Lo chiamavano Jeeg Robot: finalmente un supereroe coatto

Uscire dal cinema provoca sempre una diversa emozione: a volte è delusione, altre confusione ed altre ancora è pura esaltazione come accade dopo aver visto Lo chiamavano Jeeg Robot, primo lungometraggio di Gabriele Mainetti, uscito nelle sale cinematografiche lo scorso 25 febbraio.

Il film è stata una coraggiosissima ed intelligentissima autoproduzione del regista e questo la dice davvero lunga sul panorama cinematografico italiano e sugli interessi dello stesso pubblico.

Innanzitutto è un film per tutti, anche per chi non ama e non legge fumetti, a patto che “tutti” accettino di andare oltre l’ironia, oltre la semplice apparenza e si chiedano “perché?” ( un po’ come in tutte le cose di qualità della vita).

Lo chiamavano Jeeg robot elmetto

Lo chiamavano Jeeg Robot: mille sfaccettature di realtà

Finalmente nel panorama cinematografico italiano si può scorgere un film davvero intelligente, attuale e ben concepito che adotta come cuore pulsante la realtà più quotidiana e spicciola, e da sempre è risaputo che adottare la realtà come ganglio nevralgico di una storia è sempre una scelta difficile perché può facilmente scivolare nella banalità.

Questo non è successo a Lo chiamavano Jeeg Robot, perché ogni elemento è saldamente collegato ad un altro, nulla è lasciato al caso, nessun particolare ha un valore aleatorio, tutto è perfettamente concatenato, giustificato e pensato: ad ogni perché una risposta.

Perchè Jeeg Robot, perché scomodare il capolavoro del grande Go Nagai? Il legame tra il film ed il capolavoro dell’animazione giapponese si evince da più elementi: dalla trasformazione del supereroe, alle vicissitudini, tristi, coraggiose, difficili che accomunano i personaggi.

Ecco perché Alessia (Ilenia Pastorelli) stringe sempre tra le braccia il suo DVD player, ecco perché è ossessionata da quel cartone animato e perché riempie le pareti di casa con i disegni di Hiroshi Shiba.

Lo chiamavano Jeeg robot Alessia e Enzo

Come ogni film anche Lo chiamavano Jeeg Robot ha un proprio contesto che però a differenza di molti altri film, è ben pensato e, soprattutto, la nuda e cruda realtà si riversa in tutti gli aspetti del film: costumi, luoghi, lingua, caratterizzazione dei personaggi e lo splatter, per qualcuno esagerato per altri più che giusto.

Il protagonista infatti è Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) un romano, romanissimo fin dentro al midollo: coatto, rozzo, disinteressato, residente solitario della case popolare, cresciuto a Tor Bella Monaca che vive di espedienti e lavoretti illegali.

Il nostro supereroe non arriva da un altro pianeta, non può disporre di sofisticate apparecchiature ma è un supereroe accidentale che durante un inseguimento mentre tenta di nascondersi dalla polizia scivola inavvertitamente in un bidone di liquame non identificato che giace nel Tevere e inizia la sua trasformazione (il suo status sociale e la trasformazione ricordano molto il personaggio di Joker).

Il nostro Jeeg è uno qualsiasi, anzi quello che si considererebbe uno scarto della società, uno dall’animo incrostato di sporco che appena si rende conto di possedere una super forza decide di portarsi un bancomat, per intero, a casa ed assaltare un portavalori da solo con la più totale disinvoltura.

La vicenda del portavalori lo collegherà ancor di più a lo Zingaro e alla sua banda.
Lo zingaro (Luca Marinelli) è l’antagonista, il vero cattivo che però fin ora non può essere considerato peggiore del nostro supereroe, solo più appariscente, dannatamente legato alle apparenze ed ossessionato dalla voglia di emergere, di fare il salto di qualità, di arrivare lontano nella malavita ed occupare i posti più alti.

Lo chiamavano Jeeg robot lo zingaro

Però questo antagonista non è un cattivo senza ombre, non è velluto nero ma un personaggio ricco di sfaccettature, un personaggio che come diamante al sole riflette più ombre e sfumature di colore. È un insicuro, fermo al magistrale successo delle più grandi autrici degli anni 80, contraddistinto da un modo singolare di vestire. Dunque un personaggio tutt’altro che piatto, a tratti infantile e fortemente ostinato.

In una Roma vittima di varie esplosioni che sembra essere abbracciata lentamente dalla paura e dal degrado, tra supereroi casuali e cattivi apparenti la vera chiave di volta è AlessiaSensuale, ingenua, istintiva, Alessia alterna momenti di instabilità mentale a momenti di equilibrio incarnando così la lucida follia tipica dell’infantilità che la contraddistingue.

Lei è l’unica con la sua sottigliezza d’animo e con la sua sensibilità ad essere in grado di vedere in Enzo l’eroe dei suoi sogni. Con ostinazione, senza mai arrendersi Alessia continuerà a ribadire che se Enzo ha quei poteri è perché ha una missione, lo sprona ad uscire dal suo stato di apatia (frutto della più crudele vita) a decidersi di salvare “la gente” perché ” se arriva il giorno delle tenebre succede ‘n macello”.

La coppia che si verrà a creare è singolare, originale, non si parla del giovane supereroe e della donna intraprendente o indifesa ma di tutt’altro.

Lo chiamavano Jeeg robot Alessia ed Enzo

La caratterizzazione dei personaggi è davvero particolare: alla comune triade “buono, cattivo e bella” si contrappone l’unione di queste tre essenze affiancate a tante sfumature, caratteristiche e fragilità tipiche di tutte le persone, di quelle comuni.

Proprio questi aspetti fanno degli attori dei maestri dell’interpretazione: il modo di gesticolare, parlare (aspetto complicato vista l’adozione di una lingua dal registro basso e fortemente regionalizzata) e rendere le emozioni appare del tutto naturale tanto da commuovere lo spettatore in alcune scene.

Lo splatter non è affatto esagerato, giusto e cucito a pennello tra le varie scene, dona originalità al film, così come gli effetti speciali ed anche il modo di intrecciare le varie vicende all’interno della storia. Così come lo sono i luoghi scelti, ancora una volta specchio della romanità e della realtà presa in oggetto.

http://https://www.youtube.com/watch?v=Be6XazaaNjs 

Un film consigliato davvero a tutti, a chiunque abbia voglia di vedere da lontano, per due ore, la realtà del proprio paese, a chiunque sappia cogliere perché il nostro supereroe è proprio Enzo, a chiunque sappia cogliere la vera natura di Alessia.

Corinne Cocca

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