Spazio e tempo tra Kant e Newton

Si è parlato, negli scorsi articoli, dell’imponente lavoro di Immanuel Kant all’altezza della Critica della ragion pura e, in particolar modo, è stato posto l’accento sulla rivoluzione copernicana e sulla metafisica. Oggi si andranno ad illustrare le forme pure dell’intuizione, ovvero lo spazio e il tempo, mettendo a confronto le conclusioni di Kant con quelle di Isaac Newton.

Lo spazio e il tempo in Kant

Spazio
Una rappresentazione artistica dello spazio

Secondo quanto scritto nella Critica, in parte anticipato dalla Dissertazione del 1770, tramite spazio e tempo il soggetto è in grado di fare esperienza dei fenomeni; inoltre, spazio e tempo non originano da nulla di empirico. Ecco le parole dell’autore: «lo spazio non è un concetto empirico, proveniente da esperienze esterne. Infatti, affinché certe sensazioni siano riferite a qualcosa fuori di me (…), e affinché io possa rappresentarmele come esterne e accanto l’una all’altra (…) deve già esserci a fondamento la rappresentazione dello spazio¹.»
Al fine di comprendere meglio suddette parole, si pensi a due oggetti posti su di un tavolo ad una certa distanza tra loro e in diverse posizioni: il soggetto, ovvero l’osservatore, è subito in grado di cogliere questa distanza tra di essi proprio perché lo spazio è una condizione soggettiva assolutamente slegata dagli oggetti. In modo analogo, il soggetto è in grado di cogliere la successione temporale dei fenomeni in quanto il tempo è la forma del senso interno e ciò permette anche di cogliere le modificazioni temporali dei fenomeni esterni al soggetto, fenomeni che modificano certamente l’interiorità del soggetto medesimo.

Dunque le forme a priori della conoscenza sensibile, spazio e tempo, permettono al soggetto di ordinare dati fenomenici esterni e rappresentazioni interne e sono la conditio sine qua non della gnoseologica kantiana. Non è possibile, per Kant, pensare spazio e tempo come concetti inerenti al mondo fenomenico ed estranei al soggetto; a tal proposito, mai sarebbe stato d’accordo Sir Isaac Newton (1642-1727).

Lo spazio e il tempo come concetti assoluti

Sir Isaac Newton ha scritto di spazio e tempo nei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, ovvero Principi matematici della filosofia naturale, ritenendoli concetti assoluti.

Il tempo assoluto, vero, matematico, in sé e per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, scorre uniformemente, e con altro nome è chiamato durata; quello relativo, apparente e volgare, è una misura (esatta o inesatta) sensibile ed esterna della durata per mezzo del moto, che comunemente viene impiegata al posto del vero tempo: tali sono l’ora, il giorno, il mese, l’anno².

Il tempo è matematico, come anche lo spazio, perché per Newton è necessario distaccarsi da ciò che mostrano i sensi. Al lettore accorto non sfuggirà un certo sapore kantiano – anche se, essendo Kant posteriore a Newton, si dovrebbe parlare di un’eco nel tempo – quanto Newton predica il distacco dai sensi; ad ogni modo il tempo assoluto, che non è relazionato ad altro, è molto diverso dalla considerazione di tempo come forma pura della sensibilità. Sebbene per l’autore dei Principia il tempo, come anche lo spazio, sia necessario per l’esistenza della scienza fisica, egli fonda l’assolutezza partendo da un argomento metafisico: tempo e spazio sono attributi di Dio. Già è nota, per chi ha seguito questa serie di articoli su Kant, la posizione di quest’ultimo circa la metafisica.

Spazio
I Principia mathematica

Lo spazio assoluto, per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, rimane sempre uguale e immobile; lo spazio relativo è una dimensione mobile o misura dello spazio assoluto, che i nostri sensi definiscono in relazione alla sua posizione rispetto ai corpi, ed è comunemente preso al posto dello spazio immobile (…). Lo spazio assoluto e lo spazio relativo sono identici per grandezza e specie, ma non sempre permangono identici quanto al numero³.

Lo spazio assoluto non va pensato rispetto alla relazione con i corpi che vi si trovano; esso è sempre uno numericamente parlando mentre lo spazio relativo va cambiando di numero secondo il movimento della Terra:

Un confronto, questo fra Kant e Newton, che mostra come sia possibile arrivare a conclusioni diverse circa argomenti simili e quanto queste conclusioni siano dotate di pari forza e bellezza intellettuale. Naturalmente, il dialogo tra i due grandi pensatori può avvenire solo in questo modo, riportando le rispettive teorie e mettendole a confronto.

Luigi Santoro

Fonte citazioni

¹ I. Kant, Critica della ragion pura, trad. it. di P. Chiodi, Utet, Torino, 1965.
² I. Newton, Definizioni, in Principi matematici della filosofia naturale, a cura di A. Pala, Utet, Torino 1965.
³ Ibidem.
4 Ibidem.

Per approfondimenti: F. Cioffi, Il testo filosofico 2 – l’età moderna, Bruno Mondadori, Milano, 1992.

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Autore immagine in evidenza: Luigi Santoro

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