Mimmo Jodice: la fotografia è diventata arte

“Nato per vedere, chiamato a guardare” (Goethe)

Il Museo Madre di Napoli ospiterà nella primavera del 2016 una retrospettiva dedicata al maestro napoletano. Saranno esposte  più di cento opere che ricostruiscono la carriera di Mimmo Jodice.

Questo importante avvenimento non poteva svolgersi se non a Napoli.  La città natale del maestro è ciò che ha determinato la sua produzione, la costante che caratterizza i ‘progetti’ ed è il luogo che l’ha educato a ‘guardare’.

Mimmo Jodice: dagli esordi al successo

Nato nel 1934, Mimmo Jodice  si forma negli anni Sessanta presso l’Accademia di Belle Arti. È proprio in quegli anni che il maestro debutta come fotografo ed entra in contatto con Lucio Amelio, gallerista napoletano, che fu uno dei protagonisti del mercato dell’arte contemporanea a livello internazionale. Grazie a quest’importante figura, il maestro incontra personalità che avrebbero condizionato in maniera incisiva il panorama artistico come  Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Jannis Kounellis, Sol LeWitt, Hermann Nitsch. Tali contatti gli consentono di crescere e quindi sperimentare. La creatività in quegli anni era il tema fondante delle produzioni artistiche e la scelta di applicarla anche nella fotografia, che, all’epoca, non aveva ancora assunto una dignità artistica  pari a quella delle altre tecniche, si rivelò per il maestro una scelta coraggiosa.

Mimmo Jodice incomincia così la sua attività di fotografo e soprattutto comincia a ‘guardare’ Napoli. Fin da quando era giovane aveva ‘visto’ la città come un ragazzo comune, che viveva nel quartiere popolare della Sanità. A partire dal 1971, ‘guarda’ la metropoli, realizzando opere sul disagio sociale determinato dall’ epidemia di colera, materiale che costituì poi il volume Mezzogiorno. Questione aperta. A partire dal 1980 questa fase  si arresta e all’interno delle sue opere l’uomo scompare  e domina la scena urbana. (vol. Vedute di Napoli 1980).  Grazie all’incontro con il noto archeologo Georges Vallet, Jodice intraprese un altro tipo di progetto, in cui l’elemento archeologico è dominante. L’effettiva consacrazione del maestro nel panorama artistico internazionale avviene nel 1995, quando esce in due edizioni straniere il volume Mediterranean/Mediterraneo, a cui seguì una mostra  ospitata nelle sedi più importanti a livello internazionale.

Mimmo Jodice, Opera nr.47, 1980, Vedute di Napoli
Mimmo Jodice, Opera nr.47, 1980, Vedute di Napoli

“Cercare l’ipotesi di un mio viaggio nel passato, dove incontro le persone , le città e i luoghi”.

Napoli è una città in cui l’elemento antico è ovunque. L’interesse del maestro per il mondo archeologico, in quanto ‘avvolto dall’antichità’,  è stata una conseguenza quasi naturale.

L’apporto culturale dell’artista si fa ancora più prezioso se si pensa alle opere permanenti che ha lasciato nella sua terra d’origine e che sono alla portata di tutti.

Al  Museo di Capodimonte è presente dal 1996 una sezione fotografica dedicata al maestro che, tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento, ha ritratto le differenti personalità del mondo artistico internazionale  con la capacità di far emergere  i loro tratti più distintivi.

Nella stazione metropolitana di Museo un passante distratto è accompagnato da una serie di scatti dell’artista, che sembrano assecondare il ritmo frenetico dei cittadini. Ancora una volta si tratta di soggetti provenienti dal mondo antico e di un omaggio al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Tra questi emergono gli Atleti della Villa dei Papiri di Ercolano, opera in cui Jodice si confronta col soggetto antico:  le luci e le ombre, determinate dal  bianco e nero della fotografia, sembrano rafforzare le intenzioni espressive dello scultore. Gli Atleti si animano, sembrano davvero correre e, attraverso lo sguardo intenso dei loro occhi, esprimono la loro determinazione.

Mimmo Jodice, Atleti della Villa dei Papiri, 1934, installazione 2005, corridoio stazione metropolitana Museo, Napoli.
Mimmo Jodice, Atleti della Villa dei Papiri, 1934, installazione 2005, corridoio stazione metropolitana Museo, Napoli.

È così che Jodice guarda l’antico, spoglia il reperto dal suo essere semplicemente documento archeologico, per farlo divenire vita, racconta una storia ed entra in comunicazione con l’uomo moderno. Compie  un lavoro di valorizzazione del pezzo antico, che esce da quegli spazi espositivi per dialogare con la realtà esterna ed entra a far parte del quotidiano.

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Mimmo Jodice, Napoli 1977, Figure del sociale.

Mimmo Jodice ha imparato, attraverso la fotografia, a guardare, apprezzando l’idea di una visione lenta, che gli consenta di scegliere quelli che saranno i suoi progetti futuri. Le luci e le ombre create scoprono una realtà nascosta. La fotografia riacquista dignità nel linguaggio dell’arte e diviene lo strumento utile all’applicazione di idee meditate  profondamente, che escludono l’idea d’improvvisazione.

Con questa retrospettiva l’artista torna dove tutto è cominciato, dove ha celebrato i suoi primi successi nel mondo, nel luogo in cui ha lasciato dei ‘tesori’ permanenti.

Fonti:

METRO ART: http://www.anm.it/index.php?option=com_content&task=view&id=98&Itemid=175

Mimmo Jodice: http://www.mimmojodice.it/

Catalogo : Museo di Capodimonte, Touring Club Italiano,  a cura di Mariella Utili, Touring Editore, 2002, Milano