Ogni grande costruzione mitologica che si rispetti – e la mitologia norrena affascina quasi quanto quella greca in tempi odierni – si basa su una complessa ed immaginifica cosmogonia e cosmologia. Nella concezione mitologica del cosmo ogni luogo ha un suo valore simbolico, persino i punti cardinali si richiamano a concetti ben precisi: un buon inizio per conoscere la mitologia norrena, allora, è proprio quello di tentare un approccio alla sua geografia.
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A differenza dei miti greci, ricostruire il pantheon e ancor più la concezione che le popolazioni germaniche (vichinghi, ma non solo) avevano dell’universo è stato – ed è tutt’ora, per gli studiosi che continuano ad occuparsene – un lavoro piuttosto arduo, perché le fonti scritte sono poche, frammentarie e spesso contraddittorie. Quelle più importanti, sulle quali ci baseremo per trarre le principali informazioni sull’argomento di questo e dei prossimi articoli, sono il Codex Regius (più noto come “Edda poetica“) e l’Edda in prosa.
Il Codex Regius è una raccolta anonima di poemi in lingua norrena compilato nel XIII secolo, che mette per iscritto una tradizione secolare tramandata oralmente; l’Edda in prosa ha invece un autore ben preciso, Snorri Sturluson, influente personalità nell’Islanda del 1200 che intendeva, con il suo testo, fornire un vero e proprio manuale di “poetica norrena”: si tratta quindi di una guida di stile e, solo in secondo luogo, di un trattato sulla mitologia nordica.
Accanto a questi due testi principali esistono comunque alcuni altri codici di argomento mitologico che vengono solitamente denominati “eddica minore“.
Questa premessa sulle fonti è necessaria per comprendere l’impossibilità di tracciare uno schema preciso della geografia cosmologica norrena: nel Codex Regius ci sono riferimenti ai nove mondi che comporrebbero l’universo e questi vengono citati continuamente, ma la volontà di sistematizzare questi dati caotici risale a tempi molto più recenti, cioè agli studi filologici degli ultimi secoli.
Era al principio dei tempi: Ymir vi dimorava;
non c’era mare né spiaggia né onde gelide;
terra non si distingueva né cielo, in alto:
un baratro informe c’era ed erba in nessun luogo. [1]
In principio era il nulla e nel nulla iniziò a manifestarsi la dualità: a nord del grande baratro, detto Ginnungagap, si conformò una terra gelata, Niflheimr, a sud l’asciutta e torrida Muspellsheimr. La prima creatura animata fu Ymir, un gigante, dal cui corpo fu creato il mondo; con Ymir viveva la mucca Auðhumla, che nutriva il “macroantropo” primordiale col latte delle sue mammelle.
I primi dèi, nati dal contatto della mucca con una pietra, uccisero il gigante: fu necessario il suo sacrificio per creare l’universo, un universo vivente perché tratto da materia prima vivente. Dalla carne di Ymir fu formata la terra, dal sangue le acque, dalle ossa i monti e dai denti le pietre; il cranio divenne la volta del cielo.
La configurazione delle terre (Niflheimr vs Muspellsheimr, nord vs sud, freddo vs caldo) si può valutare da un punto di vista non fisico, ma metafisico: prima ancora di essere una polarità spaziale (non poteva esserci alcuna distinzione di spazio se Ymir occupava tutto lo spazio possibile) si tratta di una polarità teologica. Qualcuno ha pensato di interprertarla persino in maniera temporale: il gelo di Niflheimr e il caldo torrido di Muspellsheimr rappresenterebbero il passato più primordiale e il futuro ultimo dell’universo.
Arriviamo adesso alla conformazione geografica dell’universo della mitologia norrena, a cui daremo una prima occhiata e che approfondiremo elemento per elemento nei prossimi articoli.
Nella Vǫluspá, la profezia della Veggente contenuta nell’Edda poetica, si trovano questi versi:
Nove mondi ricordo, nove interni sostegnie il grande frassino che penetra la terra. [2]
Identifichiamo quindi già da subito questi due elementi: la suddivisione in nove spazi e la presenza di un albero cosmico, Yggdrasil, che li sorregge. La parola norrena per “mondo” è heimr (la ritroviamo anche nei composti che indicano il nome dei singoli spazi, ad esempio Niflheimr), da cui discendono il tedesco moderno Heimat, una delle due parole per indicare la patria, e l’inglese moderno home: da questa constatazione linguistica capiamo che il concetto di mondo racchiudeva i significati di casa, dimora.
Il canzoniere eddico, Garzanti (le citazioni [1] e [2] sono entrambe tratte dalla Vǫluspá)
I miti nordici, Gianna Chiesa Isnardi, Longanesi
sitografia: BIFROST – viaggio nel paese dei miti e delle leggende
immagini: DeviantArt (Skrubhjert), google, pinterest
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