La storiografia romana di Tacito: tragica o pragmatica?

Tacito è stato uno dei più grandi autori della storiografia romana. Ma fino a che punto può essere ritenuto attendibile? Quali erano le sue fonti?

Tacito è sempre più apprezzato dalla critica per la sua attenzione alle fonti e per la ricerca del vero che contraddistingue la sua storiografia. Non sempre, però, ha ricoperto questo ruolo all’interno della storiografia romana. Per molto tempo, infatti, lo storico romano è stato considerato come un poeta della storia: uno storico che all’indagine scrupolosa univa il gusto per il drammatico, quando non per il tragico. Lo stesso Francesco Arnaldi, insieme ad altri studiosi, condivideva questo giudizio. Tuttavia la critica più recente ha molto sviluppato gli studi su Tacito, attenuando molto – se non rovesciandolo del tutto – questo giudizio in parte negativo.

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Publio Cornelio Tacito

Tacito e le sue fonti

Si è molto discusso anche sulla veridicità dei discorsi diretti riportati da Tacito nelle sue opere, oggi però si è dimostrato (anche tramite ritrovamenti archeologici) che lo storico romano è sostanzialmente attendibile anche su questo aspetto. Anche una studiosa del calibro di Margherita Guarducci considerava Tacito come una fonte attendibile della storia romana. Nel suo Pietro ritrovato (Mondadori, 1969), si chiede:

Ma si può veramente fidarsi della cronologia di Tacito? Sì: tutti gli studiosi sono concordi nell’affermare che, almeno per quanto riguarda gli avvenimenti di Roma, Tacito è sempre attendibile (p. 27).

Guarducci ricordava infatti che lo storico aveva a sua disposizione gli Atti del senato e gli Acta diurna (i giornali dell’epoca). Quindi, già a ridosso degli anni Settanta, i resoconti di Tacito erano ritenuti attendibili almeno per gli eventi dell’Urbe. Da allora, però, la critica ha riscontrato una attendibilità ancora maggiore.

Storiografia dei senatori e storiografia dei letterati

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Tito Livio

Nello studio della storiografia romana, si usano spesso queste due categorie. Un importante contributo è stato quello di Ronald Syme che, nel saggio Livy and Augustus, distingue per l’appunto due filoni storiografici: quello dei senatori e quello dei letterati.

Il primo coincide spesso con quello definito “filone pragmatico” e il secondo con quello detto “filone drammatico” (o tragico).

Una trattazione più completa si trova invece nel saggio Storiografia di senatori e storiografia di letterati in Aspetti del pensiero storico latino (Einaudi). In questo saggio Antonio La Penna accetta le due categorie ma le attenua perchè Syme, isolando il filone “aureo” dei senatori, svalutava troppo i letterati come «uomini inetti a creare storia».

Tacito e la storiografia romana

Quindi è vero che Tacito, come tutti gli storici latini, interpreta l’opera storica come un’opera d’arte e per questo tende a drammatizzare con un impianto tragico e col gusto per la ritrattistica (con un particolare interesse anche per l’aspetto psicologico). Le sue opere presentano però delle caratteristiche che lo differenziano troppo dal resto della storiografia romana. Infatti la differenza tra Tacito (che aveva per modello Sallustio e Tucidide) e Tito Livio è sufficiente a collocarli in categorie storiografiche diverse.

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Tucidide

I modelli greci

Anche gli antichi sembravano essere consapevoli dell’esistenza dei due filoni. È illuminante un passo delle Istitutiones di Quintiliano:

Ma la storia non potrebbe cedere davanti ai Greci. Non avrei paura di contrapporre Sallustio a Tucidide, Erodoto non si indignerebbe se gli venisse accostato Tito Livio… (Istitutiones  Liber X – CI)

Con questo passo, Quintiliano voleva indicare la raggiunta parità della storiografia romana con quella greca, individuando in Sallustio il Tucidide “latino” e in Livio il rispettivo Erodoto. L’accostamento non è casuale e indica proprio la differenza fra il filone pragmatico (fondato da Tucidide) e quello drammatico (fondato da Erodoto).

La razionalità del filone pragmatico

Per rendere l’idea basta fare qualche esempio. Erodoto, descrivendo la Sicilia, riporta la tradizione che la voleva anticamente abitata dai giganti (anche se, allo stesso tempo, lo storico invita il lettore a credere ciò che vuole). Argomenti di questo genere difficilmente si trovano in Tucidide, e quindi anche in Sallustio e in Tacito. Infatti Livio, il campione latino del filone drammatico, ha una metodologia molto simile a quella di Erodoto, con una forte presenza di leggende e storie fantastiche.

Un’altra differenza significativa è che Tacito e Sallustio danno un’interpretazione razionale dei fatti e, non limitandosi alla semplice narrazione annalistica e cronologica, si interrogano sulla ratio: il motivo che si cela dietro gli avvenimenti. Mentre Livio, pur restando una fonte importante, sembra essere più interessato al diletto che alla ricerca incondizionata del vero.

Ettore Barra