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Kobane Calling: il fumetto-diario di Zerocalcare

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Chi sono i curdi? Dove si trova Kobane (da non pronunciarsi come “Cobain”, il famoso Kurt dei Nirvana), e perché è importante? Cos’è il Rojava? Cosa significano sigle come YPG e YPJ? E cosa c’entra il PKK? E per quale motivo Zerocalcare, dalla sua amata Rebibbia, è finito a pochi chilometri da uno dei più sanguinosi conflitti della storia contemporanea?

Le tappe del viaggio di Zerocalcare

La risposta a queste domande (e a molte altre) si trova nel fumetto-diario di viaggio “Kobane Calling”, scritto e disegnato da Michele Rech, in arte Zerocalcare, e pubblicato dalla Bao Publishing. Il noto fumettista di Rebibbia qui si discosta dalla narrazione del suo quartiere e della sua vita personale per raccontare dei suoi due viaggi tra il novembre del 2014 e luglio 2015 sul confine turco-siriano e nello stato democratico del Rojava (ossia il Kurdistan siriano), quest’ultimo non ancora riconosciuto ufficialmente a livello internazionale.

La prima volta ci andò per offrire aiuti umanitari a Mehser (Turchia), un villaggio distante da Kobane poco più di “tre fermate di metro, tipo Rebibbia-Santa Maria del Soccorso”(citazione dal fumetto). Proprio in quel periodo, le due unità di protezione del  popolo curdo (YPG di genere misto, e YPJ femminile) riprendevano metro dopo metro la città di Kobane, assediata dai combattenti di Daesh (Isis).

Nel secondo viaggio, Rech e i suoi amici riuscirono effettivamente a entrare in Rojava e a raggiungere Kobane ormai liberata. Non prima però di aver fatto tappa in Iraq, sui monti di Qandil, dove si addestravano i guerriglieri del PKK (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, schedato nelle liste del terrorismo internazionale su richiesta del governo turco).

Tutto qui? No, c’è molto di più. Ci sono persone e luoghi, ognuno con una propria storia; ci sono le guerriere dell’YPJ (quelle vere, non quelle narrate occasionalmente dai media principali) e la loro comandante, Nasrin. E ancora, ci sono le ingiustizie, le repressioni e le contraddizioni del governo di Erdogan, soprattutto a discapito del popolo curdo. E molto altro ancora.

Oltre i (propri) confini

Bisogna dire prima di tutto che questo fumetto non vuole essere “un trattato di geo-politica”: in questo racconto Michele Rech parla sempre dal punto di vista della propria esperienza e di quella dei suoi compagni di viaggio, di ciò che ha sentito e visto, discostandosi solo occasionalmente per raccontare le storie delle persone che ha incontrato e che l’hanno accompagnato durante i suoi viaggi. Insomma, parla solo di ciò che sa. Dunque niente sensazionalismo, solo fatti e riflessioni quanto mai lucide e accurate.

Perché è questo uno dei punti di forza di Zerocalcare. Forse non sarà uno dei più grandi disegnatori viventi (lui stesso si è auto-criticato in diverse occasioni), per quanto i suoi personaggi siano sempre espressivi e abbiano un’ottima “recitazione”. Ma sono la narrazione, i dialoghi che Zerocalcare utilizza a colpire maggiormente chi legge i suoi fumetti. Fin dai tempi di “La Profezia dell’Armadillo” Michele Rech ha saputo trasmettere emozioni, a far ridere, e molto spesso riflettere, attraverso il suo linguaggio naturale e diretto.

E in “Kobane Calling” il fumettista romano è andato anche oltre: ha abbandonato le sue certezze, ciò che conosceva meglio (Rebibbia, i suoi amici e le vicende personali) per scoprire realtà nuove e per poterle raccontare, anche con l’aiuto dei suoi compagni di viaggio e della comunità curda.

Ha conosciuto persone che hanno visto i propri cari morire davanti a loro, che hanno subito ogni genere di violenza, che combattono e rischiano la vita ogni giorno, o che sono scomparse (come Ayse). È andato in luoghi che si sentono nominare fugacemente nei notiziari di tutti i giorni, ma che solo chi ci è stato può conoscere realmente. Ha conosciuto il Rojava, o Sistema Federale Democratico della Siria del Nord, baluardo di democrazia e garante dei diritti umani in mezzo ai vari militarismi e fondamentalismi e le loro assurde guerre.

Leggere “Kobane Calling” non equivale di certo a intraprendere questo viaggio di persona, e ci mancherebbe. Non tutti nella vita potranno andare in Rojava, parlare con i guerriglieri curdi e sviluppare una dipendenza patologica da tè chai. Ma in qualche modo, attraverso le sue parole e disegni, Zerocalcare riesce a portare il lettore proprio lì. A tre fermate di metro da un’utopia possibile.

Flavia de Vita

Fonti

Michele Rech, Kobane Calling

Zerocalcare.it

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Flavia De Vita

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