Il feticismo è una malattia o normalità?

Per feticismo si definisce l’attrazione verso un oggetto sessuale (il “feticcio”) rappresentato da una specifica parte del corpo del partner (es. piedi, ascelle, ano, lingua) o da un oggetto che gli appartiene (es. indumenti intimi, reggiseni, calze o scarpe).

Il feticismo è un tipo di parafilia, cioè una condizione in cui l’eccitamento o soddisfazione sessuale perseguono finalità differenti rispetto ai canoni comuni.

È importante fare un’importante distinguo: feticismo e Disturbo feticistico sono due cose diverse.

Il feticismo è una malattia psicologica? Non esattamente

feticismo

In psichiatria si utilizza il termine “disturbo” anziché “malattia” anche perché spesso è molto difficile stabilire un confine tra stato fisiologico e stato patologico, mancando quasi sempre dei marker diagnostici oggettivi (es. riscontro di microbi per le infezioni, anomalie radiografiche per le polmoniti, transaminasi per le epatiti ecc.).

Ecco perché in psichiatria le entità nosologiche, ovvero i “disturbi”, vengono definiti attraverso dei criteri diagnostici che devono essere presenti per porre appunto diagnosi della psicopatologia in questione.

Tornando al feticismo, il Disturbo feticistico si costituisce quindi se sono presenti i seguenti criteri diagnostici del DSM 5:

A. Eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata attraverso fantasie, desideri o comportamenti, per un periodo di almeno 6 mesi, derivante dall’uso di oggetti inanimati o da un interesse molto specifico per parte/i del corpo non genitale/i.

B. Le fantasie, i desideri o i comportamenti sessuali causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.

C. Gli oggetti feticistici non si limitano a capi di abbigliamento usati per il cross-dressing (come nel disturbo da travestitismo), oppure a strumenti specificamente progettati al fine della stimolazione tattile dei genitali (per es. vibratore).

È fondamentale evidenziare la necessaria presenza di tutti e 3 i criteri, con particolare attenzione al criterio B. Dunque un individuo feticista che non percepisca disagio o compromissione funzionale non può ricevere diagnosi di Disturbo feticistico, e quindi non risulta affetto da alcun disturbo psicopatologico.

Questo infatti è fondamentale per evitare una controproducente psichiatrizzazione di condizioni fisiologiche o para-fisiologiche peraltro molto diffuse nella popolazione generale.

Quanto è diffuso il feticismo?

Stabilire una stima sulla prevalenza del feticismo o di altre parafilie nella popolazione generale è molto difficile. Uno dei motivi è lo stigma sociale a cui tuttora sono sottoposti questi soggetti, perciò si prevede che i dati ottenuti possano sottostimare il fenomeno.

Per quanto riguarda gli interessi feticistici che non esitano in problemi clinici, la prevalenza stimata è molto alta: in uno studio di Gosselin e Wilson (1980) è stata rilevato che nel gruppo di controllo (cioè quello senza psicopatologia evidente) il 18% delle persone ha avuto almeno una volta una fantasia feticistica; addirittura Crepault e Couture (1980) hanno rilevato che il 77% dei soggetti ha avuto fantasie feticistiche riguardanti una parte specifica del corpo femminile. I gruppi in analisi negli studi sopracitati erano composti esclusivamente da individui di sesso maschile.

Lo studio di Gosselin e Wilson (1980) evidenzia anche che, a differenza del semplice feticismo, il Disturbo feticistico è da considerarsi raro. Anche analizzando campioni specifici, come popolazioni psichiatriche e popolazioni criminali, il Disturbo feticistico rimane una condizione rara.

In diversi studi è stata inoltre confermata una evidente differenza tra i due sessi, essendo il feticismo più frequente nei maschi rispetto alle donne. La precisa entità della discrepanza resta difficile da stimare, inoltre non si riesce ancora a dare una spiegazione di tale differenza tra generi.

Teorie psicanalitiche

Freud

Secondo Freud, l’oggetto del desiderio del feticista sarebbe un surrogato del fallo che nella donna è assente. Tale assenza secondo le teorie freudiane è inaspettata da parte del maschio, e fin dalla tenera età quest’ultimo la attribuisce alla castrazione. L’angoscia di castrazione sembra dunque essere implicato nella genesi profonda del feticismo, e quindi il feticista assume il feticcio come “fallo femminile” per superare tale angoscia.

Psicanalisti di epoche successive hanno poi rivisto tali ipotesi, attribuendo al feticcio ad esempio il ruolo di oggetto transizionale (cioè di protezione e rassicurazione, sostitutivo al genitore) o un meccanismo di difesa (un oggetto al di fuori di sé per attenuare uno stato d’ansia). La coperta di Linus è per esempio un tipico oggetto transizionale.

Altri disturbi parafilici

Il DSM 5 riconosce come disturbi parafilici:

  • Voyeuristico (desiderio di osservare un soggetto ignaro mentre quest’ultimo è nudo o impegnato in atti sessuali);
  • Esibizionistico (eccitazione nell’esibire i propri genitali ad una persona non consenziente);
  • Frotteuristico (desiderio di strofinarsi su persone non consenzienti);
  • Masochismo sessuale (desiderio di essere percosso, legato o fatto soffrire in generale);
  • Sadismo sessuale (piacere sessuale nel provocare sofferenza fisica o psicologia in un’altra persona);
  • Pedofilico (attrazione sessuale nei confronti di bambini sotto l’età puberale, in genere sotto i 13 anni);
  • Travestitismo (eccitazione sessuale durante il cross-dressing, cioè l’indossare abiti del sesso opposto);
  • Disturbo parafilico con altra specificazione, per es. zoofilia, scatologia telefonica (telefonate oscene), necrofilia, coprofilia, clismafilia (clisteri) o urofilia (urine);
  • Disturbo parafilico senza specificazione.

Per quanto riguarda le parafilie in generale, un altro studio condotto in Germania nel 2011, ha analizzato 367 questionari compilati da volontari maschi da 40 a 79 anni. Il 62,4% dei soggetti ha riportato almeno un episodio di eccitazione sessuale con caratteristiche parafiliche. Solo l’1,7% di questi casi si configurava come Disturbo parafilico vero e proprio e quindi meritevole di trattamento.

Conclusioni

Le parafilie sono molto diffuse nell’ambito della popolazione generale, e costituiscono quindi un aspetto della sessualità più comune di quanto si creda. Ancora oggi si tende a discriminare e stigmatizzare le parafilie ritenendole delle vere e proprie “malattie mentali”. Invece i Disturbi parafilici vanno scientificamente diagnosticati, evitando di trattare come casi psichiatrici delle persone che di fatto non ne hanno bisogno.

Resta tuttavia imprescindibile il principio di non ledere la sensibilità altrui, cercando dunque di vivere la propria sessualità con il consenso del partner e nel rispetto della libertà sessuale dell’individuo.

Antonio Spiezia

Bibliografia

Biondi M., DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina editore, 2014

Darcangelo, S. (2008). “Fetishism: Psychopathology and Theory”. In Laws, D. R.; O’Donohue, W. T. Sexual Deviance: Theory, Assessment, and Treatment, 2nd edition. The Guilford Press. p. 110.

Gabbard G., Psychodynamic Psychiatry In Clinical Practice, Amer Psychiatric Pub Inc, 2005

Sitografia

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26941021

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3769077/#s05title

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19929918

http://www.treccani.it/vocabolario/parafilia/

http://www.treccani.it/vocabolario/feticismo/

www.samuelecorona.com/il-feticismo-secondo-freud/

ATTENZIONE: Le informazioni contenute in questo sito hanno puramente scopo informativo e divulgativo. Questi articoli non sono sufficienti a porre diagnosi e decisioni di trattamento e non sostituiscono mai il parere del medico. Per ulteriori informazioni contattare il proprio medico generico o specialista.