Il delirio di potere in “One for the Road” di Harold Pinter

Harold Pinter, ritenuto uno dei maggiori drammaturghi inglesi della seconda metà del Novecento, è stato un poliedrico artista di teatro. Oltre all’attività di attore (calca, da giovane, i palcoscenici inglesi col nome d’arte David Baron) e di regista (diventa, nel 1973, regista associato per il Royal National Theatre di Londra), si annoverano nella sua immensa produzione sceneggiature, romanzi e raccolte di poesie. Accanto a Samuel Beckett, il cui linguaggio drammaturgico esercita una notevole influenza sulla stesura dei suoi primi testi teatrali, Eugene Ionesco e Jean Genet, è incluso da Martin Esslin tra i fondatori capostipiti del “Teatro Dell’Assurdo”. Con la suddetta etichetta, coniata dallo stesso Esslin nel suo omonimo testo e divenuta ormai fondamentale negli studi di critica letteraria e teatrale, ci si riferisce a una serie di testi teatrali novecenteschi che elaborano artisticamente il concetto filosofico dell’assurdità dell’esistenza.

Pinter e Beckett

Nei primi anni della sua produzione drammaturgica, il principale riferimento di Pinter è il più vecchio Samuel Beckett. A legarli sono una visione basata sull’insensatezza della vita, la rappresentazione di un mondo senza Dio e senza speranza, l’utilizzo distorto del linguaggio quotidiano che spesso conduce a situazioni illogiche e contraddittorie. A differenziarli, invece, è il contesto storico e sociale in cui si svolgono i drammi: mentre i personaggi e le storie di Beckett sembrano essere sospesi in una realtà priva di specificità, quelli di Pinter assumono al contrario forme e dimensioni precise, identificabili.

La svolta politica degli anni ’80

Non è così, tuttavia, per “Il Bicchiere della Staffa” (“One for the Road”), opera teatrale che condensa in poche pagine una difficile materia politica quale la tortura e l’abuso di potere. Scritto nel 1984, il dramma rappresenta accanto a “Il Linguaggio della Montagna” (“Mountain Language”) la svolta verso una produzione drammaturgica più spiccatamente politica e impegnata. Nel dramma è affrontato il tema della violenza fisica e psicologica esercitata da un uomo di potere nel tentativo di sopraffare le libertà individuali e i diritti civili: Nicolas, molto probabilmente un commissario di polizia, interroga i coniugi Victor e Gila, e il loro figlio di sette anni, sopraffacendoli con le sue parole intimidatorie e le sue insistenti, martellanti domande. Non è esplicitato il motivo dell’interrogatorio, che sembra invece vertere su questioni intime della vita dei personaggi.

IPinterl contenuto dei drammi politici

La mancanza di una collocazione geografica e temporale dà la possibilità di immergere la vicenda nei più svariati contesti. Le opere politiche di Pinter rimangono, infatti, enigmatiche e indeterminate se paragonate alla specificità politica solitamente associata al political drama. Tuttavia, alcuni critici hanno intravisto nei numerosi riferimenti all’ambito del cricket la possibilità di legare l’opera al contesto inglese: tale sport rappresenta, infatti, il tema di conversazione preferito dai servizi civili inglesi.

Abuso e delirio di potere

Fonte principale della violenza che traspare costantemente dalle parole e dai gesti del presunto commissario di polizia – emblema di un semplice, e anonimo, funzionario di stato che si erge a Dio onnipotente – è l’abuso di potere. Nel corso della breve vicenda, Nicolas sembra animato da un esaltato delirio di potere, attraverso cui si delineano le contraddizioni e le psicosi del potere e di chi lo detiene. Nella sua alterata visione della realtà che, nel testo di Pinter, si riduce alle mure della caserma di polizia, egli ritiene di rappresentare Dio. «God speaks through me» afferma all’inizio della sua conversazione con Victor, più rassomigliante a un monologo che a un dialogo tra due persone. A un’attenta analisi, la superiorità del commissario si svela anche nel suo detenere con prepotenza e con continuità il ruolo principale nell’interrogatorio. Poche possibilità di risposta sono concesse agli interrogati, che replicano con battute secche e brevi.

Lo spazio del dramma e le contraddizioni del potere

Lo spazio assume estrema importanza nel dramma di Pinter: solo nelle strette mura del commissariato di polizia, e delle singole stanze in cui si svolgono i tre interrogatori, Nicolas può detenere ed esprimere con violenza il suo potere. Così, la sua figura, che lui cerca così insistentemente di innalzare a una sorta di divinità sociale, è ridotta a quella di un uomo piccolo e banale. Pinter sembra tratteggiare il volto mediocre e meschino dell’uomo di potere, che abusa delle sua facoltà per un insensato delirio di onnipotenza. E, proprio per la mancanza di una precisa e marcata contestualizzazione, il dramma di Pinter offre una lettura interpretativa per diversi regimi dittatoriali passati e moderni.

Salvatore Cammisa

Fonti:

Harold Pinter, Il Bicchiere della Staffa e Monologo, Torino, Einaudi, 1985
The Cambridge Companion to Harold Pinter, a cura di Peter Raby, Cambridge, Cambridge University Press, 2009