Sibilla Cumana: la leggenda dell’oracolo di Cuma

Tra le rovine di una delle più antiche colonie greche dell’Italia meridionale, a circa venti chilometri dalla città di Napoli, si trovano i resti di Cuma, città italica che giunse a dominare la più fertile e abitata località della pianura campana. Nel lontano VIII secolo a. C., i Greci si stabilirono a nord del golfo della città della sirena, attirati dall’incantevole paesaggio e dalla natura suggestiva di un luogo di origine vulcanica, i Campi Flegrei. Fu così deciso di costruire l’Acropoli e il Tempio di Giove, luoghi funzionali per le attività della comunità. Le rovine rimaste appartengono a un edificio del V secolo a.C., ricostruito sotto Augusto  e adibito poi un millennio dopo a diventare una chiesa di rito cristiano. A questo luogo incantevole appartiene una delle leggende più affascinanti della mitologia greco-romana, quella della Sibilla Cumana.

La Sibilla Cumana

La Sibilla Cumana era la profetessa dell più celebre oracolo dell’antichità e veniva consultato da chi era in cerca di consigli o di predizioni per il futuro. Per accedere al luogo mistico, in cui si narra risiedesse la Sibilla Cumana, si attraversa un lungo corridoio, passando per una galleria scarsamente illuminata, e si raggiunge un vestibolo, considerato come anticamera all’oracolo.
Sibilla cumana
La Sibilla Cumana

Si racconta che l’impalpabile figura indistinta della sacerdotessa dovesse generare inquietudine e timore nell’animo dei più coraggiosi. Gli oracoli della Sibilla Cumana erano raccolti in libri di profezie che la sacerdotessa volle offrire in cambio di un compenso all’ultimo dei sette re di Roma, Tarquinio il Superbo.

Si racconta che:

“Al suo rifiuto, la profetessa ne bruciò tre e tornò a proporgli i rimanenti sei, domandandogli ìa stessa somma. Di nuovo il re respinse l’offerta, e la Sibilla ne distrusse altri tre. Quand’ella tornò a presentargli gli ultimi rimasti, Tarquinio si arrese e li acquistò. I famosi Libri Sibillini erano conservati nel Tempio Capitolino a Roma e consultati dal Senato durante le emergenze. Bruciarono insieme al Tempio nell’83 a.C.”

Gli oracoli antichi

La donna in grado di predire il futuro è una figura mitologica che compare in tantissime tradizioni e culture variegate. Alcune antichissime popolazioni dell’Asia occidentale si tramandavano, da generazioni, sotto forma di versi ed iscrizioni i responsi degli oracoli di profetesse conosciute come Sibilai. Per molti secoli i popoli del mondo antico ignoravano il significato della parola ‘sibilla’, sebbene la leggenda tramandi che con questo nome venisse chiamata un’indovina di Marpessus, nei pressi di Troia, celebre tra i Greci per aver espresso i suoi oracoli sotto forma di indovinelli scritti sulle foglie delle piante.

Sibilla cumana
Apollo e la Sibilla

Nel mondo greco-romano, attraverso le diverse leggende, la tradizione delle Sibille finì per indicare le sacerdotesse e le profetesse del mondo antico, e in modo particolare a Cuma. Non si sa con certezza storica se nella cittadina flegrea si vissuta una persona con capacità profetiche, nonostante la sua tomba e il luogo del culto al tempo dei romani venisse mostrata a chi visitava il Tempio di Apollo, ma di sicuro la sua figura era legata ed associata al culto di Apollo, dio delle profezie.

La storia della profetessa Sibilla, originaria della civiltà orientale, narra che il dio della poesia le offrì di realizzare ogni suo desiderio in cambio del suo amore: la donna chiese di vivere per moltissimi anni, come il numero dei granelli di una manciata di polvere. Visse per mille anni ma non chiese l’eterna giovinezza, così invecchiò e si rimpicciolì tanto da poter essere chiusa in una bottiglia, appesa a Cuma.

L’antro della Sibilla Cumana e l’ingresso negli Inferi

Sibilla cumana
L’antro della Sibilla

Il Culto di Apollo era legato anche al culto dei morti e del mondo degli Inferi. Come racconta Virgilio nel VI libro dell’Eneide, la Sibilla si mostra come guida nell’Ade per condurre l’eroe troiano a consultare il suo oracolo, un “antro oscuro” situato proprio il Tempio di Apollo. Prima di condurlo nel mondo degli Inferi attraverso l’entrata del Lago Averno, la sacerdotessa lo invoglia a trovare il Ramo d’Oro per poter attraversare l’Ade. Il misterioso lago, distante soli 4 km da Pozzuoli, è circondato da foreste ma continua a conservare la sacralità e il mistero della leggenda.

La grotta della Sibilla, scoperta nel 1932 da un gruppo si archeologi, è collocata sull’Acropoli di Cuma. Si percorre una galleria lunga 107 m, con 12 brevi passaggi laterali che si aprono sul fianco della collina attraversata. La galleria centrale fa da ingresso ad un vestibolo in cui sono stati trovati sedili scavati nella roccia e una camera interna. Lungo il corridoio che porta all’Antro della Sibilla sono collocati dei pozzi che permettono alla luce di entrare ed uscire dalla galleria e questo gioco di luci ed ombre faceva sì che chiunque provenisse dall’interno per condurre i nuovi arrivati al tempio apparisse e scomparisse.

Sibilla cumana
La galleria della Sibilla

Le aperture luminose o i fori nella roccia potevano produrre quell’ ‘effetto speciale’ descritto da Virgilio: ‘L’immenso fianco della rupe euboica s’apre in un antro: vi conducono cento ampi passaggi, cento porte; di lì erompono altrettante voci, i responsi della Sibilla’. La grotta della Sibilla coincide con la grotta di Virgilio? Il tempio della Sibilla Cumana fu venerato in tutto il mondo greco a partire dal VI secolo a.C., ma gran parte dei resti oggi ritrovati risalgono ad un periodo più recente.

Gli archeologici ritengono indispensabili altre ed ulteriori ricerche accurate per stabilire con certezza se la grotta fosse adempiuta per usi e culti sacro-religiosi ma secondo l’opinione comune e popolare diventa suggestiva l’immagine degli eroi troiani percorrere il corridoio misterioso per giungere lì dove la Sibilla Cumana prediceva, nel sul antro oscuro, nefasti e orrendi oracoli avvolti nell’ignoto del futuro.

Valentina Labattaglia

  • http://mariapace2010.blogspot.it/2012/07/la-sibilla-cumana.html