Napoli e Campania

Carro: grano che diventa arte a Fontanarosa

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Carro deriva dal latino “carrum” e sta ad indicare l’antico carro agricolo trainato da buoi.

A Fontanarosa (Av), il Carro rappresenta l’obelisco di paglia, parte integrante della solida e fervida tradizione del piccolo borgo irpino. Alto 28 metri, ha una struttura in legno ricoperta da pannelli decorati con “culmi” (giunchi di grano) sapientemente lavorati a mano e, posto sul “carrettone” che viene trasportato da due coppie di buoi.

Carro-Fontanarosa (Av)

Ogni anno, il 14 agosto, si assiste alla tirata da parte degli orgogliosi fontanarosani ed il Carro sfila per le contrade del paese. Momento carico di folklore e spiritualità, esso precede il Ferragosto e si riallaccia alla secolare tradizione degli antichi riti di ringraziamento per la mietitura. Simbolo di fede e devozione, occasione di unità popolare, oltre che evento di attrazione, il grande Carro è un’opera d’arte di inestimabile valore, che esalta l’ingegno dell’Uomo e la semplicità della spiga di grano, la cui forma è facile riscontrare nella struttura architettonica dell’obelisco.

Carro: origini

Buoi-14 agosto-Fontanarosa

Il Carro di Fontanarosa risale al XVI-XVII secolo, da quando si è tramandata l’arte di intrecciare la paglia inumidita per ottenere: trecce, bastoni, lacci, tele etc. che, cuciti insieme, formano capitelli, guglie, fregi, manti e colonne, i quali, seguendo un preciso assemblaggio, sono fissati su telai di legno ben progettati.

Le origini della tradizione vanno, però, ricercate in un passato molto più lontano, quando i popoli meridionali erano soliti offrire le primizie dei raccolti alle divinità. Presso i Romani, vigeva il culto del dio Pale e della dea Cerere/Mefite: il primo era protettore dei pastori ed a lui si offrivano latte e focaccia; la seconda era la dea della fertilità, raffigurata in piedi con una falce in una mano e un fascio di spighe nell’ altra, a lei venivano portati in dono i frutti del lavoro dei campi, nei mesi di aprile-agosto-ottobre, durante cerimonie solenni, tra canti, danze e riti orgiastici.

Particolare- Carro di Fontanarosa (Av)

Con il passaggio dal rito pagano a quello cristiano, il culto si spostò sulla figura mariana e, gli agricoltori, su un carro adornato di spighe, portavano parte del raccolto alla Madonna, la cui effige era impressa al vertice del primo Carro rustico. Nell’ ‘800, il Carro dedicato all’ Assunta diventa un’opera d’arte eclettica ed originale grazie al genio del maestro falegname Giuseppe Martino. Costui ebbe due figli, Generoso e Stanislao, che proseguirono il lavoro di bottega del padre e divennero i veri ideatori dell’obelisco di paglia, in chiave più moderna. Il primo Carro, in assoluto, fu quello di Fontanarosa, seguito da quello di Mirabella Eclano.

Benedizione buoi

L’obelisco, presso gli antichi Egizi, era un monumento commemorativo, in legno o pietra, che veniva posto all’ ingresso dei templi. Dall’ Egitto, tali opere furono imitate in Etiopia e a Roma, fino a riscontrarne anche a Napoli (basti pensare l’obelisco di Piazza del Gesù). A questi modelli si ispirarono i fratelli Martino per realizzare il loro Carro di paglia e legno. Nel 1865, Stanislao si trasferì a Mirabella e qui continuò l’usanza fontanarosana, allestendo un altro Carro con uno stile barocco differente da quello di Fontanarosa più slanciato.

Carro nel tempo

Evoluzioni nel corso della storia

Il Carro di Fontanarosa conserva un gusto gotico ma, si ritiene che il primo obelisco dei Martino avesse uno stile manieristico; alto 20 metri, con uno schema esagonale e registri formati da: base, “funnati” (facce del Carro con nicchie contenenti una statua), colonne e cornicioni. Era composto da sette registri, in cima la statua della Madonna della Misericordia e, in uno dei funnati, vi era la statua di Padre Fontanarosa.

Nel 1889, l’obelisco fu distrutto da un incendio e ne fu costruito un altro, di cui non si ha notizia. All’ inizio del ‘900, un ulteriore Carro fu progettato da Leopoldo Schettino che rivoluzionò quello dei Martino: le sei facciate si ridussero a quattro e, in uno dei funnati, fu inserita la statua dell’Italia. Nel 1907 cadde e, durante il Fascismo, l’opera diventò più piatta, cupa e lineare. Dopo gli anni ’20, le modifiche dell’obelisco furono affidate a Giuseppe Cerundolo e fu introdotta la fontana, simbolo dello stemma del paese, insieme ai vasi con fiori e alle sculture di Raimondo Pasquariello.

14 agosto- Fontanarosa

Nel 1931, il Carro viene portato in mostra ad Avellino e donato al Principe Umberto. Negli anni ’50, fu restaurato da Mario Ruzza e, nel 1971, egli realizzò l’opera che oggi conosciamo, con il contributo e l’esperienza di Luigi Cosato e Raffaele Petroccione.

Il Carro attuale, che il 14 agosto parte da via I° Maggio per arrivare alla “Ponta de la selece”, è esposto presso il “Museo civico delle produzioni artistiche e dell’artigianato popolare” di Fontanarosa.

Carro e Ferragosto Fontanarosano

Cupola

Il rito del Carro è il risultato di un lavoro genuino che si tramanda da generazioni. La paglia intrecciata è poesia scritta con il grano. Intorno al monumentale obelisco si ritrova la comunità fontanarosana, fiera della sua tradizione che sfida il tempo e la globalizzazione.

La festa si apre con il trasporto del “carrettone” (28 luglio), il quale con due ruote di legno rivestite d’acciaio, fa da basamento e facilita, grazie alla “martiniccia” il movimento; segue la giornata dell’innalzamento della cupola (3 agosto); il trasporto delle “Gregne” (4 agosto) e la Grande Tirata del 14 agosto che precede la giornata di processione solenne (15 agosto).

Momenti di intensa emozione e vitalità per il borgo normanno, allietati da musica, gastronomia e fuochi d’artificio.Un’occasione da non perdere!

Pasqualina Giusto

Bibliografia:

Nicola Gambino, Fontanarosa e la Madonna della Misericordia

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Pasqualina Giusto

Nata il 12 Settembre 1985. Vive in Irpinia, terra a cui sono ispirati molti dei suoi articoli. Ha frequentato la Facoltà di Scienze Giuridiche presso" Università degli Studi del Sannio" e la Facoltà di Lettere Moderne presso la "Federico II". Appassionata di tradizioni e cultura popolare, ha all'attivo un'esperienza come redattrice per la testata online "La Cooltura" nella sezione "Folklore".

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