Live Aid 1985: il più grande evento rock degli anni ’80

Live Aid

Il rock degli anni ’60, vale a dire gli anni d’oro della musica contemporanea, era legato a doppio filo dalla sottocultura hippie che si presentava come alternativa all’establishment culturale dell’epoca. Vale a dire che il rocker era per definizione un ribelle, un trasgressivo, colui che andava contro i dettami della società. Il rocker degli anni ’80, pur continuando a non essere per sua natura un conservatore, ha invece un animo più costruttivo, che non mira a demolire la società in cui si ritrova, ma a migliorarla sostenendo iniziative benefiche: è l’emergere della figura dell’artista “pragmatico”, figura consacrata nel Live Aid.

Bob Geldof e la nascita di Band Aid

La stagione del rock umanitario nasce nel 1984, ad opera di Bob Geldof, protagonista del film Pink Floyd The Wall del 1982 e leader dei Boomtown Rats. Dopo aver guardato un documentario sulla BBC riguardante l’allora situazione disastrosa dell’Etiopia, decide di scrivere una canzone di Natale con Midge Ure degli Ultravox, per poi pubblicarla e donare tutti i proventi al paese africano.

Geldof contatta più star possibile in modo da pubblicizzare al massimo l’iniziativa: Paul McCartney, Bono, Sting, David Bowie, George Michael, Roger Daltrey, Phil Collins, membri dei Duran Duran e degli Spandau Ballet, tra gli altri, partecipano al progetto. Il supergruppo, denominato Band Aid, incide così Do They Know It’s Christmas?, singolo più venduto di tutti i tempi nell’UK fino al 1997, quando Candle In The Wind di Elton John superò ogni record.

Nel gennaio dell’anno successivo gli statunitensi rispondono: Bruce Springsteen, Bob Dylan, Stevie Wonder, Tina Turner e Ray Charles, tra gli altri, si uniscono ai songwriter Michael Jackson e Lionel Richie per cantare, sotto la sigla “USA For Africa“, We Are The World.

Il rock pragmatico degli Eighties

Geldof aveva così dato avvio ad un meccanismo che avrebbe coinvolto i principali nomi del rock anni ’80. Mentre gli anni ’60 erano stati idealisti, figli di Woodstock, e gli anni ’70 segnati dall’anarchismo punk, gli anni ’80 mostrano invece un forte pragmatismo dei massimi nomi del rock mondiale, non più divisivo, non più di rottura, ma mirante a costruire un mondo migliore. Le stelle del rock ora uniscono popolarità e commercializzazione ad un impegno sociale concreto.

L’apice dell’ondata pragmatica è rappresentata dal Live Aid. Il concerto più seguito di ogni tempo si è tenuto il 13 luglio 1985, sempre partorito dal duo Bob Geldof e Midge Ure. La finalità rimane la medesima: aiutare la popolazione etiope colpita dalla carestia. Ma stavolta i mezzi sono decisamente più imponenti: un doppio concerto in diretta dal Wembley di Londra e dal JFK di Philadelphia, in totale sedici ore di esibizione viste da un miliardo e mezzo di persone al mondo. Saranno 200 i milioni di dollari raccolti al Live Aid.

Sui due palchi del Live Aid svettano le stelle degli anni ’80 come U2, Sting, Simple Minds, Dire Straits, Elton John, Madonna, Duran Duran, Queen, oltre a leggende degli anni ’60 come Beach Boys e Santana. Si riformano per l’occasione, inoltre, i Who e i Led Zeppelin, Neil Young torna ad esibirsi con Crosby Stills & Nash, Mick Jagger canta con Tina Turner mentre Bob Dylan suona con Ron Wood e Keith Richards. Addirittura Phil Collins riesce ad esibirsi sia a Londra sia a Philadelphia grazie ad un Concorde. A chiudere il concerto di Londra c’è Paul McCartney e la sua Let It Be.

Il Live Aid è l’evento mediatico degli anni ’80 e simbolo della MTV Generation, in cui il binomio musica-tv è imprescindibile.

La World Music

L’attenzione del mondo della musica verso il terzo mondo non si concretizza solamente con mega-concerti di beneficenza. Vi è anche la volontà, da parte di alcuni cantautori comunque provenienti dall’universo rock, di sperimentare musicalmente avvicinandosi e valorizzando la musica di quelle regioni.

Si tratta dello sviluppo della “World Music“, definita così dall’etnomusicologo Robert E. Brown nei primi anni ’60. In effetti non sono pochi i precedenti di commistione tra musica anglosassone e ritmi africani o latino-americani, ma è negli anni ’80 che, sugli scaffali dei negozi di dischi, nelle classifiche e nelle riviste dedicate si parla di “World Music”.

L’etichetta indica non solo la musica genuinamente non anglosassone, ma anche, appunto, le sperimentazioni che portano all’incontro tra pop, rock e jazz con ritmi di altre tradizioni. Peter Gabriel, da ricordare già per la sua militanza nei Genesis e per le sperimentazioni New Wave dei primi anni ’80, inizia ad avvicinare World Music e, per l’appunto, New Wave. L’apice è rappresentato da Passion (1989), la colonna sonora, da lui curata, del film L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese.

Il festival Womad (World of Music and Dance) è creato a celebrare la musica di tutto il mondo. Gabriel fonda gli studi di registrazione Real World e l’etichetta discografica Real World Records.

Percorso simile è quello intrapreso da Paul Simon con Graceland (1986), album che vede il coinvolgimento dei migliori musicisti sudafricani dell’epoca. L’album è, prima di tutto, un manifesto dell’ideologia dietro la world music, vale a dire rispetto per le culture del terzo mondo e trattazione delle tematiche umanitarie proprie degli anni ’80.

Le iniziative post-Live Aid

Nonostante diversi problemi nelle esibizioni del Live Aid, l’impatto è enorme e contribuisce a nuovi eventi benefici, come Farm Aid nell’Illinois il 22 settembre 1985 organizzato da Young e Dylan e Self Aid a Dublino nel maggio 1986 che vedrà protagonisti, tra gli altri, Van Morrison e U2.

Amnesty International organizza i tour A Consiracy Of Hope nel 1986 e Human Rights Now! nel 1988, a cui prendono parte i maggiori nomi del rock anni ’80. Le rockstar scendono in campo per denunciare l’avanzata dell’AIDS e i disastri ambientali in Amazzonia e a Chernobyl.

Nelson Mandela

L’altra battaglia combattuta dai rockers anni ’80 è contro l’apartheid: una serie di singoli che denunciano lo scandalo che si stava vivendo in quegli anni in Sud Africa anticiperà il concerto dell’11 giugno 1988 a Wembley, in occasione dei 70 anni di Nelson Mandela, che vedrà esibirsi, tra gli altri, Sting, Stevie Wonder, Dire Straits, Eurythmics, Whitney Houston, Simple Minds e Peter Gabriel. 600 milioni di telespettatori in tutto il mondo vengono colpiti dalla denuncia dei rockers, e dopo un anno e mezzo dal concerto Mandela sarà scarcerato. Per riconoscenza, lo stesso Mandela terrà un lungo discorso durante un secondo concerto sempre a Wembley: il rock pragmatico ha portato il risultato a casa.

Davide Esposito

Bibliografia

  • Ribelli con una Causa, in E. Guaitamacchi, Storia del Rock, Hoepli 2014