Deadpool è Deadpool. Punto. Non esiste parola o insieme di parole abbastanza magniloquente per riuscire a descrivere appieno ed esaustivamente il personaggio dei fumetti Marvel uscito fuori di prepotenza dalle menti malate e geniali (a dir poco) e dalla matita di Rob Liefeld e dalla penna di Fabian Nicieza e di Joe Kelly. E il film di David Leitch riesce, per immagini, a far comprendere alla perfezione tale concetto allo spettatore, sebbene con una sceneggiatura leggermente più articolata, in Deadpool 2, rispetto a quella del primo film, ma comunque un po’ deboluccia (ma tranquilli, il nostro amato Mercenario Chiacchierone questo lo sa, e farà di tutto per compensare con il suo incredibile carisma e la sua verve).
Il film di David Leitch (già regista di Atomica Bionda e di John Wick) porta con sé attualmente il peso e la responsabilità di dover lottare al botteghino con un altro film blockbusterone mostro sacro che sta dominando ed incassando in tutto il mondo arrivando a superare (anche quello) abbondantemente il miliardo, quell’Avengers Infinity War di casa Marvel Studios/Disney che vede, guarda un po’ la coincidenza, come antagonista/protagonista il Titano pazzo Thanos interpretato anche lì dal sempreverde Josh Brolin, che, come il prezzemolo, che sta bene su tutto, qui veste invece i panni di Cable, cyborg ipertecnologico viaggiatore nel tempo che arriva ai giorni nostri per impedire la distruzione totale della razza umana tutta e di quella mutante. Ad interpretare invece il folle e più politicamente scorretto Merch with a Mouth che ci sia, ritroviamo invece Ryan Reynolds, il cui personaggio di Deadpool sembra essergli stato praticamente cucito addosso anche dato il fatto che Fabian Nicieza e Joe Kelly si ispirarono inizialmente anche un po’ all’attore di Vancouver per tracciarne le fondamenta narrativamente parlando.
Il film vanta una fotografia prevalentemente calda, rilassante e molto vivida (come del resto quasi tutte le pellicole con etichetta Marvel o Marvel Studios, adatte, anche se non particolarmente in questo caso, ad un pubblico prevalentemente giovanile e di famiglie) ed una regia fatta di piani sequenza molto ben studiati durante le sequenze più frenetiche e con il più alto tasso di effetti visivi digitali e CGI, la quale in alcuni frangenti risulta invero molto giocattolosa e cartoonesca, unita però a primi piani che riescono a valorizzare al meglio i vari protagonisti della vicenda, uno su tutti proprio Cable, che, sebbene esteticamente risulti molto diverso da quello del fumetto originale, riesce ad essere godibilissimo e perfettamente digeribile da parte del pubblico proprio attraverso l’interpretazione di Brolin.
L’attrice germano-americana Zazie Beetz, invece, interpreta in Deadpool 2 il ruolo della fortunata Domino, mercenaria assoldata nel gruppo della X-Force formato da Deadpool nel film per cercare di ritrovare Russel, un ragazzino mutante con poteri eccezionali e con grandi problemi d’autostima.
Come già accennato precedentemente, la sceneggiatura di Deadpool 2 risulta essere un po’ monocorde e deboluccia, ma (totalmente) folle al punto giusto data la capacità del personaggio molto nota ai fan di riuscire a rompere la quarta parete e di conseguenza quindi di essere perfettamente consapevole di trovarsi all’interno di un film, con il risultato di ritrovarci di fronte a delle trovate di scrittura, alcune delle quali veramente da antologia, così come lo sono le scene mid-credit al termine delle quasi due ore di girato principale, le quali vanno un po’ a tappare dei buchi di trama dei film precedenti della saga dei mutanti Marvel. E che, ovviamente, finiranno inevitabilmente per strappare ben più di qualche risata.
Parliamo quindi di un film girato a dovere, con tutti i crismi, seppur con qualche piccola sbavatura qua e là, ma divertentissimo, caciarone, adrenalinico e che molto probabilmente farà contenti tutti, amanti della musica dubstep e non.
Antonio Destino
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