L’Università e la scienza medievale: quale il suo contributo?

Quale fu il contributo della scienza medievale? La Rivoluzione scientifica sarebbe stata possibile senza la filosofia naturale del Medioevo?

Per secoli si è pensato alla scienza medievale come ad una pseudoscienza, caratterizzata solo da astratte ed inutili speculazioni filosofico-teologiche. Niente a che vedere, quindi, con la scienza moderna che siamo abituati a conoscere. Senza voler sminuire l’importanza epocale della Rivoluzione scientifica del XVII secolo, studiosi come Edward Grant hanno messo in crisi il paradigma di una scienza moderna nata dal nulla e –  quasi per caso – nell’Occidente cristiano.

Un nuovo approccio per la scienza medievale

L’approccio di Grant, in pubblicazioni come Le origini medievali della scienza moderna (Einaudi, 2001) è a dir poco innovativo e originale. Infatti, il docente di Storia e Filosofia delle Scienze dell’Indiana University non si limita, come si fa di solito, a mettere in evidenza quelle che furono idee anticipatrici di alcuni pensatori medievali. Questo contributo fu certamente presente, ma non è essenziale per la tesi di Grant. Il contributo fondamentale della scienza medievale fu infatti la creazione di un contesto favorevole al sapere scientifico, senza il quale non sarebbe stata possibile la Rivoluzione scientifica. Grant parla di tre prerequisiti contestuali: le traduzioni, le Università, la filosofia teologico-naturale.

Le traduzioni

Gran parte della letteratura scientifica era in lingua greca, ma da tempo questa era ormai sconosciuta all’Occidente cristiano. I Latini però non mancarono di rendersi conto della latinorum penuria quando entrarono in contatto con la civiltà araba che da tempo aveva ultimato le traduzioni di molti pensatori greci, fra i quali Aristotele. Anche in seguito alla Reconquista si venne a creare una vera e propria ondata di traduzioni in latino dall’arabo e dal greco nel corso del XII secolo. Fu così che arrivarono anche in Occidente le opere di Aristotele, di Archimede, di Euclide, di Galeno e tanti altri, insieme anche ai vari commentari.

La cultura pagana tra Cristianesimo e IslamScienza medievale

Questo evento pone già un problema significativo: come fu possibile una accoglienza così entusiasta di opere di pagani, in un contesto così fortemente cristiano? Perchè la Chiesa ne permise la diffusione quando queste contenevano idee pericolose?

Per rispondere a questa domanda, Grant fa un passo indietro, ai primi secoli del Cristianesimo. La diffusione della nuova religione fu molto lenta, quasi quattro secoli, costringendo i Cristiani furono in una posizione di subalternità nei confronti della cultura pagana. La cultura pagana venne così inevitabilmente assimilata e fatta propria dai cristiani, cosa che non avvenne nella civiltà islamica a causa della sua impetuosa diffusione militare.

La nascita dell’Università

Le Università furono il prodotto della rinascita dei secoli XI-XII. Già diverse civiltà antiche avevano conosciuto un certo sviluppo scientifico, tuttavia nessuna di esse produsse mai qualcosa di simile all’istituzione universitaria. Esistevano quattro facoltà: quella delle arti; di filosofia naturale; di medicina; di teologia. Le sette arti erano: grammatica, retorica e logica (trivium); aritmetica, geometria, astronomia, musica (quadrivium). Le sette arti liberali erano le ancelle della filosofia naturale.

Un’istituzione internazionale

Scienza medievale
Archimede

Si trattava quindi di un curriculum prevalentemente scientifico, e ciò mette in evidenza lo stretto legame fra la nascita dell’Università e le traduzioni, che pure erano state di argomento prevalentemente scientifico.

Le Università disseminate in tutt’Europa avevano un carattere internazionale grazie all’uso del latino che permetteva ai professori di spostarsi senza difficoltà da un’università all’altra, permettendo una forte circolazione delle idee. Le università modellarono la vita intellettuale occidentale creando un clima favorevole alla ricerca scientifica.

Anche in questo caso la Chiesa ebbe un ruolo determinante perché, anche qui, non solo non si oppose alo sviluppo dell’Università, ma addirittura ne fondò alcune (come fece Bonifacio VIII con la Sapienza di Roma). Le Università, e così tutta la cultura medievale, furono caratterizzate da un amore per il sapere come valore intrinseco che non venne mai più meno nella civiltà occidentale cristiana.

I filosofi teologico-naturali

L’emergere di questa categoria ebbe un ruolo importantissimo. Erano esperti sia di teologia sia di filosofia naturale. Nota Grant:

Se i teologi nelle università avessero deciso di opporsi alle dottrine aristoteliche perché pericolose per la fede, esse non avrebbero potuto diventare il nucleo essenziale dell’insegnamento nelle università europee.

Scienza medievale
Raffigurazione di Aristotele

Essi erano convinti dell’utilità della filosofia naturale anche per la teologia, ma nelle loro ricerche non confusero mai le due discipline, rifiutando la tentazione di creare una “scienza cristiana”. I testi biblici non venivano usati per dimostrare le verità scientifiche, erano argomenti persuasivi e non dimostrativi. I filosofi teologico-naturali godevano di un notevole livello di libertà di ricerca, anche perché non erano molti gli argomenti che potevano essere veramente pericolosi per la fede e c’era il modo di affermare alcune teorie senza pericolo.

Ettore Barra