Riccardo Zappa a Napoli: l’arte di forgiare il suono

A Villa di Donato, casino di caccia a Sant’Eframo, tra le ripide viuzze che da Capodimonte scendono giù fino a via Foria, c’è un salone deliziosamente affrescato con scene venatorie e grottesche di gusto neopompeiano. Addobbate per l’occasione con un denso e avvolgente set di luci, quei dipinti sono stati, sabato sera, palco per Riccardo Zappa e la sua musica. Lo spazio del salone nobile e i riverberi della sua chitarra a dodici corde parevano suggerirsi sensazioni e ammiccarsi a vicenda, cullavano il pubblico in un rito ipnotico.

Riccardo Zappa è chitarrista della prima ora quando l’Italia si affaccia alla scena internazionale del prog rock, con la solidità di una giovanile formazione da accademia. Con la sua dodici corde e una sensibilità quasi tattile per il suono, fin dalla fine degli anni ’70 ha messo a segno un gran numero di successi musicali ben noti agli addetti ai lavori. Le collaborazioni eccellenti e le produzioni raffinate, artigianali per la cura del dettaglio, non hanno bisogno di commenti presso il pubblico di intenditori che affollava ieri sera lo spazio del Salone di Villa di Donato.

Riccardo Zappa

A metà concerto, Riccardo Zappa interrompe la sua ispirata narrazione musicale per qualche parola. I chitarristi classici, dice, hanno un repertorio così vasto da bastare quello a riempire i tempi dello spettacolo; quelli jazz tendono ad essere per natura di poche parole. Delle specie di chitarristi a cui piace associare all’esecuzione strumentale la parola, i rocker seguono, con la voce, l’istintualità e la dinamica della propria musica ma è il chitarrista acustico, per intima costituzione, che più di tutti arriverebbe a bruciarsi anche metà concerto per spiegare al pubblico storie e ispirazioni dei brani che esegue alla chitarra.

Per fortuna (o no?) Riccardo Zappa ha speso solo qualche minuto a raccontare al pubblico la genesi della sua ultima fatica, il disco “Meditativo“. Il suo nuovo album è nato in quei momenti che «sei sull’autostrada e non c’è traffico al punto che la tua mente può sdoppiarsi. Una è vigile e attenta al volante e l’altra si perde in riflessioni e progetti, che di solito sono i migliori». Il lavoro, dice, ha già ricevuto ottimi feedback, «la cosa più importante per un autore».

Per fortuna, eccezione che conferma la regola, Riccardo Zappa ci ha dedicato un’ora di recital, salvo questa pausa-aneddoto, praticamente ininterrotta. L’esibizione è stata aperta dalle sperimentazioni musicali di Brunello Canessa e degli Open Heart di Marco Gesualdi, e si è chiusa con un’improvvisata e genuina esibizione collettiva di tutti i musicisti.

Riccardo Zappa

Riccardo Zappa: un workshop sui segreti di un artista

Sarebbe stata una sfortuna, d’altro canto, poter incontrare Riccardo Zappa e non stare ad ascoltare le sue storie e i retroscena di una vita dedicata a cercare il suono migliore, lo strumento perfetto, la musica più ispirata. A sopperire era stato organizzato nel pomeriggio il workshop-seminario. Lì il musicista ha potuto dare saggio, a una raccolta famiglia di appassionati e di musicisti, del grado di profondità che ha raggiunto la sua esperienza con la dodici corde e le sue possibilità di suono.

A introdurre la chiacchierata, il Dottor Riccardo de Asmundis, ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Amico del chitarrista e ispiratore dell’intero evento, il fisico, nonché sapiente artigiano di elettronica musicale, presta, sotto il nome di Jurias Elettronica, attivo a Napoli, servizio di riparazione e costruzione di strumenti elettronici di altissima fattura.

Viaggio nella Fisica della chitarra

In occasione del seminario, Riccardo de Asmundis ha raccontato “La Chitarra, dalla Fisica all’Arte“. Con la leggerezza che un bravo divulgatore scientifico deve sempre sforzarsi di raggiungere, ha passato in rassegna le radici dei principali fenomeni acustici connessi con la produzione del suono di una chitarra: dal racconto della celebre equazione differenziale dell’oscillatore armonico, alla descrizione della legge che lega la frequenza del suono di una corda vibrante alla sua lunghezza, con digressioni nel mondo delle armoniche, che in musica diciamo armonici.

Più in concreto il fisico non ha mancato di mettere il naso nell’arte della liuteria, passando, con un po’ di algebra, a stabilire quale sia il più corretto dimensionamento della tastiera. Non ha mancato di smentire, a non voler perdonare qualche decimale in meno, la regola nota nella prassi comune dei costruttori di strumenti a corda, detta “regola del diciotto“, che stabilisce che una corda intonata un semitono più su di un’altra ne è più corta di un diciottesimo.

Qualche affondo nell’ambito delle risonanze e infine, con l’ausilio del suono della chitarra di Riccardo Zappa, qualche dimostrazione del funzionamento dei software, di sua ideazione, per l’analisi spettrale e la rappresentazione della forma d’onda del suono convertito in tensione in ingresso al suo computer.

Riccardo Zappa ha raccontato la storia travagliata della chitarra a dodici corde, strumento pregevole per la gamma di suono ma difficile da scolpire. Con essa occorre una pazienza che non molti amatori dello strumento possiedono e i rivenditori lo sanno. Pochi modelli in vetrina, qualche altro in cantina. La tensione delle corde mette a dura prova anche i migliori chitarristi: basti pensare che per questo strumento molti singoli che hanno fatto la storia sono stati scritti (come non pensare ai Pink Floyd?) ma che, nel giro di uno o due brani, solitamente il chitarrista mette da parte lo strumento per una più morbida sei corde.

Il maestro ha passato in rassegna consigli, utilissimi per chi ha a che fare con questo indomabile strumento, sull’accordatura che restituisce la tensione più adatta alla conformazione della mano. La ricchezza di suono di una chitarra acustica a dodici corde offre, anche con un semplice arpeggio, idee compositive interessantissime: «molte cose che ho scritto», dice, «non le avrei scritte con una sei corde».

Il seminario si è protratto fino a tardi: breve break – con un piccolo buffet imbastito dalla deliziosa padrona di casa – e poi i preparativi per il concerto. A fine serata, tutti hanno imparato qualcosa di nuovo sulle radici dell’acustica e su come essa viene declinata in volti sempre più complessi su uno strumento musicale. Lascia il segno la sapienza di un’artista dell’esperienza di Riccardo Zappa, che ne approfitta anche per lanciare un monito ai giovani chitarristi che si affacciano su un mondo musicale, quello contemporaneo, difficile, che non riesce più a sorprendere. Invadere i social proponendo al pubblico cover di altri autori rende temibile il confronto con il passato e non aggiunge molto altro al già detto. Va bene la tecnica ma i ragazzi non dimentichino che le persone sentono quando una musica è ispirata: «perdersi in un tema, è questo che la gente vuole».

 

Antonio Somma

 

Foto dalla pagina Facebook di Brunello Canessa

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