John Fitzgerald Kennedy: la famiglia, la politica, la morte

Dopo 60 anni John Fitzgerald Kennedy continua a essere il presidente più amato e celebrato degli Stati Uniti d’America. La ventata di freschezza che portò a Washington venne sostenuta da una famiglia unita: nove fratelli inseparabili, una moglie bellissima e due figli icone del futuro. I Kennedy vennero definiti la nuova Camelot, simbolo di un’America nascente. La vita, la determinazione, la politica e la morte del giovane presidente lo resero una figura fondamentale nella storia americana.

Chi era John Fitzgerald Kennedy?

Uomo carismatico, colto e deciso, John Fitzgerald Kennedy fu eletto Presidente degli Stati Uniti d’America nel 1960. Aveva 43 anni e non solo risultò uno dei più giovani ma anche il primo presidente cattolico della storia americana.

Costruì la sua carriera sfruttando un’istruzione d’élite e una reputazione come eroe militare. Corse con successo per il Congresso nel 1946, per il Senato nel 1952 e nel 1957 vinse il premio Pulitzer con “Profiles in Courage”. Nel suo libro descrisse otto casi in cui senatori statunitensi di entrambi i partiti rischiarono le loro carriere pur di non rinnegare i loro ideali.

Come presidente, Kennedy affrontò momenti di forte tensione come la Guerra Fredda a Cuba o il Vietnam. Fu anche una spinta innovativa per il servizio pubblico, incoraggiò la corsa allo spazio e fornì sostegno federale al crescente movimento per i diritti civili. Una vita breve quella di John Fitzgerald Kennedy ma carica di eventi. La sua presidenza è durata solo tre anni, ma si rivelò tra le più incisive della storia americana.

La giovinezza, la famiglia, i fratelli di John Fitzgerald Kennedy

John Fitzgerald Kennedy naque a Brooklyn il 29 maggio 1927. I suoi genitori, Joseph Kennedy e Rose Fitzgerald, erano membri di due delle più importanti famiglie politiche cattoliche irlandesi di Boston. Malgrado questo, il loro interesse maggiore rimase sempre l’educazione dei nove figli. Il padre, Joseph Senior, aveva grandi aspettative per i giovani Kennedy.

Cercò di instillare nei suoi figli un feroce fuoco competitivo e la convinzione che vincere fosse tutto. Spesso questi insegnamenti vennero inculcati nei giovani figli tramite lo sport. Non di rado i rampolli di famiglia vennero iscritti a gare come nuoto o vela e rimproverati qualora non raggiungessero il podio.

Così come fu desiderio del padre, i fratelli Kennedy ebbero tutti brillanti carriere. Un esempio Eunice fu la fondatrice delle Olimpiadi speciali, Robert fu procuratore generale degli Stati Uniti, e Ted fu uno dei senatori più potenti della storia americana. La più pregevole caratteristica dei fratelli Kennedy, però, fu quella di rimanere uniti e sostenersi a vicenda per tutta la vita.

Joseph Kennedy, dopo aver servito la patria come capo della Securities and Exchange Commission, divenne ambasciatore degli Stati Uniti in Gran Bretagna. Grazie alla carriera del padre, John Fitzgerald Kennedy, nel 1938, fu segretario nell’ambasciata americana in Inghilterra per sei mesi. Questa esperienza lo aiutò ad approfondire la sua tesi di laurea all’Università di Harvard sull’impreparazione militare della Gran Bretagna. In seguito il giovane Kennedy ampliò la tesi, realizzando il suo primo bestseller pubblicato nel 1940 come Why England Slept.

I primi successi del giovane Kennedy

Nell’autunno del 1941 Kennedy si unì alla Marina degli Stati Uniti e due anni dopo fu inviato nel Pacifico meridionale. Quando venne congedato con onore all’inizio del 1945, John aveva pianificato di perseguire una carriera giornalistica. La guerra portò via il maggiore dei fratelli di famiglia, Joe, durante una missione. Per adempiere alle aspettative del padre, che desiderava vedere il suo primo genito candidarsi, John decise di dedicarsi alla politica.

La sua prima opportunità arrivò nel 1946. Decise di candidarsi alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti di un quartiere operaio di Boston.
Sebbene fosse ancora fisicamente debole a causa delle ferite di guerra, Kennedy fece una campagna aggressiva.

Entrò all’Ottantesimo Congresso nel gennaio 1947, all’età di 29 anni. Attirò immediatamente l’attenzione per il suo aspetto giovanile e lo stile rilassato e informale. Rivestì tre mandati, dal 1946 al 1952, ma John Fitzgerald Kennedy era troppo ambizioso per rimanere a lungo alla Camera dei Rappresentanti.

John Fitzgerald Kennedy e la corsa al Senato

Nel 1952 Kennedy corse con successo per il Senato. I suoi fratelli e la forza economica dei suoi genitori furono il più grande sostegno anche in quest’altro episodio della sua vita. Sua madre e le sorelle tennero i “tè Kennedy” in tutto lo stato. Migliaia di volontari accorsero per aiutarlo, incluso il fratello di 27 anni Robert, che gestì una impeccabile campagna.

Meno di un anno dopo, il 12 settembre 1953, Kennedy rafforzò il suo cappello elettorale sposando la giornalista Jacqueline Lee Bouvier. La bella moglie “Jackie”, di dodici anni più giovane, era il complemento perfetto che mancava alla sua figura.

In qualità di senatore, Kennedy dimostrò di essere il più reattivo alle richieste dei costituenti. Con grande disappunto dei liberal-democratici, però, sorvolò sugli eccessi demagogici del senatore Joseph R. McCarthy, che all’inizio degli anni ’50 condusse campagne di caccia alle streghe contro i lavoratori del governo accusati di essere comunisti.

Nel 1954, al voto del Senato sulla condanna della condotta di McCarthy, Kennedy era pronto a dichiararsi contro il senatore. Tuttavia il giorno della votazione Kennedy era assente. Come gli ricapiterà più volte nel corso della sua carriera politica, la sua mancanza era dovuta a un ricovero in ospedale a causa di condizioni critiche dopo un intervento chirurgico alla schiena. La sua assenza destò molte delusioni.

La politica del Senatore Kennedy

Kennedy riprese la sua vita in Senato dopo sei mesi di riabilitazione.
Con caparbietà e determinazione, guidò una strenua lotta contro la proposta di abolizione del collegio elettorale. Inoltre, fece una crociata per la riforma del lavoro e divenne sempre più impegnato nella legislazione sui diritti civili.

Come membro della commissione per le relazioni estere del Senato, sostenne gli aiuti alle nazioni emergenti in Africa e in Asia. Infine, sorprese i suoi colleghi invitando la Francia a concedere l’indipendenza algerina. Gradualmente la reputazione di Kennedy tra i Democratici crebbe.
Con il tempo ereditò molti dei sostenitori che un tempo avevano seguito il governatore Adlai E. Stevenson grazie al forte idealismo che lo contraddistingueva.

Dopo aver quasi guadagnato la nomina a vice presidente del suo partito nel 1956, John Fitzgerald Kennedy annunciò la sua candidatura alla presidenza il 2 gennaio 1960.

La presidenza: una nuova sfida per John Fitzgerald Kennedy

Durante le elezioni generali, John Fitzgerald Kennedy affrontò una difficile battaglia contro l’avversario repubblicano Richard Nixon, vice presidente per due mandati sotto il popolare Dwight D. Eisenhower. La campagna si basò in gran parte su una serie di dibattiti televisivi nazionali. Kennedy si contrappose a Nixon mostrandosi come un dibattitore esperto e abile. Si offrì all’America come alternativa giovane ed energica, apparendo rilassato e vigoroso in contrasto a un Nixon pallido e teso.

Fu eletto l’8 novembre 1960. Nel suo discorso inaugurale del 20 gennaio 1961, il nuovo presidente invitò i suoi connazionali americani a lavorare insieme nella ricerca del progresso e dell’eliminazione della povertà. Fu quello il momento in cui John Fitzgerald Kennedy pronunciò una delle frasi che più rimasero nel cuore degli americani. “Non chiedete cosa il vostro paese può fare per voi; chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese “.

La difficile politica estera

Durante il suo breve mandato, John Fitzgerald Kennedy ebbe non poche difficoltà in politica estera. Riscontrò successo con la creazione dei Peace Corps e dell’Alleanza per il Progresso. Quest’ultima si impegnava a promuovere maggiori legami economici con l’America Latina, nella speranza di alleviare la povertà e contrastare la diffusione del comunismo.

Ma il suo primo anno alla Casa Bianca lo vide affrontare una serie di crisi internazionali. Nell’ultimo anno di presidenza Eisenhower, la CIA aveva equipaggiato e addestrato esiliati cubani anticomunisti per un’invasione della loro patria. I Capi di Stato Maggiore avvisarono che questa forza avrebbe scatenato una rivolta generale contro il leader cubano Fidel Castro.

L’invasione detta della Baia dei Porci si concluse con un fallimento. Quasi tutti i partecipanti furono catturati o uccisi. L’operazione causò un grande imbarazzo a Kennedy che pubblicamente se ne assunse “la responsabilità esclusiva”.

Sempre Cuba fu scenario di un’altra crisi nel 1962, quando si scoprì che l’Unione Sovietica stava costruendo una serie di siti missilistici nucleari. Kennedy annunciò un blocco navale.

Ci vollero due settimane di tese trattative prima che Chruščëv accettasse di smantellare i siti missilistici sovietici a Cuba in cambio della promessa dell’America di non invadere l’isola. Inoltre, il leader sovietico richiese la rimozione dei missili statunitensi dalla Turchia e da altri siti vicini ai confini dell’Unione Sovietica.

Otto mesi dopo, nel giugno 1963, Kennedy negoziò con successo il Trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari. Fu uno dei suoi più grandi successi che contribuì ad allentare le tensioni della Guerra Fredda.
Nel sud-est asiatico, tuttavia, non riuscì a trovare un’alternativa altrettanto diplomatica. La causa principale fu il suo desiderio di frenare la diffusione del comunismo. Ciò lo portò a intensificare il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto in Vietnam.

La controversa politica interna

I risultati nella politica interna furono contrastanti. Entrando in carica nel bel mezzo di una recessione, propose tagli radicali all’imposta sul reddito, aumentando il salario minimo e istituendo nuovi programmi sociali.  Le sue proposte prevedevano di migliorare l’istruzione, l’assistenza sanitaria e il trasporto di massa.

Tuttavia, ostacolato da relazioni tiepide con il Congresso, Kennedy realizzò solo una parte del suo programma: un modesto aumento del salario minimo e tagli fiscali parziali. La questione più controversa della presidenza Kennedy furono i diritti civili. I Democratici del Sud al Congresso vincolarono John Fitzgerald Kennedy all’inizio del suo mandato. Questi rimasero strenuamente contrari ai diritti per i cittadini neri. Ciò fu causa di un tiepido sostegno alle riforme dei diritti civili da parte del giovane presidente.

Tuttavia, nel settembre 1962 John Fitzgerald Kennedy inviò in Mississippi suo fratello, il procuratore generale Robert. La necessità era quella di supervisionare l’intervento della Guardia Nazionale e degli ufficiali federali per scortare e difendere l’attivista per i diritti civili James Meredith. Il giovane fu il primo studente nero a iscriversi all’Università del Mississippi.

In seguito, sulla scia della marcia su Washington e del discorso di Martin Luther King Jr., Kennedy inviò un disegno di legge sui diritti civili al Congresso. Fu uno degli ultimi atti della sua presidenza e della sua vita. Il disegno di legge di Kennedy venne approvato come il punto di riferimento del Civil Rights Act nel 1964.

Il fascino del giovane presidente

John Fitzgerald Kennedy è risultato un personaggio estremamente popolare, in patria e all’estero. Il fascino e l’ottimismo della famiglia Kennedy sembravano contagiosi, scatenando l’idealismo di un’intera generazione. Il presidente riusciva a conquistare trasversalmente le masse.

Con gli anni, però, anche l’immagine idilliaca della famiglia fu contaminata.
Le accuse di infedeltà coniugale da parte di John Fitzgerald Kennedy nonché della sua associazione con membri della criminalità organizzata, riuscirono a incrinare la sua immagine.

John Fitzgerald Kennedy: la vita privata e le donne

Kennedy e sua moglie erano più giovani rispetto ai presidenti e alle first lady che li precedettero. Entrambi furono popolari in maniera più simile a star del cinema piuttosto che ai politici. Influenzarono le tendenze della moda e diventarono i soggetti di numerosi servizi fotografici.

John Fitzgerald Kennedy, però, fece in modo che non tutto della sua vita fosse reso pubblico. Fra gli innumerevoli silenzi legati alla vita privata del presidente c’erano quelli relativi alla sua salute. Kennedy preferiva che non si venisse a sapere quanti e quali fossero i suoi problemi. Temeva che ciò avrebbe leso la sua immagine e la sua credibilità come figura portavoce dello stato americano.

Gli furono diagnosticate malattie endocrine, colesterolo alto, problemi surrenali e gravi problemi alla schiena. Ma tutto questo non lo tenne lontano dai suoi impegni politici, né tanto meno dal piacere di avventure extraconiugali. La sua relazione più chiacchierata fu con la star dello spettacolo Marilyn Monroe. La giovane attrice il 19 maggio 1962, cantò un indimenticabile “Happy Birthday, Mr. President” a una grande festa al Madison Square Garden. Da allora la si vide accompagnare il presidente in più occasioni.

La morte di John Fitzgerald Kennedy

Dallas. Le strade sono gremite di persone emozionate dall’attesa del passaggio del Presidente degli Stati Uniti. Il sole batte alto, le lancette dell’orologio segnano le 12:30.

Il corteo presidenziale supera la curva che porta nella Dealey Plaza. Arriva la limousine che trasporta un sorridente John Fitzgerald Kennedy accompagnato dalla moglie Jacqueline e il governatore John Connally.

Colpi d’arma da fuoco interrompono l’atmosfera festosa, scatenando il panico tra la gente. Il Presidente si accascia sul sedile fra le braccia della moglie. John Fitzgerald Kennedy, 35esimo Presidente degli Stati Uniti d’America muore. È il 22 Novembre 1963.

Le indagini sull’omicidio del presidente

Dell’omicidio fu accusato un magazziniere di 24 anni di nome Lee Harvey Oswald, un ex marine con simpatie sovietiche. Si sostenne avesse sparato da una finestra dell’edificio del Texas School Book Depository. Due giorni dopo, Oswald fu assassinato mentre veniva trasferito in carcere. Il suo aggressore era il proprietario di un nightclub di Dallas con legami con il mondo criminale, Jack Ruby.

Per le indagini, fu istituita una commissione presidenziale guidata dal capo della giustizia degli Stati Uniti, Earl Warren. Si scoprì che né il cecchino né il suo assassino “facevano parte di alcuna cospirazione, nazionale o straniera, per assassinare il presidente Kennedy”. Si sostenne che Oswald aveva agito da solo.

Nel 1979 un comitato speciale della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti dichiarò che, sebbene il presidente fosse stato senza dubbio ucciso da Oswald, l’analisi acustica suggeriva la presenza di un secondo uomo armato.

Il 26 ottobre 2017, il presidente Donald Trump ha ordinato il rilascio di 2.800 documenti relativi all’assassinio di Kennedy. L’autorizzazione ha permesso la diffusione dei documenti a condizione che ciò non danneggiasse l’intelligence, le operazioni militari o le relazioni estere.

Michela Sellitto

Bibliografia e Sitografia