Yalom e gli 11 fattori terapeutici: socializzazione

La parola ad un’opera.

«Non posso giocare con te», disse la volpe,«non sono addomesticata»

«Che cosa vuol dire ‘addomesticare’?»

socializzazione
Il Piccolo Principe e la volpe

«È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ‘creare dei legami’…»[…] «Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo»

[…] «Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…Ci vogliono i riti. Anche questa è una cosa da tempo dimenticata»[1]

A pochi giorni dall’uscita del film, il modo più opportuno per iniziare un articolo sul fattore di Yalom della socializzazione era quello di riportare un brano – sicuramente il più conosciuto – del famoso testo di Antoine De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe. La vicenda non è solo il racconto di un’amicizia ma quello di una relazione e di una socializzazione insegnata – o meglio ,guidata – dalla volpe al principe. Il passo è quello che meglio sintetizza lo stare in relazione, la socialità dell’uomo e l’insieme dei feedback e delle tecniche che Yalom ha descritto come fondamentali all’interno del gruppo terapeutico.

Sviluppo di tecniche di socializzazione

Il sesto fattore indicato da Yalom è quello che meglio rappresenta il gruppo terapeutico: al suo interno, ogni paziente ha la possibilità di osservare e modificare le proprie tecniche di socializzazione non adeguate. Questa possibilità deriva da una componente fondamentale del gruppo terapeutico, possibilità che –  anche se non esplicitamente – si trova alla base anche degli altri fattori: il feedback.

Il termine deriva dal linguaggio informatico ed indica il processo attraverso il quale l’azione di una piccola parte del sistema si riflette sul sistema stesso modificandone il funzionamento. Allo stesso modo, in psicologia sociale, indica un effetto, una reazione ad un’azione precedente. Nel gruppo si sperimentano diversi modi di pensare e percepire le cose e, nel caso di questo fattore, diversi modi di relazionarsi; quindi il feedback rappresenta il punto di partenza per i successivi cambiamenti. È necessario precisare che questo fattore si lega bene – a tratti si interseca senza lasciare differenze – con l’ottavo fattore, quello dell’apprendimento interpersonale, di cui parleremo nei prossimi articoli.

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Norman Rockwell – Gossip

Grazie allo sviluppo di tecniche di socializzazione adeguate, inoltre, col progredire della terapia

i membri acquisiscono abilità sociali complesse e aumentano le proprie capacità autoregolative, trovando modalità meno agite e più funzionali. I pazienti imparano ad essere in sintonia con il processo del gruppo ed utilmente reattivi verso gli altri, acquisiscono metodi di risoluzione dei conflitti e, inoltre, sono meno portati ad esprimere giudizi impulsivi e più capaci di sperimentare ed esprimere un’adeguata empatia.[2]

Socializzare nel quotidiano

Partendo dal termine socializzazione in sociologia, esso indica tutti quegli aspetti, appartenenti al processo formativo dell’individuo, relativi all’apprendimento di regole per l’inserimento in un gruppo e le competenze necessarie e alla vita sociale. Quindi, socializzare non indica soltanto – contrariamente a quanto il senso comune crede – il “fare amicizia” ma un processo molto più ampio capace di tenere in vita la società in cui si vive, trasmettendo il proprio patrimonio culturale. Il termine, però, non ha solo un valore positivo. Percorsi di socializzazione vengono intrapresi anche all’interno delle organizzazioni criminali per intraprendere una carriera deviante.

Le agenzie educative formali – famiglia e scuola – si occupano anche di questo processo nella vita dell’individuo, dividendo il processo di socializzazione in primario e secondario. La socializzazione primaria spetta alla famiglia: caratterizzata da una dinamica affettiva molto forte, ha il compito di trasmettere le competenze sociali di base. La scuola si occupa di quella secondaria con la trasmissione di competenze specifiche. Accanto alle agenzie educative formali vi sono anche le informali, quali il gruppo dei pari, i mezzi di comunicazione di massa, le associazioni sportive: concorrono tutte insieme nel processo di socializzazione anche se non sono agenzie nate per tale scopo.

Al “termine” di questo processo – mai concluso se non con la cessazione della vita stessa – ognuno di noi mette anche in atto delle tecniche di relazione con gli altri che non sono uguali per tutti. In coloro che presentano disagi e vivono l’esperienza di un gruppo terapeutico, Yalom si è proposto di modificarle poiché talvolta esse sono inadeguate.

È necessario precisare che questa modifica è possibile anche nella vita quotidiana, lontani dalla presenza di particolari disagi proprio grazie alla presenza costante delle agenzie all’interno della nostra vita.

Alessandra Del Prete

Fonti

[1] Il Piccolo Principe, Antoine De Saint-Exupéry,Bompiani,2010,Torino

[2] Il processo in psicoterapia di gruppo: costruzione e validazione di una scala per la misurazione dei fattori terapeutici

Per saperne di più:

Scienze Umane. Corso Integrato di Antropologia, Pedagogia, Psicologia, Sociologia, Einaudi Scuola, 2012, Pomezia (Roma)

Psicologia. Mente,Apprendimento,Relazioni,Educazione. Perason Italia, 2010, Milano.

http://www.stateofmind.it/2014/02/ilpiccolo-principe/

Fonti immagini: Google