Banksy racconta la questione di Calais

Ancora una volta la street-art di Banksy lancia un messaggio importante. Accende un faro luminoso sulla situazione del campo profughi di Calais l’ultima opera dell’artista di Brsitol, un murales realizzato nelle vicinanze dell’ambasciata francese a Londra, raffigurante una donna in lacrime con alle sue spalle una bandiera francese e dal basso una cortina di gas che sale imperterrita, generata da una bomba di gas lacrimogeno.

Si tratta di una denuncia vera e propria, non la prima di questo genere, una denuncia contro la difficile condizione che molti immigrati che scappano da condizioni estreme di vita stanno vivendo nel territorio di Calais dove ormai da tempo è impiantata una vera e propria baraccopoli, nei confronti della quale ormai si è quasi del tutto spento l’interesse.

L’intenzione dell’artista che ben pochi sono riusciti a vedere qualche volta in viso è proprio quella di dare uno scossone all’opinione pubblica, di suggerire che alle volte non bisogna voltare lo sguardo altrove ma anzi rendersi conto di quanto stia accadendo intorno e distribuire in maniera equa le responsabilità che hanno creato tutto questo e gli interventi che potrebbero risolverlo o limitarlo.

Banksy
Banksy

La figura del soggetto femminile ha senza dubbio un ruolo simbolico, ma alcuni hanno voluto leggere una corrispondenza letteraria con il personaggio di Cosette, figlia di uno dei capolavori della letteratura contemporanea a firma Victor Hugo. Quest’ultimo murales di Banksy è il terminale di una lunga serie già realizzati anche in territorio francese, con soggetti di vario tipo che però denunciavano tutti la medesima cosa.

L’interesse che accomuna tutte queste opere è la volontà di riuscire a dimostrare che l’immigrato non debba essere considerato sempre una minaccia per se e per gli altri, anche perché se si intraprende un processo di integrazione ampio, equo e caratterizzato da regole che ordinino le relazioni interpersonali i risultati che si ottengono solitamente sono i migliori ed in grado di generare una civile convivenza.

La lacrima che riga il volto della giovane fanciulla è l’unico strumento che quest’ultima ha a disposizione per dimostrare la sua posizione, uno strumento che come si vede non genera violenza ma forse compassione, dispiacere, empatia che spesso però resta muta. Banksy in questo caso ha deciso di abbassare il cupo velo che si è creato intorno a questa situazione e di riportare all’attenzione di tutti quanti accade.

Vincenzo Morrone

Fonti: Focus.it