Recensioni di spettacoli

Peccato che fosse puttana di John Ford per il NTFI

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John Ford in Galleria Toledo

A sentirli parlare, Giovanni e Annabella, sembrano due ragazzi qualsiasi travolti da una passione giovanile e da un amore sincero che li trascina nel melenso oltre la ragione. Insomma, la decantazione di un sentimento puro in versi e strofe amorose, in semplici rituali di corteggiamento, che rischia di trascinare il pubblico e a tratti di fargli accantonare quello che è il vero fulcro della faccenda, il misfatto intorno al quale si incendia la vicenda e si snatura la tragedia. Il peccato, come centro dominante della rappresentazione, viene sottolineato fin dal primo ingresso del primo attore in scena, non a caso un monaco, un uomo di chiesa, un precettore, che chiarisce fin dall’ inizio che esiste un dramma, e quale questo di preciso sia: Giovanni e Annabella sono fratelli, hanno lo stesso cognome, lo stesso padre, lo stesso sangue. E intorno a questo centro dominante dell’azione iniziano a girare vorticosamente gli avvenimenti, gli intrighi e tutti gli altri personaggi. La piecè descritta è Peccato che fosse Puttana, capolavoro che John Ford firmava nel 1633 e che oggi ritrova vita nell’ambito del Napoli Teatro Festival, presso la Galleria Toledo, nell’adattamento di Nadia Fusini e per la regia di Laura Angiulli.

Peccato che fosse puttana – John Ford

Lo spettacolo deve la sua buona riuscita non solo alla competenza della regia e degli attori, ma a quel fattore ancestrale che caratterizza la penna del drammaturgo elisabettiano, quella fusione di abbandono al  peccato e dominio della passione che inevitabilmente si scontrano nel territorio comune della ricerca di libertà e autonomia, da contestualizzare anche nel periodo storico in cui Ford scriveva. La ricerca di totale indipendenza nell’assecondare i propri desideri oltre qualsiasi legge morale, etica o statale trascina i personaggi inevitabilmente nel territorio del male, ma con le motivazioni del bene, dell’amore, in una confusione che complica l’interpretazione anche al pubblico più attento. Uno spettacolo che nel XVII secolo, come ancora oggi, si trova al crocevia fra il dimostrare allo spettatore/cittadino le atroci conseguenze della libertà personale assoluta al di fuori di ogni regola, l’orrore che spetta a chi non impone un freno al vizio e al desiderio, e l’esaltare la piena facoltà di libero arbitrio come bene supremo e non sopprimibile da nessuna gerarchia statale, religiosa o naturale.

Peccato che fosse puttana – John Ford

 La componente del male è parte integrante se non protagonista della vicenda, aleggia nell’aria e la definisce quale tragedia, ma non è essa stessa tanto verace e unica in scena da riuscire a  prendere il sopravvento sul tutto e da finire per connotare i due personaggi come semplicemente “negativi”. Anzi, il loro trasporto emotivo rischia di portare a tratti lo spettatore più sentimentale a dimenticare l’incestuoso peccato e parteggiare quasi per quello che, isolato per un attimo dal contesto, non è altro che amore. Eppure il vizio aleggia e si palesa in alcuni personaggi ambigui come il peggiore dei peccati, quasi a non far mai dimenticare allo spettatore che nonostante le molteplici sfaccettature degli esseri umani e le più svariate motivazioni che si celano dietro ogni azione e che possono essere giustificate o condannate a seconda della prospettiva di visuale, il perno centrale  della vicenda resta il male, la ricerca di una libertà negativa fautrice solo di morte crudele. Molto idonea la scenografia, semplice e precisa, di Rosario Squillace, se non anche la scelta del teatro stesso in quanto “galleria” Toledo. Apprezzabile la scelta della musica che accompagna alcune scene dal vivo, con il suo supporto suggestivo ma non invadente, Affidata a Pasquale Bardaro. Poco naturalistica e non per forza vincente la scelta di un cast quasi sempre in scena al completo, in “panchina”, ma comunque presente nell’attesa della propria apparizione. Nel complesso, un ottimo lavoro dalle molteplici interpretazioni ed altrettante suggestioni.

Letizia Laezza

Peccato che fosse puttana- Galleria Toledo (sito ufficiale)

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Letizia Laezza

Letizia Laezza nasce a Napoli nel 1993, si laurea in lettere moderne nel 2015 e continua gli studi magistrali in discipline dello spettacolo presso la Federico II. Studia con Carlo Cerciello presso il teatro Elicantropo, ed inizia a collaborare con la redazione "laCOOLtura" nel 2016, occupandosi nello specifico della sezione teatrale.

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