Hermann Hesse, uno scrittore pacifista

Hermann Hesse, uno dei più celebri scrittori del Novecento tedesco, fu in vita un convinto pacifista e amante delle religioni e culture orientali. Vinse nel 1946 il Premio Nobel per la Letteratura per capolavori come Siddharta (1922) e Narciso e Boccadoro (1930).

Introduzione a Hermann Hesse

Hermann Hesse
Hermann Hesse

In vita egli venne considerato dai suoi lettori una sorta di guru. In molti gli scrivevano per chiedergli aiuto e consigli su come superare i problemi della vita, anche se lo scrittore tedesco non era la figura più adatta per tale compito. Egli, infatti, soffrì per quasi tutta la sua vita di depressione:

Il grande scrittore tedesco, ormai noto a tutti per i suoi libri ispirati verso una riconquista dell’io, viveva già questa crisi nei primi decenni del ‘900, una crisi che lo tormentò per tutta la vita.

I suoi testi rispecchiano l’interesse non solo per i grandi filosofi tedeschi come Schopenhauer, Nietzsche, Heidegger, ma anche per lo spiritualismo, il misticismo, l’induismo e il buddismo. In questo primo articolo dedicato allo scrittore tedesco esamineremo alcuni aspetti della sua vita che influenzeranno successivamente tutte le sue opere.

La gabbia del pietismo

Hermann Hesse nasce il 2 luglio del 1877 a Calw, piccolo centro in Germania, da genitori pietisti. Egli sopportò sempre con grande difficoltà e fatica il clima religioso oppressivo della famiglia che cercava in ogni modo di avvicinarlo alla fede pietista. La letteratura (soprattutto quella orientale) costituirà la sua unica via di fuga insieme ai racconti del nonno che, anche se missionario pietista, affascinava lo scrittore per le sue avventure in India. Il giovane Hesse, nel quale comunque non era del tutto assente una forte tensione spirituale, non comprende la religione “degli uomini”: le grandi chiese sono per lui il simulacro di un potere che come ogni cosa umana era inevitabilmente macchiata da sangue, violenze e dolori.

Hesse in seminario

Quando i genitori provano a mandarlo in seminario, Hesse resiste pochi mesi e poi fugge, tentando anche il suicidio e facendo così capire che gli studi teologici non fanno per lui. Quella di Hesse non è semplice ribellione, ma affonda le sue radici in una profonda depressione che accompagnerà lo scrittore per tutta la sua vita.

Un’esistenza dedicata ai libri

Dopo la tragedia in seminario, Hermann Hesse decide di voler lavorare in libreria. Purtroppo, il primo apprendistato dura pochi mesi a causa di un altro crollo psicologico. Dopo essersi curato, Hesse si trasferisce a Basilea. Qui inizierà la sua carriera da librario, l’unico lavoro che consentirà allo scrittore di avere contatti  con la gente. Dopo aver capito di voler fare lo scrittore, Hermann Hesse deciderà di dedicarsi con tutte le sue forze unicamente a questo scopo. L’affermazione e il successo veri e propri arrivano con Peter Camenzind (1904), dove il protagonista rifiuta il mondo cosmopolita per dedicarsi all’arte, proprio come il giovane scrittore.

La vita in Svizzera

Hermann Hesse mentre dipinge
Hermann Hesse mentre dipinge

Dopo un viaggio in India (in realtà, non raggiungerà mai la meta), aver abbandonato la moglie perché schizofrenica e aver dato in affido i figli, Hesse concepisce il suo massimo capolavoro: Siddharta. Grazie a quest’esperienza, lo scrittore si avvicina ancora di più alle religioni e ai costumi orientali: «In tutto l’Oriente si respira religiosità, quanto in tutto l’Occidente si respira ragione e tecnica. Primitiva ed esposta a ogni evento appare la vita spirituale dell’occidentale, in confronto con la religiosità protetta, coltivata e piena di fiducia dell’uomo asiatico, sia buddhista, maomettano o altro». Sceglierà la Svizzera come luogo del cuore e dove trascorrere il resto della propria vita, alternando solitudine a nuovi legami coniugali (lo scrittore si sposerà per altre due volte), serenità a disturbi psichici. A questo proposito, Hesse riporterà dei benefici dall’analisi sostenuta nel 1919 con Jung, di cui diverrà grande amico.

Peace&Love

Nonostante la sua tendenza alla solitudine, Hermann Hesse è sempre stato un convinto pacifista e ha avvertito in maniera molto forte l’esigenza di salvaguardare in qualche modo l’essere umano. Durante la Grande Guerra, Hesse raccoglierà libri per i prigionieri tedeschi, mentre allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale criticherà duramente il regime nazista (sorprende però che i suoi libri abbiano avuto molto successo fra nazisti come Goebbels, anche se alla fine finiranno nelle liste di proscrizione per il rifiuto dell’autore di operare delle censure). Dopo il Nobel, Hesse si ritirò nel Canton Ticino fino alla morte, avvenuta il 9 agosto del 1962.

Hesse “hippy”

Durante gli anni ’60, i suoi libri diventano celebri soprattutto fra gli hippie per la critica che lo scrittore fa non solo al consumismo e al capitalismo, ma anche al comunismo sovietico. Egli era profondamente convinto che l’artista non potesse in alcun modo cambiare la società e che la politica potesse in qualche modo rovinare il suo ruolo. Si doveva quindi rimanere devoti alla propria arte e non farsi influenzare dalle dalle ideologie né di destra né di sinistra.

Pia C. Lombardi