Don’t Worry: il film di Gus Vas Sant

Gus Van Sant è tornato con un nuovo film, con un cast a dir poco eccellente. La nuova pellicola del regista statunitense è Don’t Worry, uscito quest’anno, basato sulla biografia Don’t Worry – He Won’t Get Far On Foot, sul vignettista satirico John Callahan. Van Sant è nell’aureola dei registi già da parecchio, da quando fu nominato per l’Oscar al miglior regista per Will Hunting – Genio ribelle, con un indimenticabile e sempre compianto Robin Williams. Lo stesso Williams era un grande fan di Callahan, e avrebbe dovuto interpretarlo. Per ovvie ragioni, non ha potuto, ed è stato scelto Joaquin Phoenix.

Don’t Worry: capelli rossi e rotelle

John Callahan (Joaquin Phoenix) è un uomo dalle origini irlandesi, abbandonato dalla sua bella mamma e da suo padre in tenera età. L’uomo è stato poi adottato, da una famiglia che non ha mai sentito sua, e che aveva già diversi figli. Callahan è un alcool addicted, lui e l’alcool sono un’unica cosa. John è un uomo irriverente, dai capelli rossi e gli occhi chiari, molto alto e indomabile.

Quando è solo un giovane adulto, a 21 anni, John va ad una festa ed incontra un uomo irriverente, indomabile quanto lui: Dexter (Jack Black). I due, tra una birra corretta con ulteriore alcool e sigarette, concordano che quella festa non è poi un granché. Decidono quindi di andare via, tra una bottiglia e l’altra, alla ricerca di “pupe più belle e più bionde”. Dexter e John sono completamente ubriachi, Dexter guida lo stesso e fa un brutto incidente. In macchina con lui è presente John.

Giunti in ospedale, si scopre una brutta verità: John è rimasto paralizzato, mentre Dexter se l’è cavata con qualche costola rotta. A dir poco scioccato da quanto accaduto e causato all’amico, Dexter e John perdono del tutto i contatti. Ma non tutto il male viene per nuocere, per John. Una dolce e giovane infermiera, Annu, (Rooney Mara) si appresta a curare John, soprattutto psicologicamente. Tra Annu e John nasce l’amore, ma i due non ufficializzano ancora nulla, e la ragazza diventa hostess, rendendo difficile il vedersi.

Durante l’assenza di Annu, John si lascia andare al piacere del vino, del rum e quant’altro, trasformando la sua vita in un vorticoso inferno. Il suo unico aiuto è un ragazzo dai capelli lunghi e le camicie a quadri, quasi un bruno Kurt Cobain versione badante, di nome Tim (Tony Greenhand). Tim e John vivono quasi insieme, assieme ad un topolino e le mille bottiglie.

Un giorno, John sceglie di andare ad un incontro degli alcolisti anonimi, gestito da un carismatico e saggio sponsor, Donnie (Jonah Hill). Con il passare del tempo, gli incontri diventano più speciali, perché Donnie raccoglie alcune persone nella sua splendida villa di famiglia. I personaggi che, assieme a John, colloquieranno in questi incontri hanno avuto tutti una vita difficile.

C’è chi è obeso da quando è nato ed è stato torturato alle superiori per questo. Chi è un uomo di colore ed omosessuale in una comunità ancora chiusa, ma che con delle spregiudicate poesie erotiche sull’omosessualità esorcizza il suo dolore. Chi ha fatto il marine ed ora è semplicemente allucinato.

E poi c’è John. Quando John si esprime, lo fa soprattutto sul trauma dell’abbandono da parte della mamma. Come dice sempre, John sa 4 cose della mamma: è irlandese, ha i capelli rossi, insegna, e lo ha abbandonato. Anche in questa ferita ancora sanguinante John connette i problemi del suo alcolismo.

Come una sorta di Buddha biondo, occidentale ed ironico, Donnie aiuta i personaggi e John a compiere un’ascesa interiore, volta ad un miglioramento. John inizia il percorso psicologico fatto di 12 tappe. Le ultime riguardano il perdono. Il perdono verso sé stesso, e verso coloro che gli hanno fatto un torto. Oltre al percorso psicologico, John trova il piacere nella propria vita anche grazie al disegno, e all’amore di Annu.

Don't Worry

Don’t Worry: un film toccante e leggero

Ciò che colpisce di Don’t Worry è l’assoluta mancanza di pietà e paternalismo insopportabile del politically correct nei confronti dei disabili. John è diventato paralitico, ma è sempre lo stesso irriverente, indomabile uomo dai capelli rossi. Nonostante la sua acquisita disabilità, riesce anche a conquistare una splendida ragazza che gli renderà la vita migliore.

Non solo, John è un bravo vignettista. Le sue vignette, irriverenti come lui, spezzano ogni tabù possibile, e sono molto apprezzate dai giovani, specialmente gli universitari, ma non molto dagli anziani. John riesce a strappare un sorriso, sulla sua sedia a rotelle, nella città di Portland, con le sue vignette in bianco e nero, dall’umorismo cinico e a volte nero. Con la sua arte, Callahan lascia intendere quanto ami non prendersi sul serio, quanto ami la vita e l’ironia, che lo ha letteralmente salvato.

La pellicola non è solo un inno alla vita, alla leggerezza mai superficiale, ma è anche estremamente toccante. In particolare, i dialoghi tra John e Donnie, tra John e Dexter sono commoventi. Continuando il percorso di salvezza personale, John  perdona Dexter, che nel frattempo è diventato una sorta di cuoco insoddisfatto e piegato in due dalla vita. Dexter chiede umilmente scusa a John, ma la gioia più grande dell’uomo è notare che l’amico è felice.

Il dialogo tra John e Donnie, invece riguarda di più la vita del “guru” del gruppo. Quasi come per sdebitarsi del duro lavoro fatto dal maestro per loro, John ascolta l’altrettanto dilaniato interiormente Donnie. Molti anni fa, Donnie si era innamorato di un uomo, ed erano andati a convivere. L’alcolismo di Donnie ha letteralmente distrutto la loro relazione, e Donnie non è mai riuscito a perdonare sé stesso per questo.

Grazie ad un cast strepitoso (Jonah Hill ha dimostrato di essere un attore completo, adatto non solo alle commedie), una regia decennale come quella di Van Sant e l’ironia dissacrante di Callahan, Don’t Worry è un film che va guardato senza pregiudizi, e con il cuore.

Aurora Scarnera