Durante l’epoca pleistocenica (un periodo di tempo compreso tra 1,7 e 2 milioni di anni fa) l’Homo erectus abitò la quasi totalità del territorio del continente africano. Homo erectus fu un ominide di altezza considerevole, evolutosi probabilmente da Homo habilis. In questa specie il dimorfismo sessuale era alquanto marcato, ed i maschi erano di dimensioni notevolmente maggiori rispetto alle femmine. La capacità cranica, rispetto agli ominidi precedenti, subì un ulteriore incremento, sebbene il cervello fosse ancora poco sviluppato rispetto a quello di Homo sapiens. Come lascia intuire il nome (H. erectus= uomo dritto), questa tappa evolutiva nella cronistoria della specie umana rappresenta un passo in avanti verso la postura totalmente eretta.
Fino ad ora però la comunità scientifica ha sempre ritenuto fosse il solo ominide a vivere in quella parte del globo, durante il periodo considerato. Delle scoperte, avvenute nel 2012 e nel 2013 ad opera del team di ricerca del Kobi Fora Research Project (KFRP), guidato dalle antropologhe Meave e Luise Leakey, dimostrano che almeno altri due generi di Homo convissero in quel periodo con H. erectus: Homo habilis e Homo rudolfensis.
Già nel 1972 fu trovato un cranio umano dalla forma bizzarra, dalla grossa scatola cranica e dal volto schiacciato. Questo ritrovamento suscitò tra i paleontologi dell’epoca un accesso dibattito, dividendola tra chi sosteneva che si trattasse di una nuova specie, mai catalogata prima, e chi invece sosteneva fosse un esemplare noto, ma dalle singolari caratteristiche.
Le scoperte più recenti del KFRP, anche figlie di metodi più moderni e conoscenza della materia più ampia, dopo 40 anni di progresso scientifico rapido e prolifico, non lasciano invece adito a dubbi. I fossili trovati in Kenya, un volto, un frammento di mandibola ed una mandibola completa, non possono appartenere ad H. erectus, specie che si pensava fosse la sola ad abitare il Kenya e l’Africa stessa durante il Pleistocene.
Particolarmente importante risulta il ritrovamento della dentatura mandibolare: se gli altri due ritrovamenti creano ancora dibattito, in quanto alcuni team di ricerca, come quello di Junger, sostengono che si tratti di parti del corpo appartenenti ad H. erectus, questi denti sono sicuramente appartenuti ad un esemplare di H. habilis.
Ciò dimostra in diversi periodi più specie di ominidi convissero nello stesso territorio.
Homo habilis fu l’ominide che successe all’Australopitecus nella storia dell’evoluzione umana. Egli aveva una capacità cranica maggiore rispetto al suo antenato, cosa che gli permise di sviluppare la capacità di fabbricare utensili primitivi e di costruire rifugi . La sua andatura era inoltre più eretta rispetto alle scimmie australopitechine.
H. habilis porto anche una rivoluzione alimentare: durante questo step evolutivo l’uomo divenne cacciatore. Questo avvenimento lo portò ad affinarsi nella tecnica di costruzione degli utensili, arrivando a sviluppare strumenti sempre più efficaci per uccidere animali e lavorarne nella carne.
Homo rudolfensis rappresenta invece un lampo nella storia del genere Homo: egli visse in concomitanza con H. habilis, abitandone il medesimo ambiente durante lo stesso periodo, rappresentandone il maggiore rivale nella competizione per la nicchia ecologica.
H. rudolfensis aveva una capacità cranica ed una fisicità simile a quella del suo rivale H. habilis. Il secondo però costituì una specie sempre votata al progresso tecnologico, che imparò a fabbrica utensili, seppur primitivi, rapidamente, e durante la sue evoluzione continuò a progredire nella direzione del miglioramento delle
caratteristiche tecniche e fisiche; H. rudolfensis invece non riuscì ad adattarsi all’ambiente con la stessa efficacia, e finì, come conferma il record fossile, alquanto esiguo e limitato, per estinguersi rapidamente, anche e soprattutto a causa dei loro competitori su citati, ai quali lasciaro la strada spianata per il dominio dell’ambiente.
Lorenzo Di Meglio
Bibliografia
F. Harvey Pough , Cristine M. Janis , John H. Heiser – Zoologia dei Vertebrati – Casa editrice Ambrosiana
Sitografia
https://www.sciencenews.org/article/ancient-homo-fossils-found-kenya
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