La Magna Grecia e la Sicilia greca: colonie e templi

Il territorio dell’Italia meridionale e della Sicilia ha visto, nel passato, un’intensa attività di colonizzazione da parte della civiltà greca. Per designare l’insieme di terre interessate da questo fenomeno migratorio, si è diffusa la definizione di Magna Grecia. Inizialmente, con questa espressione si intendeva solo l’area meridionale della nostra penisola, mentre la Sicilia era considerata un caso a parte. In realtà, poi, nell’immaginario comune, la Magna Grecia è giunta a designare l’insieme di tutte le terre toccate dai greci, Sicilia compresa. Vediamo ora, in questo articolo, le caratteristiche e le attrattive maggiori di questa regione.

Le colonie della Magna Grecia

Nel corso dell’VIII e del VII secolo si verificò una grande circolazione di greci. Questo movimento, che aveva come destinazione finale il sud Italia, era dettato da varie difficoltà politiche che i cittadini greci si erano trovati ad affrontare. Tra queste, le più determinanti erano la sovrappopolazione e la necessità di trovare nuovi territori e, con questi, nuove tratte commerciali.

La Magna Grecia in Calabria
Le colonie della Magna Grecia

La spedizione verso la fondazione di una nuova colonia aveva, come protagonista, l’ecista, il fondatore vero e proprio. Il suo compito era, innanzitutto, consultare l’oracolo per assicurarsi la benevolenza della divinità. Poi, una volta giunto a destinazione, doveva scegliere il luogo preciso in cui sarebbe nata la città e, infine, assegnare i vari appezzamenti di terra ai coloni che erano partiti con lui.

I Calcidesi d’Eubea e i Corinzi, in particolare, ebbero un ruolo primario nella colonizzazione. I primi fondarono colonie quali Pithecusa (l’odierna Ischia), Cuma e Reggio in Italia meridionale. In Sicilia, invece colonie calcidesi sono Nasso e Zancle. I Corinzi fondarono Siracusa, una città che giocherà un ruolo fondamentale nella storia antica della Magna Grecia, ma anche della madrepatria stessa.

Le fondazioni coloniarie sono molte altre, diffuse in modo capillare nel territorio della Magna Grecia. Tra le più importanti ricordiamo Gela, fondata da coloni rodii e cretesi che, nel 580 a.C., fonderà a sua volta Agrigento. Gli Spartani fondarono invece un’unica colonia, Taranto, nel 705 a.C.

Le colonie più importanti potevano dar vita, a loro volta, a ulteriori città, le cosiddette sub-colonie. Per esempio, Siracusa fonderà, sempre in Sicilia, Acre, Casmene e Camarina; Nasso, invece, sarà la madrepatria delle sub-colonie di Leontini e Catania.

La Sicilia Greca

I templi della Magna Grecia

La Magna Grecia e la Sicilia sono costellate ancora oggi da vari siti archeologici, che testimoniano l’antica grandezza delle colonie. I resti che si sono conservati in maggior quantità sono quelli dei templi. In questi, i coloni richiamavano i canoni architettonici della madrepatria greca, pur mantenendo però uno stile più severo. Oltre ad essi, la Sicilia si caratterizza anche per la presenza di parchi archeologici di pregio e grande interesse. Vediamone alcuni, ma solo dopo i templi che hanno contribuito a rendere la Sicilia celebre nel mondo.

La Valle dei templi di Agrigento

Parlando di complessi templari in Magna Grecia e Sicilia, il pensiero non può non andare alla maestosa Valle dei templi di Agrigento. I templi che vediamo ancora oggi risalgono al V secolo, un periodo in cui l’antica Akragas vide il suo massimo potere grazie al tiranno Terone, sepolto anche lui nel parco archeologico. Sono tutti di ordine dorico, per cui richiamano uno stile più austero rispetto a quello ionico e al corinzio. La loro imponenza e il loro ottimo stato di conservazione attraggono ogni giorno moltissimi turisti.

Il tempio della Concordia, Agrigento

Oggi nella valle sono visibili:

  • Tre santuari;
  • Una concentrazione di necropoli;
  • Parte di un quartiere ellenistico romano;
  • L’antica tomba del tiranno Terone, in tufo;
  • Due agorà; sono le piazze che, nell’antichità, accoglievano la vita sociale e politica della città;
  • Un Bouleuterion, luogo deputato alla riunione di una tra le assemblee popolari previste dall’ordinamento cittadino.

Certo è che a essere più conosciuti nel mondo sono i templi che costeggiano tutto il viale di percorrenza della valle. Parliamo anzitutto del tempio della Concordia, che è in assoluto il meglio conservato, anche grazie alla sua trasformazione, nel VI secolo d.C., in chiesa. Non meno importanti sono però, il tempio di Zeus Olimpio, quello di Hera Lacinia, di Ercole, dei Dioscuri, di Efesto, di Atena, di Asclepio, di Demetra e di Iside. Questa concentrazione lascia a bocca aperta, ma non solo: permette di immergersi completamente nell’atmosfera che qui si respirava ben più di duemila anni fa.

Area archeologica e templi di Selinunte

Selinunte era, di fatto, una megalopoli, fondata nel 650 a.C. da un’altra colonia siciliana, Megara Iblea. Nonostante la sua posizione privilegiata, vicina a Siracusa, Selinunte fu abbandonata già dal I secolo d.C., a causa delle condizioni malsane in cui il territorio versava. Fino ad oggi si sono conservati alcuni resti archeologici che attrassero personaggi del calibro di Johann Wolfgang von Goethe. Nonostante i terremoti che, nel corso del tempo, misero in seria difficoltà le fondazioni dei templi, oggi riusciamo a vederne alcune porzioni ancora straordinariamente intatte.

Il parco archeologico prevede varie zone ma, quella interessata dalla presenza di templi è anzitutto la collina dell’acropoli, centro religioso della sub-colonia, che ospita ben sei templi. La maggior parte di essi si conserva solo a livello di fondazione. Quelli riconoscibili più facilmente sono due, arcaici, considerati collegabili al culto di Apollo l’uno, Atena l’altro, ma non se ne ha la certezza.

Anche sulla collina orientale sono riemersi resti di numerosi templi, tutti di ordine dorico e di difficile identificazione. Quello più spettacolare, in quanto meglio ricostruito per riportalo alla magnificenza originale, è il cosiddetto tempio E, probabilmente dedicato ad Hera. Ve ne sono altri due, ma si conservano in modo frammentario: di uno di essi, il tempio F, si vedono solo i frammenti di colonne ammassate a terra.

Area archeologica di Solunto

Solunto è una città che non ha raggiunto la fama di altre colonie greche, ma mostra ancora oggi delle interessanti testimonianze archeologiche. I fondatori della città furono in realtà i Fenici, o forse i Sicani. Di per sé, però, della prima fase di vita di Solunto abbiamo ben pochi resti.

Molto più interessante è, invece, il parco archeologico che racchiude l’antica città greca. Lungo l’antica via principale sorgono infatti i resti di numerosi quartieri edilizi. Tra questi spiccano i resti di alcune case in particolare, che hanno attirato, nel corso del tempo, l’attenzione degli studiosi. La più celebre è senza dubbio la Casa di Leda, il cui nome si deve alla raffigurazione della madre dei Dioscuri, Castore e Polluce, presente sulle mura della casa. Oltre alle raffinate decorazioni parietali, il ritrovamento più notevole, in questa casa, è stato quello relativo a un mosaico di pregiatissima fattura, risalente al II secolo d.C., che raffigura un astrolabio: si tratta di uno strumento utilizzato per identificare la posizione del sole e delle stelle. È rappresentato in maniera straordinaria e raffinatissima, con dovizia di dettagli.

Il teatro di Segesta

Riguardo la fondazione di Segesta, la tradizione storica e mitica si divertì, fin dall’antichità, a proporne delle ipotesi. In generale, tutti gli antichi erano d’accordo a proposito della fondazione a opera di profughi troiani, fuggiti dopo la guerra. Secondo il mito, l’ecista, nonché primo sovrano della città, fu Aceste. Virgilio invece, nell’Eneide, attribuisce ad Enea la fondazione.

In ogni caso Segesta fu, nel passato, un importante centro politico, che si scontrò più volte con la sua secolare nemica, Selinunte. Quest’ultima fu definitivamente sconfitta nel 409 a.C., grazie all’intervento cartaginese.

Nell’attuale parco archeologico della città, oggi, è possibile ammirare un tempio dorico, di V secolo a.C., conservatosi quasi integro nel corso del tempo, ma non solo. Particolarmente suggestivo è infatti il teatro, che poteva ospitare fino a 4000 spettatori. Ancora oggi si conserva, di fatto, perfettamente intatto, anche se, nel corso del tempo, è stato occupato da abitazioni di età ellenistica.

La Magna Grecia

La Magna Grecia comprende oggi moltissimi siti archeologici: non solo luoghi di culto, come quelli appena visti, ma anche resti di quelle che erano le vere e proprie strutture deputate alla vita pubblica quotidiana.

Parco archeologico di Paestum

Un altro parco particolarmente famoso, in Italia, per i suoi templi, è quello di Paestum. Si tratta di una sub-colonia fondata da Sibari nel VII. Ebbe continuità di vita fino al IX, quando la terra cominciò a impaludirsi e impose ai cittadini di abbandonare l’area.

Proprio la mancata continuità di vita della città permise la conservazione dei suoi templi, che non furono smantellati per reimpiegarne i materiali. Si tratta, anche in questo caso di templi dorici: una tipologia architettonica che abbiamo detto essere tipica della Magna Grecia e della Sicilia. Il primo tempio, nonché il più maestoso e meglio conservato, è quello che si considera dedicato al dio Nettuno, lo stesso cui è intitolata la città; qualcuno, però, parla di una possibile intitolazione alla dea Hera. Gli altri due templi compresi nel parco archeologico sono dedicati ad Atena e ad Hera.

Da segnalare è, inoltre, il santuario di Hera, che sorge in una zona esterna all’antica cinta muraria che definiva la città. Leggenda narra che sarebbero stati proprio gli Argonauti, i mitici eroi resi famosi da Apollonio Rodio, a fondarlo.

L’antro della Sibilla Cumana

Cuma è stata un’importantissima colonia, all’interno del panorama politico della Magna Grecia. Fondata dai coloni calcidesi intorno al 730, in poco tempo si impose sul territorio circostante e divenne una grande potenza. La sua fortuna durò, però, ben poco: già nel V secolo a.C. cadde sotto gli attacchi dei Campani, che la occuparono fino all’arrivo dei romani.

Il simbolo del parco archeologico dell’antica colonia è l’antro della Sibilla Cumana. Si tratta di una lunga galleria che ospitava la Sibilla Cumana. Leggenda narra che il dio Apollo, innamoratosi follemente di una giovane, le propose di diventare sua sacerdotessa. Lei, in cambio, chiese il dono dell’immortalità, che le fu concesso. Non aveva però specificato, nella sua richiesta, il dono dell’eterna giovinezza: pur non morendo mai, la sacerdotessa invecchiò sempre più, fino al punto in cui il suo corpo perse ogni consistenza fisica e, di lei, rimase solo la voce.

La galleria che è stata identificata con l’antro della Sibilla è in tufo, risalente a epoca greco-romana. Qualcuno, in realtà, ha pensato che si possa trattare di un passaggio a scopo difensivo ma, per ora, prevale l’ipotesi più suggestiva.

Altri monumenti e parchi archeologici

La Magna Grecia è costellata di moltissimi siti archeologici, che comprendono sia zone destinate alla vita civile e politica, sia luoghi di culto. Oltre a quelli segnalati sopra, ne ricordiamo altri, parimenti degni di essere citati.

Un altro parco archeologico suggestivo è quello di Elea, antica città magnogreca che in epoca romana diverrà Velia. Nel percorso si alternano testimonianze risalenti sia all’occupazione greca che a quella romana. Nel primo caso, per esempio, gli studiosi hanno rinvenuto i resti di un pozzo sacro, probabilmente dedicato ad Hermes, oltre che dell’antica agorà. Qui si ipotizza fosse collocato il santuario del dio salutifero Asclepio.

Altri siti archeologici degni di nota sono Metaponto, in Basilicata, ma anche Taranto, che accoglie, nel suo centro storico, il tempio di Poseidone. Si tratterebbe, di fatto, del tempio più antico dell’intera regione della Magna Grecia.

Tornando un momento in Sicilia non si può non citare Siracusa, che mantenne il primato, come città più importante della Sicilia, per ben 270 anni. A governarla furono tutta una serie di tiranni, che si susseguirono al potere fino all’alleanza con Roma. Poi, ad accompagnare la Sicilia fino a diventare provincia romana, sarà una progressiva perdita di incisività. La città ospita, come monumenti specificamente greci il teatro, la soprastante area del Ninfeo, il santuario di Apollo e l’ara di Gerone, tiranno del V secolo.

Ceramiche e musei di Sicilia e Magna Grecia

La Magna Grecia si caratterizza anche per un’intensa produzione di vasellame fine da mensa. Le produzioni ceramiche successive aiutano a inquadrare i vari periodi che scandiscono la storia dell’arte vascolare greca. Purtroppo, però, molte di queste sono conservate in paesi stranieri, ma permettono comunque di ricostruire le peculiarità tecniche sviluppatesi in Magna Grecia.

Uno dei manufatti più famosi, rinvenuto a Pithecusa e conservato al Museo Archeologico di Villa Arbusto, è la Coppa di Nestore. Si tratta di una delle più antiche testimonianze di scrittura greca. L’iscrizione inneggia alla convivialità e alle ritualità tipiche della società aristocratica arcaica di VIII secolo a.C. Oppure il cratere del Pittore di Pan, al Museum of Fine Arts di Boston. Questo vaso è famoso per la celebre raffigurazione della punizione di Atteone. Cacciatore valentissimo, egli commise però l’errore di ammirare la dea Artemide mentre faceva il bagno: per questo fu trasformato in cervo, e venne sbranato dai propri stessi cani.

napoletani
Il Tuffatore di Paestum

Per il resto, l’antica regione della Magna Grecia è oggi popolata da moltissimi musei e parchi archeologici. Si va dal Museo Archeologico di Gela, o di Agrigento, in Sicilia, fino al Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide, in Calabria. E ancora, in Campania, il Museo Archeologico di Pithecusa, quello di Metaponto, in Calabria, e infine quello di Taranto, in Puglia. Infine il museo di Paestum, il cui pezzo di forte sono le lastre dipinte della Tomba del Tuffatore. Il reperto risale al 480 a.C. La scena fondamentale, che ha segnato la fortuna del reperto è fortemente simbolica. Si tratta di un tuffo che sembra simboleggiare il passaggio all’aldilà, dopo la morte. Nelle altre lastre che erano parte della tomba, sono raffigurate i simposi che si tenevano nel passato e accoglievano gli aristocratici.

Maria Teresa Caccin

Bibliografia

  • Bejor, Castoldi, Lambrugo, Arte Greca, Milano, Mondadori, 2013
  • C. Bearzot, Manuale di storia greca, Bologna, Il Mulino, 2018
  • J. Burckhardt, Storia della civiltà greca, Firenze, Sansoni 1974
  • M. Guido, Guida archeologica della Sicilia, Palermo, Sellerio Editore, 2000
  • G.F. La Torre, Sicilia e Magna Grecia. Archeologia della colonizzazione greca d’Occidente, Bari, Laterza, 2011