I Kinks, la stramba band inglese degli anni ’60

Enfants terribles della cosiddetta British Invasion (suonano in epoca Beatles, Rolling Stones e Who, per citarne solo alcuni), i Kinks sono una band incredibilmente prolifica e longeva: contano circa una trentina di dischi, nonostante che, almeno nel periodo iniziale, molti brani siano stati pubblicati su 45 giri e raccolti soltanto in un secondo momento. I Kinks si affacciano sulla scena musicale come un elemento di divertente e divertita provocazione e innovazione, e ce lo sbattono in faccia già dal nome. Esso deriva da un termine inglese che ha un’accezione tendenzialmente negativa: kinky, infatti, indica una persona eccentrica nel modo di essere e di apparire. Ray Davies, frontman del gruppo, sarà inoltre ricordato e apprezzato per la sua abilità di paroliere e compositore.

Kinks

Kinks: Gli inizi

Il gruppo si forma nel 1962 a Londra intorno ai fratelli Ray e Dave Davies (vi ricorda qualcosa, un gruppo il cui nucleo sono due fratelli inglesi?). Il loro stile è tipico di quello che negli anni ’90 sarà definito  brit pop (suono pulito, canzoni d’amore e riff di chitarra accattivanti), integrato però da quello che può essere considerato l’antesignano dell’hard rock. Così è per il singolo You Really Got Me, brano che porta la band al successo e che ha un suono potente e aggressivo, grazie al little green lamp, l’amplificatore Emplico di Dave Davies, che egli decide di bucare per ottenere il suono che cercava. Viene così registrato e pubblicato il primo album, Kinks (1964), che contiene altri famosissimi singoli.

Iniziano così i primi tour e i Kinks diventano famosi per le loro performance selvagge, che costano loro il divieto di esibirsi negli Stati Uniti.

Sarà con il terzo disco, The Kink Controversy, che lo stile della band si fa più sofisticato, grazie anche alla presenza di Nicky Hopkins (un uomo che collaborerà anche con Jefferson Airplane e Who) alle tastiere.

Inizia così il periodo più brillante dei Kinks, che si apre con il singolo Sunny Afternoon che, ironizzando sulla mentalità della pigra classe borghese inglese, scalzerà i Beatles dalle classifiche; esso sarà in seguito inserito nell’LP Face to Face (1966).

I due concept album dei Kinks

Sono però i due concept album, The Kinks Are the Village Green Preservation Society e Arthur (or The Decline and Fall of the British Empire) ad essere oggi considerati i veri capolavori dei Kinks, nonostante abbiano ricevuto scarso apprezzamento dal pubblico del tempo. Il primo ruota intorno alle storie degli abitanti di un villaggio di campagna e alla nostalgia per i valori semplici della vita rurale, contemporaneamente burlandosi dei valori della moderna Inghilterra. All’interno dello stesso disco si alternano leggerezza pop (come la nostalgica Do You Remember Walter, beatlesiana che più non si può) e suoni più potenti e sporchi; in Village Green troviamo perfino un clavicembalo.

Il secondo invece si sviluppa intorno al protagonista Arthur, ispirato al cognato dei Davies, che emigra in Australia. Attraverso la sua storia, viene fatto un ritratto della situazione dell’ impero britannico e della cultura inglese, tra vizi e virtù, perbenismo e omologazione (Brainwashed).

Periodo teatrale, successo commerciale e declino

 Con l’avvento degli anni ’70, inizia il loro cosiddetto “periodo teatrale”. La band compone  Preservation: Act 1 (1973) e Preservation: Act 2 (1974), che ruotano intorno alla figura del capitalista Mr Flash, interpretato da Ray Davies stesso sul palco, che distruggerà il mondo arcadico di Village Green. Questi due lavori sembrano vere e proprie colonne sonore di musical e hanno una forte dimensione corale; in Act 2, inoltre, vi sono frammenti di parlato, pensati per la dimensione teatrale del disco. Da ascoltare Money and Corruption e Introduction to Solution.

Kinks
Mr. Flash

Il ritorno al successo più squisitamente commerciale si ha alla fine degli anni ’70, grazie anche alle cover di loro canzoni realizzate da gruppi come The Jam. I lavori successivi, come One for the Road (1980) riscontrano un certo successo tra il pubblico e Ray Davies si dedica anche al film Ritorno a Waterloo (in cui recita Tim Roth).

Il successo continua fino alla metà degli anni ’80, quando i Kinks perdono mordente sugli ascoltatori e vengono per due volte abbandonati dalla propria casa discografica. Il gruppo fa un ultimo tentativo pubblicando l’album  dal vivo To the Bone (1994), con la loro etichetta privata Konk. Data l’incredibile freddezza con cui questo viene accolto, i quattro si vedono costretti a sciogliersi nel 1996, segnando la fine di una voce storica nel panorama musicale mondiale.

Gaia Giaccone