Yalom e gli 11 fattori terapeutici: la famiglia

Anche questo quinto articolo inizierà con una citazione, quella di un principale esponente della sociologia contemporanea, che descrive nel migliore dei modi la teoria di Yalom:

La famiglia […] è l’area in cui l’individuo si adatta o non si adatta a vivere in società, nella quale costruisce la sua ostilità o integrazione nel sistema sociale. [1]

Sabino Acquaviva, sociologo e giornalista, ha espresso in poche righe la caratteristica della famiglia nel secolo globalizzato, idea di fondo che accompagnerà Yalom nella scelta degli undici fattori terapeutici, in particolare del quinto.

La ricapitolazione correttiva del gruppo primario: la famiglia

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Giorgio De Chirico, La famiglia del pittore 1926

Il quarto fattore descritto da Yalom è collegato al concetto di famiglia: i pazienti di una terapia di gruppo, i quali vivono i disagi più diversi, nella maggior parte dei casi hanno vissuto situazioni familiari insoddisfacenti. Caratteristica del gruppo terapeutico è quella di rivivere le dinamiche del gruppo primario con il fine di modificarle e correggerle. Ciò non è possibile nei primi momenti del gruppo, ma soltanto quando in quest’ultimo si instaurano un senso di sostegno e accettazione reciproci.

Ritornando alla citazione iniziale, il gruppo familiare non è estraneo al mondo che lo circonda ma responsabile dei nostri comportamenti verso la società- concetto che ritroveremo anche nell’ottavo fattore, quello dell’apprendimento interpersonale. Yalom sostiene che la capacità del gruppo terapeutico è quella di riprodurre la dinamiche interne alla famiglia: i pazienti si riconoscono gli uni con gli altri come membri del proprio contesto familiare, talvolta rivedono nel terapeuta la figura del capofamiglia ricreando anche gli stessi comportamenti. Compito del gruppo è quello di correggerli e modificarli analizzando proprio quegli aspetti della vita familiare che sono stati insoddisfacenti o addirittura traumatici. Questo concetto non si distacca molto dal compito dello psicoanalista freudiano all’interno della terapia individuale: in linea con quello che è la sua impronta teorica, il terapista cerca di trovare le cause del disagio inconscio scavando nelle esperienze infantili del paziente, quindi nel contesto familiare. Ciò che differenzia la terapia individuale da quella di gruppo, secondo quest’aspetto, è la capacità della seconda di sperimentare l’interazione con diversi punti di vista e con quei fattori – quali speranza, universalità, informazione, altruismo – già analizzati o quelli ancora da approfondire.

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La famiglia II, Fernando Botero

Il gruppo familiare nelle scienze sociali

Il contesto familiare è considerato, nelle scienze umane, la particella più piccola della società e l’agenzia educativa per eccellenza, da considerare alla pari dell’istituzione scolastica. La definizione proposta da Georges Murdock è molto ampia e generale, capace di comprendere e di avvicinarsi a tutti i generi di famiglie che si sviluppano nel mondo globalizzato (estese, nucleari, monoparentali, di fatto, ricostruite, lunghe) senza fare troppe distinzioni. La famiglia, secondo Murdock è un gruppo sociale caratterizzato dalla residenza comune, dalla cooperazione economica e dalla riproduzione. Essa comprende adulti di tutti e due i sessi, almeno due dei quali mantengono una relazione sessuale socialmente approvata, e uno o più figli, propri o adottati, degli adulti che coabitano sessualmente.

Come detto, la famiglia è considerata un’agenzia educativa quindi è necessario parlare dei cosiddetti stili educativi utilizzati dai genitori nel loro rapporto con i figli. Le scienze dell’educazione ne hanno definiti tre:

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Atteggiamento tipico di un genitore eccessivamente permissivo.
  • autoritario: nel quale il genitore si pone come unica fonte di regole indiscutibili. Con questo modello educativo esiste scarsa accettazione in quanto il genitore ha poca considerazione del punto di vista dei figli e, di conseguenza, esiste un elevato controllo;
  • permissivo: il genitore lascia molta – forse troppa- libertà ai figli sostenendo che le regole ostacolino lo sviluppo della personalità. Al contrario del modello autoritario, in quello permissivo il genitore ha un elevato grado di accettazione (visibile nell’eccessiva disponibilità, affetto e considerazione dei figli, spesso ricollegabile alla mancata volontà di prendere una decisione) e un controllo minimo;
  • democratico: è, sicuramente, per utilizzare un’espressione aristotelica, il giusto mezzo tra gli eccessi, nel quale il genitore ottiene rispetto e si presenta come figura autorevole ma non esclude il dialogo con i figli. Il genitore democratico ha alti livelli di accettazione e controllo.

La sociologia ha conferito grande importanza al ruolo del contesto familiare nella formazione di ogni persona, sopratutto nei primi anni di vita. Le scelte educative di ogni genitore sono quelle che formeranno gli adulti del domani, con le loro caratteristiche che si esprimeranno nel mondo sociale. Ovviamente nessuna di queste è da definire giusta o sbagliata ma sono essenziali per comprendere la funzione familiare collegata alla crescite sociale.

Alessandra Del Prete

Fonti

Fonti: [1]Sabino Acquaviva, La famiglia nella società contemporanea, Editori Laterza, Bari, 1981.

Per maggiori informazioni:  Scienze Umane. Corso Integrato di Antropologia, Pedagogia, Psicologia, Sociologia, Einaudi Scuola, 2012, Pomezia (Roma)

Il mondo di Psiche, Pearson Italia, Milano, 2014

Il processo in psicoterapia di gruppo: costruzione e validazione di una scala per la misurazione dei fattori terapeutici

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