Perugia venne conquistata dai Romani nel II secolo d.C. che le diedero il nome di “Augusta Perusia”. Con la caduta dell’Impero Romano, la città subì molte invasioni e solo nell’XI secolo si costituì come Libero Comune assumendo l’assetto urbano che ancor oggi la caratterizza. Modernità e tradizione si fronteggiano da sempre nella città di Perugia, un luogo in cui monumenti antichi e moderni convivono all’interno di un mosaico urbano dalla bellezza impareggiabile. Al centro di Piazza IV Novembre sorge questa splendida Fontana, una delle più celebri d´Italia e simbolo della Perugia medievale.
La Fontana Maggiore venne costruita tra il 1275 e il 1278, su disegno di Nicola e Giovanni Pisano, per ricevere le acque provenienti dall’Acquedotto del Monte Pacciano. Giovanni Pisano nacque a Pisa 1248 e morì a Siena dopo il 1314, nel 1278 ebbe larga parte nei lavori della Fonte di Piazza a Perugia, il cui impianto architettonico è dovuto a Nicola, ma dove l’influsso di Giovanni è presente, sia pure in maniera non completamente accertata, in molte sculture e rilievi. In seguito, secondo la tradizione, si sarebbe recato in Francia (tale viaggio tuttavia non è documentato) visitando, tra l’altro, la cattedrale di Reims, allora in costruzione: ciò spiegherebbe gli influssi transalpini evidenti nella sua opera, rispetto al maggiore classicismo del padre.
I due artisti vollero la Fontana su una gradinata circolare, costituita da due vasche di pietra rosa e bianca, sormontate da una conca di bronzo. Da qui spuntano tre ninfe che sorreggono un’anfora dalla quale sgorga l´acqua. La vasca superiore poggia su delle colonnine dalle quali si elevano statue raffiguranti personaggi correlati alla fondazione mitica della città; la vasca inferiore, invece, è decorata con cinquanta formelle che raffigurano il calendario dei lavori agricoli, alcuni episodi biblici, storici e mitologici, i due simboli della città (il grifo), del partito guelfo (il leone) e dell´impero (l´aquila). Chiudono la rassegna le sette arti liberali e la filosofia. Singolare la presenza nelle formelle di due scene tratte dalle favole di Esopo (gru & lupo e lupo & agnello).
Dopo l´ultimo restauro, oggi possibile ammirare l´opera in tutto il suo originario splendore. L’artista lascia la sua firma su un’iscrizione della vasca inferiore, quasi a sottolineare un processo di autonomia ormai compiuto. E possiamo misurare a quale grado di originalità fosse giunto tale processo quando troviamo Giovanni al lavoro da solo nella grande impresa della facciata del duomo di Siena, a partire dal 1284.
Serena Raimondi
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