Lo sviluppo del cinema di propaganda tra le due guerre

Il cinema non-fiction viene utilizzato come strumento di informazione e propaganda già dalla Grande Guerra, ma con l’introduzione del sonoro – che permette di ascoltare i discorsi dei leader politici – il fenomeno si amplifica fino a creare un genere a parte: il cinema di propaganda.

Gli inizi

Un ruolo di fondamentale importanza lo ha il documentary movement inglese e John Grierson, autore di un unico film (Drifters, 1929) ma supervisore di centinaia di film tra documentari e cinegiornali.

https://www.youtube.com/watch?v=V60pwHsTRF4

Nel 1929 Grierson, grazie al successo ottenuto con Drifters riesce a fondare la Film Unit dell’Empire Marketing Board: un’agenzia governativa che si occupa di promuovere il commercio tra le varie parti dell’Impero britannico. Il compito della Film Unit è quello di realizzare film educativi e pubblicitari, interessandosi a questioni sociali per lo più ignorate dal cinema dell’epoca.

I cineasti britannici possono essere accostati a Vertov per l’impostazione militante (pur non avendo connotazioni marxiste) e per l’attenzione ai problemi della civiltà industriale, tuttavia, rifiutano la sperimentazione del regista sovietico e sul piano stilistico il documentary movement è più vicino a Flaherty.

Ciò a cui viene prestata attenzione è la vita delle masse lavoratrici.

Lo sviluppo del cinema di propaganda tra le due guerre

Nel periodo tra le due guerre mondiali il documentario viene utilizzato soprattutto da partiti e movimenti politici. Uno dei film più famosi degli anni Trenta appartenente a questo filone è Terra di Spagna, diretto dall’olandese Joris Ivens nel 1937. Terra di Spagna è un film militante in favore della causa repubblicana nella guerra civile spagnola con un commento scritto e letto da Ernest Hemingway.

Sul fronte opposto si ritrova invece Triumph des Willens, di Riefenstahl, nel quale si documenta un congresso del Partito nazista attraverso una moltiplicazione dei punti di vista che ricorda il modello di Vertov e di Ruttmann (il quale, comunque, partecipa alla sua realizzazione) e si esaltano le perfette geometrie delle parate naziste per arrivare a disegnare un perfetto flusso visivo e dinamico.

La Riefenstahl proseguirà poi sempre su questa direzione anche nel film successivo, Olympia (1939), che è dedicato alle olimpiadi di Berlino del 1936. In questo film fonde gusto neoclassico (colta nella bellezza degli atleti) e lo sperimentalismo delle avanguardie: nella sequenza dei tuffi, ad esempio, attraverso il montaggio la gara appare come una sorta di balletto astratto.

https://youtu.be/W34McNixF_M?t=4465

L’uso del documentario come strumento di propaganda ha il suo picco massimo durante la Seconda Guerra Mondiale, quando tutti i paesi entrati in guerra fanno ricordo al non-fiction per mobilitare il fronte interno e motivare le truppe.

Una delle opere più famose è Why We Fight (Perché combattiamo, 1942-1945), che è un lungo documentario in sette puntate di un’ora ciascuna supervisionato da Frank Capra. Why We Fight è prodotto dall’esercito americano per spiegare ai cittadini in uniforme la natura del conflitto a cui il governo chiedeva di partecipare attivamente.

cinema di propaganda

Capra fa tesoro della lezione della Riefenstahl ma, avendo alle spalle una lunga tradizione democratica americana, lascia da parte le suggestioni emotive per dare spazio all’argomentazione razionale per convincere il pubblico.

Se del cinema di propaganda fascista si è già discusso in uno degli articoli precedenti, uno dei prossimi dovrà certamente porre l’accento sul cinema del Terzo Reich di cui la Riefenstahl è sicuramente una delle più grandi esponenti.

Ciò a cui ora bisogna prestare attenzione è l’utilizzo massiccio del non-fiction come strumento di propaganda dei militanti dell’ISIS: non non si può infatti negare l’attenzione rivolta al montaggio e alla qualità grafica dei video e dei filmati di propaganda, si fa chiaramente uso a più di una m.d.p. e sicuramente gli autori dei filmati hanno dimestichezza linguistica e operativa (non manca una certa influenza e attenzione rivolta al mondo dei videogiochi).

Cira Pinto

 

Bibliografia:

P. Bertetto, Introduzione alla storia del cinema.

G. P. Brunetta, Intellettuali, cinema e propaganda tra le due guerre.