L’amico ritrovato di Uhlman: l’amicizia ai tempi della shoah

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L’amico ritrovato: la trama

Nella Germania degli anni Trenta, Hans Schwarz e Konradine von Hohenfels si rendono protagonisti di una vicenda singolare ed appassionante. Hans è un ragazzino sedicenne di Stoccarda; la sua famiglia ha origini ebree e il giovane protagonista la descrive come tollerante, amichevole e borghese.
Konradine, invece, vive una situazione diametralmente opposta; la sua famiglia non è ebrea ed è tutt’altro che tollerante. I due giovani si incontreranno per le prima volta nel Febbraio del 1932 quando Konradine varcherà la soglia della classe frequentata da Hans. Hans è attratto dal nuovo arrivato, non sa spiegarsene il motivo, ma sente il bisogno di conoscerlo. Konradine è invece riluttante e mantiene le distanze evitando di avvicinarsi agli altri membri della classe, nonché ad Hans stesso; il suo atteggiamento è reduce da una profonda idea di superiorità inculcatagli dai genitori di stirpe nobiliare.

Il nuovo arrivato incute timore, le sue origini lasciano che aleggi intorno alla sua figura un alone di mistero e ossequio; tutti ammirano la sua classe e raffinatezza, ma solo Hans guarda oltre i gesti e gli abiti nobili e legge qualcosa di più profondo nei suoi occhi. Per queste ragioni, fa di tutto per attirare l’attenzione dello stimato compagno di classe e forse ci riesce quando con orgoglio esibisce la sua collezione di monetine. Pur essendo stata conquistata dalla tenacia di Hans, l’anima di Konradine in un primo momento si ammanta di reticenza ma poi, un pomeriggio, il giovane decide di proferir parola iniziando così una splendida amicizia con Hans. Entrambi vivono il nuovo sentimento con gioia, Hans è felice di presentare Konradine alla sua famiglia, mentre Konradine in presenza dei genitori finge di non conoscere quello che ormai è il suo migliore amico. Il rapporto tra i due si incrina, e non aiuta di certo la presa del potere da parte di Hitler nel 1933, col conseguente radicarsi dell’ideologia antisemita. Hans è vittima di scherno e maltrattamenti da parte di compagni di classe e insegnanti. Prendendo coscienza dell’imminente pericolo, la famiglia Schwarz decide di allontanare il giovane Hans dalla Germania mettendo così del tutto fine all’amicizia tra i due. Sembrerebbe finita, ma i dolori che il giovane Hans dovrà affrontare sono ancora molti e struggenti; in seguito alla sua partenza per gli Stati Uniti, i genitori decideranno di togliersi la vita e di Konradine non avrà più notizie, sino a quando, anni dopo, riceverà un opuscolo del vecchio liceo che lo invita a stanziare una donazione per i caduti del secondo conflitto mondiale. Quando coraggiosamente affronta la lista dei caduti, non può fare a meno di versare una lacrima leggendovi il nome di Konradine.

L’Amicizia

Sembra impossibile che il concetto di amicizia possa in qualche modo avvicinare quello di Shoah. Eppure, Fred Uhlman ci è riuscito. Con il suo romanzo Uhlman ha permesso a milioni di lettori di entrare nella Germania nazista senza timore né rabbia, di immagazzinare emozioni contrastanti e di vivere un aspetto tutto nuovo e disarmante del dolore. L’amicizia di Hans e Konradine è la luce che squarcia il buio, è la voce della spensieratezza degli anni adolescenziali che talvolta si concede momenti di profonda riflessione affrontando tematiche dure come la morte.

“I giovani tra i sedici e i diciotto anni uniscono in sé un’innocenza soffusa di ingenuità, una radiosa purezza di corpo e di spirito e il bisogno appassionato di una devozione totale e disinteressata. Si tratta di una fase di breve durata che, tuttavia, per la sua stessa intensità e unicità, costituisce una delle esperienze più preziose della vita. “

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immagine che rappresenta l’amicizia

I due giovani sono entrambi figli unici e la loro amicizia sembra sopperire alla mancanza di fratelli a cui fare riferimento. Ciò lo si evince dalle parole di Hans:

“Ho esitato un po’ prima di scrivere che “avrei dato volentieri la vita per un amico”, ma anche ora, a trent’anni di distanza, sono convinto che non si trattasse di un’esagerazione e che non solo sarei stato pronto a morire per un amico, ma l’avrei fatto quasi con gioia. Così come davo per scontato che Dulce et decorum pro Germania mori, non avevo dubbi sul fatto che morire pro amico sarebbe stato lo stesso.

A dimostrare che si tratti di un sentimento lontano dal tempo e dallo spazio, sono le lacrime di Hans quando a distanza di trent’anni riceve l’opuscolo della sua vecchia scuola. Hans scruta nella propria anima e la paura che possa scorgere il nome di Konradine prende il sopravvento su tutto. Se la loro amicizia sembra essere sepolta sotto un mare di macerie e incomprensioni, è ancora latente e viva nel cuore del protagonista. In un racconto di novantasei pagine Uhlman affronta molteplici tematiche come l’antisemitismo, gli orrori della guerra e l’amicizia. Quest’ultima potrebbe dunque apparire inadeguata al contesto in cui nasce e cresce, ma è in realtà il fulcro dell’opera e si inserisce perfettamente tra le tematiche spigolose e angoscianti che accompagnano il periodo nazista.

La trilogia

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immagine che rappresenta il filo spinato presente nei campi di concentramento

‎“L’amico ritrovato” fa parte di una trilogia, gli altri due testi che la compongono sono “ Un’anima non vile” e “Niente resurrezioni, per favore”. “Un’anima non vile” offre un diverso punto di vista, ossia quello di Konradine che in realtà non avrà mai dimenticato Hans, anzi, avrà pensato a lui costantemente e gli avrà anche dedicato alcune righe che comunque Hans non avrebbe mai ricevuto.

Il terzo racconto narra la vicenda di Simon Elsas, ebreo fuggito negli Stati Uniti che rientra a Stoccarda a seguito del secondo conflitto mondiale e non fa che inorridire di fronte alla brutalità dell’animo umano. Sembra che la sua Stoccarda sia stata divorata da un conflitto di cui non è rimasto nient’altro che dolore. Una trilogia straziante che cattura il lettore e lo imprigiona tra le pagine facendo sì che almeno un pezzo di cuore rimanga tra i ricordi di Hans, le paure di Konradine e lo sgomento di Simon.

Viviana Gaudino