sonoro vaporwave in Pirlo, che di quello appare esplicito manifesto, è davvero libera e ciascuno di noi ci può mettere ciò che gli racconta la memoria, ritenendolo più o meno sarcastico, più o meno malinconico, più o meno engagé o disincantato: ciò che, forse, è il bello di una musica che vuole estrarre da noi internauti il suo significato, come la street art dai viandanti per le nostre strade. Forse che, un giorno, non potremo metterci a modificarla a nostro piacere, come se stessimo ritoccando secondo gusto un graffito di Banksy – a patto di averne il coraggio –? Staremo a vedere…

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Antonio Somma

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Antonio Somma

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