Gatto nero e superstizione: perché porta sfortuna?

Gatto nero e superstizione costituiscono, da sempre, un binomio inscindibile. Il piccolo felino domestico, che porta addosso il colore della notte, si trascina dietro il pregiudizio di tempi bui. È stato sin dal passato motivo d’interesse di teorie scaramantiche o che avessero a che fare con la sventura.

Si dice, spesso, che la stupidità e l’ignoranza siano il vero flagello dell’Umanità. Ed è proprio in un clima oscurantista che ha inizio l’avversione verso questo animale. Nel Medioevo, gli si attribuirono significati tetri, negativi ed esoterici, tanto da farlo diventare lo stereotipo della sfiga e della malasorte.

Il significato esoterico del gatto nero

Eppure, nella sua diversità misteriosa che lo avvicina a personaggi ed atmosfere stregate, il gatto nero, in chiave moderna, incarna il senso di tutto ciò che si teme e di cui si ha paura perché non si comprende, in quanto non si conosce. Molti di noi lo scansano evitandolo a vista o, addirittura, cambiano rotta se lo vedono attraversare la strada lungo il proprio cammino, senza rendersi conto di conferirgli così un potere più grande di quanto realmente abbia.

Si tende ad assecondare le dicerie, le credenze popolari fino a diventare vittime di noi stessi e delle nostre irrazionali paure. Paura che, di certo, non sembra avere la bimba che, nel 1969, a gran voce e con tono deciso, reclamava cantando:

“ Volevo un gatto nero, nero, nero … mi hai dato un gatto bianco ed io non ci sto più” all’undicesima edizione dello “Zecchino D’oro”!

Vediamo, però, insieme, perché il gatto nero porterebbe sfortuna; scopriamo perché ha destato nei secoli tanta attenzione e sia diventato un argomento tabù. Dove si nascondono le ragioni storiche di una tale avversione?

Gatto nero
Gatto nero e religione

Gatto nero: storia della superstizione

Le persecuzioni del gatto nero

A partire dal Medioevo fino al 1700-1800, il gatto nero fu concepito come un simbolo legato a poteri oscuri; venne definito dallo stesso Papa Gregorio IX, in un documento ufficiale, come l’incarnazione del Male e, pertanto, perseguitato e condannato ad essere catturato ed ucciso. Successivamente, il Pontefice Innocenzo VIII diede disposizione affinché i gatti neri e i loro padroni fossero arsi vivi. Furono mandati al rogo insieme alle streghe e alle scope di saggina (ritenute altro strumento di malefici).

Durante la notte di San Giovanni, il gatto nero veniva bruciato nelle pubbliche piazze. Molti gatti chiusi in ceste di paglia vennero sterminati in nome di un cristianesimo intriso di assurdo fanatismo che aveva in pugno le semplici menti di una folla inconsapevole, assopita nel torpore della coscienza addormentata. Fedeli asserviti ad un potere bigotto e conservatore, avido di ricchezza che governava nel delirio delle assurdità.

In questo torvo clima clericale, il gatto nero fu considerato una rappresentazione diabolica che si credeva comparisse qualora uomini e donne, ritenuti eretici, svolgessero riti pagani. Solo con l’avvento dell’Illuminismo, il gatto nero, calato in una visione razionalistica e scientifica, ebbe finalmente tregua e non fu più bistrattato come prima, seppur il marchio finì per seguirlo nelle sue vite future!

La rivalutazione

Nel 1800, la presenza del gatto in generale venne addirittura rivalutata; si ipotizzò che l’aver decimato questo principale predatore di topi, fosse stato uno dei tanti fattori che avevano contribuito alla diffusione in Europa della peste. Molti secoli prima, il gatto, presso le civiltà mesopotamiche, raffigurava un animale sacro.

Nell’antico Egitto era concepito come il guardiano dell’Ade e un tramite tra il mondo terreno e l’aldilà, nonché simbolo della dea Iside. Portatore di fortuna, fertilità, associato alla luna e al mondo femminile. Incarnazione anche della morte intesa come trasformazione dell’anima proiettata verso una vita ultraterrena.

Anticamente, si credeva fosse magico. Il suo pelo scuro ricordava la notte e, i suoi occhi luminosi le stelle, per questo era anche metafora di luce che illumina le tenebre, allegoria della contrapposizione bene e male, noto e ignoto. Secondo la tradizione, esso congiungerebbe il mondo reale a quello spirituale; avrebbe la capacità di percepire energie e presenze, di vedere gli spettri in una dimensione parallela.

Gatto nero: leggende e credenze popolari

Gatto nero
Gatto nero e sfortuna

Tra le leggende più comuni diffuse nel folklore, prima tra tutte vi è quella risaputa, secondo cui qualora un gatto nero ci attraversi la strada, qualcosa di nefasto sta per accaderci.

Credenza, inoltre, vuole che lasciare dormire accanto a sé un gatto nero possa essere mortale. Avrebbe la capacità di esistere tra il mondo dei vivi e quello dei morti e questo spiegherebbe anche il frequente andare e venire, apparire e scomparire dei gatti che hanno uno stile di vita alquanto indipendente ed enigmatico. Non si sa mai dove vanno quando non si vedono!

Una leggenda popolare narra che di martedì grasso è raro scorgere nei paraggi un gatto nero poiché intento a festeggiare con il diavolo. Nell’Europa del nord, il mito vuole che 20 gatti neri trainassero il carro della dea Freja, mentre la dea Holda galoppava in groppa a un gatto nero, seguita da vergini su gatti bianchi. Si dice, poi, che durante uno dei primi sabbah le streghe fossero travestite proprio da gatto nero.

Voltaire, nel suo dizionario filosofico, parlando di stelle, sottolinea che mai si vide la costellazione di un gatto, come se questo animale fosse stato bandito dal cielo. Tra atavici manoscritti di riti magici è stato ritrovato l’impiego del gatto nero per la preparazione di una pozione sull’invisibilità ed, infine, interessante è la teoria di Hartmann sui nodi.

Il geobiologo parla di particolari punti energetici sulla superficie terrestre, sui quali se una persona vi sosta per lungo tempo, potrebbe avvertire il peso di una strana stanchezza, sentire un senso di oppressione e avere repentini cambi d’umore. Tali studi, insieme alla pet-therapy, sostengono che i gatti amino dormire proprio in questi punti-nodo di cui ne assorbono la forza negativa.

Conclusioni

Nella sua estrosa stravaganza, questa potrebbe essere un’idea e un buon motivo per adottare un gattino e perché no, magari nero come la notte che taluni temono! Oltre ogni superstizione e pregiudizio!

Pasqualina Giusto

Bibliografia: