Mercato librario a Roma antica: dove comprare un libro

La maturazione a Roma di un interesse per il mondo librario fu lenta. La stagione delle campagne militari in Oriente (II-I a.C.) coincise cronologicamente con la fine del processo. Ciò fornì le risorse materiali necessarie alla raccolta dei primi patrimoni privati da parte di cittadini romani. Ad Atene, già nel V secolo si trovano nella letteratura tracce di un nascente mercato librario, mentre nel primo trentennio del IV secolo il libro si è definitivamente affermato(1).

Diffusione del libro

Riguardo la diffusione e il commercio dei libri sul piano generale si deve osservare che il mercato librario non costituiva l’unica possibilità di procurarsi libri, dato che, anche in epoche in cui tale commercio era ormai molto diffuso, era sempre più comune realizzare libri con mezzi propri. Come questo avvenisse, se di propria mano oppure affidando il lavoro ad uno schiavo addetto a questa mansione, dipendeva unicamente dalla propria volontà e dai propri mezzi.

Produzione del libro

papiriAbbiamo notizie, dagli autori classici, delle modalità di produzione del libro e di come questo veniva messo sul mercato. Le opere in via di pubblicazione erano affidate ad un librarius, personaggio che si può identificare con il moderno editore – con la precisazione che inizialmente il termine indica sia la figura dell’editore che del libraio: si veda Catullo nam si luxerit ad librariorum /curram scrinia“appena farà giorno correrò alle ceste dei librai”.

Il ruolo del libraio

Il librarius aveva il compito di correggere il testo e di predisporne la copia in più esemplari, autorizzati dall’autore, tramite il lavoro di uno scriptorium specializzato, da diffondere poi nel mercato librario. Da Cicerone conosciamo il nome di uno dei più famosi editori di Roma, Atticus. L’oratore spesso, nell’ampio epistolario, si rivolge ad Attico per risolvere problemi di produzione e diffusione delle sue opere, o per eventuali correzioni. Attico provvedeva anche alla circolazione del testo attraverso tre “rivenditori autorizzati”: Farnace, Anteo e Salvio.

Quali libri si vendevano

Come succede oggi, anche allora già solo i nomi di certi autori costituivano una garanzia per lo smercio dei libri, per gli autori sconosciuti invece era più difficile trovare un editore. Naturalmente non erano solo le opere nuove ad essere copiate e messe sul mercato, ma anche quegli autori sia greci sia latini considerati classici.

lettore

Le librerie antiche

A partire da Catullo troviamo negli autori riferimenti a luoghi preposti per la vendita dei libri – come le moderne librerie – detti tabernae librariae: Le notizie sul mercato di libri si infittiscono in età imperiale con le testimonianze di Marziale, il quale ci fornisce anche la collocazione della taberna di Atrecto, di fronte al Forum Iulium. Altre librerie sappiamo ci fossero nel vicus Tuscus e in una zona detta dell’Argiletum, probabilmente dietro ai Fori Imperiali.

Sappiamo ancora da Marziale che i sulla porta della libreria erano pubblicizzati con iscrizioni i libri in vendita e i loro autori. All’interno i rotoli erano collocati in scaffali sistemati in modo da mettere in risalto le opere più famose. Da altri autori, come Orazio o Gellio, ricaviamo che le opere più importanti e richieste potevano essere esposte all’ingresso della taberna. Oltre a queste librerie ‘di lusso’ sappiamo da Stazio che esistevano anche rivendite più modeste di libri usati.

Sviluppo del mercato librario

Tra la fine del I sec. a.C. e l’inizio del I sec. d.C. si ebbe uno sviluppo notevole del mercato librario, frutto delle migliorate condizioni economiche e della fine delle guerre civili, e della diffusione delle opere letterarie anche nelle province. Abbiamo testimonianza da Marziale di librerie in Gallia, a Vienne e a Lione (stavolta da Plinio il Giovane), a Brindisi, e in epoca tardoantica, quando si vendevano molto bene anche autori cristiani, a Treviri, a Cartagine, ad Alessandria, a Costantinopoli e ad Antiochia di Siria.mercato librario

Le librerie erano spesso anche punto d’incontro di intellettuali, e, del resto, se alcuni poeti sottolineano con convinzione che le loro opere venissero lette dappertutto, fino agli estremi confini dell’impero, o semplicemente se lo augurano, ciò presuppone necessariamente l’esistenza di un mercato librario adeguatamente organizzato.

Quanto costavano i libri?

Per quanto riguarda il costo, bisogna considerare che il libro era un prodotto di lusso, e perciò elitario. Ovviamente il prezzo dipendeva dall’edizione e dalla fama dell’autore. Sappiamo che un’edizione pregiata degli Epigrammi di Marziale poteva costare fino a dieci denari.

Arianna Colurcio

Note:

(1) Vergara C., La biblioteca di Cicerone, Introduzione.

Bibliografia:

Cavallo G., 1989, Testo, libro, lettura, in Cavallo G. – Fedeli P. – Giardina A. (a cura di), Lo spazio letterario di Roma antica, II, pp. 307-342, Roma.

Cavallo G., 1989, Libro e cultura scritta, in Momigliano A. – Schiavone A. (a cura di) Storia di Roma, IV, Torino, pp.  693-715.

Cavallo G., 2004, (a cura di), Libri, editori e pubblico nel mondo antico, Bari.

Pecere O., 2010, Roma antica e il testo, Bari.

Vergara C., 2016, La biblioteca di Cicerone, 2016.