Dracula, la tomba è a Napoli: realtà o finzione?

Parlare della figura di Dracula genera spesso una preoccupante incapacità di delineare in maniera netta il confine tra realtà e finzione. Nell’immaginario collettivo Dracula è il famoso vampiro che nelle fredde e nebbiose notti di luna piena, si aggirava nella misteriosa terra della Transilvania, dove le leggende viaggiavano veloci nel vento, fino ad assumere le sembianze di prove provate. L’immortale Conte di Stoker dai “denti bianchi e stranamente aguzzi” che sporgevano da una bocca “quasi crudele”, padrone della notte e del destino delle vergini fanciulle, ha probabilmente contribuito ad obliare lo spessore storico di questo personaggio.

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Bela Lugosi in “Dracula”, 1931

Chi è Dracula?

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Vlad III di Valacchia

I primi cenni storici su Dracula risalgono al 1463, quando cominciò a circolare una Storia del Voivoda Dracula (Geschichte Dracole Waide), ad opera di Mattia Corvino re d’Ungheria. Protagonista è Vlad III di Valacchia, figlio di Vlad II, detto “Dracul”. Sull’etimologia di questo soprannome si conoscono due interpretazioni: la prima traduce “Dracul” con “diavolo”; la seconda fa derivare l’epiteto dalla parola “drago”, dato che l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo insignì Vlad II dell’ordine del Drago, nel 1431.

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Il Blasone di Valacchia

Il Drago divenne l’insegna ufficiale del regno di Vlad II, tanto che fece coniare le monete con questa immagine: un dragone prostrato con le ali distese, pendente da una croce, con la coda arricciata intorno alla testa e con il corpo diviso in due. Vlad III ereditò dal padre il soprannome “Draculea”, appunto “figlio del diavolo”.

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Vlad Tepes banchetta tra gli impalati in una xilografia tedesca del XV Sec.

Tuttavia, Dracula fu ai suoi tempi meglio conosciuto con l’appellativo di Tepes, ovvero l’Impalatore. Un personaggio sinistro e sanguinario, che prediligeva l’impalamento come metodo preferito per procurare la morte. Una stampa della metà del XV secolo raffigura Vlad III che banchetta in mezzo ad una cerchia di impalati.

Di certo, la crudeltà di Vlad Tepes intensificò la diffusione di leggende del folklore locale: si racconta della mania di Dracula di impalare giovani vergini per conservare il loro sangue in ampolle confuse con boccali di vino, che venivano poi servite ai suoi ospiti inconsapevolmente.

Nonostante le atrocità commesse, la figura di Dracula subì una sorta di riscatto, tanto che, nel 1804, parallelamente alle lotte per l’indipendenza delle popolazioni romene contro turchi ed austriaci, divenne il simbolo di una nazione, per le sue doti di guerriero e per le gesta compiute in difesa della sua terra contro i Turchi.

La trasformazione in vampiro

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Bela Lugosi, il Dracula di Broadway

La realtà storica di Dracula si mescola e si confonde con il mito nel momento in cui si fa riferimento alla sua morte. Secondo i cronisti del tempo, Vlad venne assassinato sul campo di battaglia a tradimento da alcuni cavalieri del suo seguito, o forse cadde in un’imboscata. Dubbia è anche la data della sua morte, che la maggior parte delle fonti collocano nel Dicembre 1476.

Si racconta che la testa di Vlad venne recisa dal corpo e portata a Costantinopoli come trofeo di guerra, e che Maometto II la espose a Istanbul, conficcata su di un palo, perché tutti potessero ammirarla. L’antica superstizione vuole che il cadavere sospetto di vampirismo venisse decapitato, con lo scopo di spezzare la maledizione. La decapitazione avrebbe impedito a Dracula di levarsi dal suo sepolcro e di girare su questa terra, tra i viventi, a mietere vittime innocenti.

Dov’è il corpo?

E qui il mistero si infittisce. Sulla collocazione e l’identificazione del cadavere di Vlad III di Valacchia si è aperto un dibattito che ancora oggi conduce a numerose ipotesi.

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Il Monastero di Snagov
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La “Tomba di Dracula”

Nel corso del XIX secolo, alcuni storici romeni vollero sostenere, senza prove accertate, che Dracula fosse stato sepolto nel Monastero di Snagov, posto su un’isola circondata da un lago, a circa cinquanta chilometri da Bucarest.

Secondo la leggenda, Vlad Tepes ha fondato il Monastero e, per questo, è qui che è stato sepolto. Gli scavi archeologici del 1932-1933 hanno dimostrato che sotto la lapide, ritenuta la Tomba di Dracula, ci sono solo ossa di animali.

L’archeologo Rosetti dichiarò al riguardo: “Sotto la lastra di pietra attribuita a Dracula non c’era nessuna tomba. Solo molte ossa e mascelle di cavalli”. Rosetti e il collega Florescu, incuriositi, continuarono gli scavi nella chiesa, scoprendo una seconda tomba vicino all’ingresso principale: all’interno una bara nella quale giaceva un corpo maschile vestito con un abito occidentale di velluto rosso; tra gli oggetti rinvenuti un anello con un turchese, sul quale era scolpita una creatura, forse un drago. Ciò bastò agli archeologi per convincersi di aver scoperto il corpo di Dracula.

L’unico problema era che Vlad III aveva ancora la testa! Tuttavia, il mito ha preso il sopravvento sulla verità storica: in una intervista del 2004 il priore di Snagov indica la tomba, che Rosetti dichiarò contenente resti animali, il vero sepolcro di Dracula e che la testa, comprata dalla Chiesa Ortodossa, riposerebbe accanto al corpo sotto la lapide.

La scoperta

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Napoli, Chiostro maggiore di Santa Maria la Nova

Ma tutto questo cosa ha a che fare con Napoli? Ebbene, nel giugno del 2014 su Il Mattino di Napoli compare una notizia, in stile Voyager, che ha sollevato un polverone mediatico: “Campania, la scoperta. «Dracula è sepolto a Napoli. Sappiamo dov’è la tomba»”.

Pare che l’indubbia collocazione del sepolcro di Vlad Tepes abbia convinto alcuni ricercatori dell’Università di Tallin (Estonia) di averlo trovato nell’esoterica città partenopea. Perché cotanta certezza? Ad attirare l’attenzione la foto di una lapide scattata da una studentessa napoletana nel chiostro della Chiesa di Santa Maria la Nova.

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Sepolcro di Matteo Ferrillo

Il marmo in questione, che appartiene alla tomba di Matteo Ferrillo, presenterebbe tutti i “segni” a sostegno di tale tesi. Glinni, membro della cerchia dei convinti, spiega al giornalista Paolo Barbuto la sua convinzione:

“Guardate i bassorilievi, la rappresentazione è lampante. Ricordate che il conte si chiamava Dracula Tepes: vedete che qui c’è la rappresentazione di un drago, Dracula appunto, e ci sono due simboli di matrice egizia mai visti su una tomba europea. Si tratta di due sfingi contrapposte che rappresentano il nome della città di Tebe che gli egiziani chiamavano Tepes. In quei simboli c’è scritto Dracula Tepes, il nome del conte. C’è bisogno di altre conferme?”

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Decorazione della lastra centrale

Spontanea potrebbe sorgere la domanda: se al posto delle sfingi ci fossero stati due pali, ci saremmo arrivati prima a questa conclusione? La curiosità cresce, i dubbi pure. Come ci è arrivato Dracula a Napoli? Gli studiosi di Tallin hanno pronta anche questa spiegazione: Vlad Tepes non sarebbe morto in battaglia, ma sarebbe stato fatto prigioniero dai Turchi e in seguito riscattato dalla propria figlia, Maria Balsa, nel frattempo adottata da una famiglia di Napoli, dove si sarebbe rifugiata per salvarsi dalla persecuzione turca e dove avrebbe sposato un membro della famiglia Ferrillo. Maria Balsa avrebbe quindi portato in Italia il padre Vlad, e, alla morte di quest’ultimo, lo avrebbe fatto tumulare nella tomba dei Ferrillo. Perché non crederci? Infondo, il corpo di Dracula non è stato mai trovato.

Eppure, si sente puzza di scetticismo! È vero che Maria Balsa ha sposato un Ferrillo, il cui blasone è un drago, ed è altrettanto vero che questo drago campeggia sulla tomba in Santa Maria la Nova. Ma dove sono le prove?

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Ricercatori sul posto

Un’ipotesi suggestiva…se così fosse, Napoli sarebbe davvero il “paradiso abitato da demoni” , come scriveva Mary Shelley.

Giovannina Molaro

Sitografia:

581 anni fa: il 2 novembre 1431 nasce a Sighisoara, in Transilvania (Romania), Vlad III principe di Valacchia, noto come “Tepes” (“impalatore”)

http://it.wikipedia.org/wiki/Tomba_di_Dracula

http://www.transilvaniaonline.it

http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/dracula-napoli/notizie/

Bibliografia:

Bram Stoker, Dracula, Grandi Tascabili Economici Newton, 1993

Costantin Rezachevici, The tomb of Vlad Tepes: the most probable hypothesis, Journal of Dracula Studies, number 4, 2002