Calcutta: report del live al Lanificio di Napoli

LaCOOLtura non poteva mancare al grande evento del febbraio musicale napoletano: Calcutta live, al Lanificio. Ecco il nostro report.

Calcutta

Un Lanificio strapieno ha ospitato il grande fenomeno del momento, Calcutta, che con il suo album Mainstream, subito recensito positivamente anche da noi (qui trovate la recensione) sta facendo cantare tutta l’Italia. Ormai il successo di Calcutta è diventato un caso, molti si interrogano su come sia potuto diventare così popolare da un momento all’altro. Questo magari non possiamo dirvelo neanche noi, ma una cosa è certa: se voleva diventare mainstream ci è riuscito.

Ma non in senso dispregiativo, anche se è difficile da credere. Il vasto pubblico del Lanificio (molti neofiti, considerando la fila per accaparrarsi la tessera del locale necessaria per l’ingresso) ha sicuramente riscaldato l’atmosfera cantando a squarciagola le canzoni più popolari di Calcutta, soprattutto “Frosinone“, “Gaetano” e “Cosa mi manchi a fare“, bissate per tutti e tre i casi, con la giustificazione di un repertorio non vasto (in effetti siamo davanti ad un’artista agli inizi di carriera).

Lo stesso pubblico che però si ammutolisce quando il cantante di Latina si esibisce in “Dinosauri” o “Pomezia“, vecchie canzoni antecedenti a Mainstream che consiglio a tutti di ascoltare perché hanno una forza struggente eccezionale. Ma diciamo la verità: essere mainstream, essere popolari, può essere una colpa, un difetto? Assolutamente no, specie se meritato come nel caso di Calcutta.

Meritato perché il prodotto della mirabolante scena romana musicale sa tenere il palco come pochi, sfatando il mito che si era creato riguardo il suo bassista (giudicato nei primi concerti con troppe manie di protagonismo quando non è affatto così) e dando più volte il microfono ai ragazzi delle prime file, facendo pesare l’assenza di una voce perfettamente malinconica, coinvolgente, che parla a tutti, soprattutto agli innamorati di nuova generazione che non si sono risparmiati in teneri baci ed effusioni sulle note di “Fari” e “Milano“, per dirne due.

A proposito di Fari, è doveroso raccontare la storia di questa canzone, regalata a moltissimi fan (compreso il sottoscritto) tramite Whatsapp, con una mossa spietatamente commerciale, come l’ha definita lui.

Qualcuno dice che potrebbe essere il nuovo Cesare Cremonini, altri ipotizzano una lenta involuzione come Lo Stato Sociale, ma per il momento con questo breve concerto Calcutta conferma di essere la grande rivelazione della musica italiana. Citando un commento trovato su YouTube, Calcutta ha così tante imperfezioni da risultare perfetto.

Perfetto per fare da simbolo ad una nuova generazione di giovani che stanno a dieta da una vita e non ce la fanno più o invitano la propria amata a vestirsi da Sandra Mondaini per fare il suo Raimondo Vianello. La nuova generazione di romantici ascolta Calcutta e sventola fiera la sciarpa rossa e blu di Mainstream.

Diego Sbriglia