Carcara: la Cava Scalera tra umano e diabolico

Siamo a Fontanarosa, un antico borgo medievale dell’Irpinia, comune campano nella provincia di Avellino; terra dell’olio, del vino e della pietra; paese ricco di storia, usi e tradizioni antiche, ed è proprio qui che sorge un luogo misterioso di cui molti sanno, ma pochi osano parlare: la Carcara di Scalera. I racconti che riguardano questo posto enigmatico si tramandano da generazioni, fino ad essere diventato parte integrante della storia e del folklore popolare fontanarosano.

 Storia della Carcara Scalera

Carcara
Incisione su lapide

Il termine “carcara” sta per “cava di pietra” e  rimanda alla caratteristica del sito storico dove, appunto, ai tempi sorgeva una cava, di cui oggi resta solo un vago frammento. Venne qui edificata l’antica fornace di Michele Di Prisco, meglio conosciuta dai fontanarosani come la “Carcara di Scalera”; una vera e propria fabbrica, oramai, coperta in parte dal bosco che le fa da cornice. La vecchia fornace non è più funzionante, ma un tempo qui vi si produceva calce destinata all’edilizia; la piccola impresa  era molto famosa in paese e nelle zone limitrofe. La “Carcara” di Scalera fu realizzata nel 1902 e, come si nota visitandone i resti, si possono vedere le bocche dei due forni, dove veniva cotta la pietra e si trasformava in calce.

Carcara
Bocche delle fornaci

La pietra ricavata direttamente dalla carcara ( cava-miniera ) adiacente e poco lontana, veniva caricata su un carrello dagli operai e, attraverso un sistema meccanico su rotaie (sia pur nascoste dal fogliame e oramai arrugginite, è ancora possibile scorgere), veniva trasportata fino ad essere gettata in due aperture simili a pozzi-camini, lungo i quali scivolava per cadere nelle fornaci, pronta a polverizzarsi.

La Carcara sorge in periferia, in piena campagna ed è una struttura complessa che rievoca  lontanamente le vecchie colonie. Accanto alle fornaci, vi è la “ massaria “ , la casa padronale dove Michelino Di Prisco viveva, dando alloggio ed ospitalità alla gente che lavorava per lui. La casa presenta varie entrate: dalla stanza destinata alla stalla a quella per utensili ed attrezzi da lavoro, ecc.  Di fianco alla masseria è situata una decadente cappellina ricoperta di edera e che il Di Prisco avrebbe fatto costruire come luogo privato di preghiera e raccoglimento.

Carcara
La masseria con cappellina

Il fulcro d’interesse, però, della carcara  ruoterebbe intorno al monumento che si apre dinnanzi allo stabile; imponente e solenne complesso in pietra, comprende la statua del defunto Michelino all’apice di un basamento piramidale, pieno di frasi incise su ogni lato e una serie di lapidi con su ulteriori scritte sapientemente intagliate e disposte. Michele Di Prisco, infatti, prima di morire, commissionò nel 1936 lo scultore del posto, Raimondo Pasquariello, affinché lo ritraesse in una statua che testimoniasse la sua figura  ed incidesse le massime che racchiudevano la sua filosofia, in tal modo da perpetuarne il suo ricordo.

Le lapidi, viste nell’insieme, rievocano le urne funerarie dei cimiteri, trasmettendo una sensazione un po’ sinistra. Su queste, sono scolpite una miriade di frasi: sunto del suo modus vivendi, precetti da tramandare ai posteri, aforismi di rettitudine che sfidano il tempo e lo spazio. Per citarne alcune:

“Benedetta la calma” e “Maledetta la superbia “, “Guardati bene dal non farti imbrogliare da quello che si studia di non pagare” ,”Lu Signorìa e lo buongiorno vidà la gente che abisogna, dopo averti bene imbrogliato lui se la ride e voi crepate”, “Tu passeggero che passi e leggi, metti in pratica il mio scritto se vuoi morire contento e ricco” … e così continuando.

Carcara
Monumento con lapidi incise

Il personaggio Michele Scalera

Michele Scalera nacque il 17 marzo 1871 dalla madre Carmela Petrone e dal padre Giovanni Di Prisco; morì il 15 dicembre  1957, come attesta anche una delle lapidi laterali, di fianco alle fornaci della carcara. Uomo di bassa statura, ma dal grande ingegno, come molta gente del paese racconta, in primis il nipote, suo erede Giovanni Di Prisco, che ha di lui un vivido ricordo risalente ai tempi dell’infanzia.

Michelino avrebbe avuto uno spiccato senso per gli affari, doti singolari nell’imprenditoria del tempo ed abilità negli interessi economici; cose che gli avrebbero attirato l’invidia dei più. Su queste basi, sarebbero venute fuori una serie di leggende metropolitane legate al suo personaggio e alla sua proprietà. Uomo benestante, si sposò per due volte e, per questo, considerato “peccatore” dalla morale dominante di allora. Non ebbe figli.

Carcara
Statua Michele Di Prisco Scalera

La “Carcara” di Scalera avvolta nella leggenda

Intorno alla “Carcara” di Scalera gravitano tante storie, frutto di fantasia o suggestione questo non lo sappiamo per certo, quel che si sa è che molti attribuivano al signor Michele un fantomatico legame con il diavolo, con il quale, il fuoco rovente delle fornaci e l’ardore del suo acume finirono per essere identificati. Dopo la sua morte, la carcara è stata spesso concepita come un luogo di paura e mistero, un luogo da brivido notturno che, visitato di giorno, alla luce di un sole freddo di novembre, non lascia trapelare nulla, se non i suoni della natura e i fruscii interminabili di lucertole che si celano tra le foglie avvizzite d’autunno. Tutto appare quieto. Di giorno. Sotto il vigile occhio attento della statua che campeggia, come se Michele Scalera fosse ancora lì a tenere sotto controllo la sua proprietà.

Carcara
Masseria con monumento

Alcuni raccontano che durante la notte le fornaci tornano a vivere; qualcuno dice di aver sentito il rumore di catene, rimbombare cupo nel buio; altri parlano di aver udito passi pesanti dell’uomo che, per vivere più a lungo, avrebbe venduto l’anima al diavolo con un patto di sangue. Altre persone, ancora, narrano che in passato, nel tempo in cui “dar piglio alla violenza” e ricorrere alle armi era la regola, in questo posto sarebbe stato assassinato un uomo, sepolto sotto una quercia nei pressi del terreno Scalera; la sua anima vagherebbe nelle tenebre della notte per scontar penitenza.

C’è, poi, chi parla di persone qui uccise durante la Seconda Guerra mondiale: infatti, su una delle lapidi compare l’effige del fascio littorio mussoliniano. Si tratta di un luogo in cui tanti dicono di avvertire strane vibrazioni e particolari energie. Ci sono anche quelli che parlano di aver scorto nei paraggi, in prossimità di un pozzo contiguo, la figura vacua di un cavaliere d’altri tempi, avvolto in un mantello scuro e con in mano una frusta che appare al crepuscolo e che si dice essere la rappresentazione del diavolo.

Secondo altri racconti, nelle vicinanze della “carcara”, ci sarebbe un’altra casa maledetta infestata dai fantasmi; in una terza proprietà attigua si narra che, anni addietro, siano morte due giovani sorelle e, la madre, caduta nella disperazione, non riuscendo a rassegnarsi, sarebbe stata tentata anch’essa dal diavolo.

Diverse sono le voci che parlano di fenomeni paranormali e diabolici all’interno e nei dintorni della “Carcara”; strane coincidenze legate al luogo, ma nessuno riesce a fornire spiegazioni razionali. Fatto sta che, tra i fuochi spenti delle fornaci ed i vari pozzi presenti nella zona, molte cose anomale sembrano verificarsi… quando le ombre dei rami si dilatano ed il vento muove tra le foglie echi del passato, anime obliate e nascoste nell’oscurità tornano a bussare alle porte del mondo terreno! Nel buio. Di notte.

Pasqualina Giusto

Credits Photo: Pasqualina Giusto