Le nuove parole dello Zingarelli 2016

Forse, quasi tutti ci siamo chiesti come mai ogni anno escono nuove edizioni dei grandi vocabolari come il Devoto-Oli, il De Mauro e lo Zingarelli. Le parole sono sempre le stesse, a cosa servono tutti questi aggiornamenti inutili?, è una domanda frequente. Le cose non stanno propriamente così, e la risposta a questa domanda è molto interessante. Come abbiamo detto parlando delle lingue in via d’estinzione, la lingua è un’entità indipendente che si sviluppa e si evolve in base all’ambiente in cui viene parlata, al contesto storico, agli avvenimenti che la coinvolgono e alla natura dei parlanti. Ogni anno, la lingua subisce molti cambiamenti, che noi parlanti non percepiamo, perché ne siamo artefici e principali propagatori. Quando abbiamo iniziato a scattarci i selfie e non le foto, abbiamo personalmente dato il nostro apporto a un cambiamento (non importa se positivo o negativo), nella fattispecie accettando un prestito dei parlanti americani. I dizionari, quindi, hanno il compito importante di registrare questi cambiamenti, tracciando anno per anno i confini dell’evoluzione della lingua. Andiamo, perciò, a vedere quali novità ci sono quest’anno.

Zingarelli 2016
L’illustrazione dello Zingarelli 2016

Lo Zingarelli 2016 e le sue novità

Lo Zingarelli 2016, scelto fra gli altri perché è fra i più consultati d’Italia, ha accolto circa 500 parole in più rispetto all’edizione dello scorso anno. Nella nuova edizione dello Zingarelli sono presenti 144mila voci, 380mila significati, 45mila locuzioni e frasi idiomatiche, 102 definizioni d’autore. Ci sono 3125 parole da salvare, su cui torneremo prossimamente e che abbiamo già introdotto nell’ambito delle parole intraducibili e delle lingue in via d’estinzione. Ma soprattutto, ci sono le oltre 500 nuove parole, che sono la cosa più interessante di questa edizione. 500 nuove parole che diventano a tutti gli effetti parte della lingua italiana, e dànno segnali importanti sulle condizioni del nostro paese. Questo è quanto riportato sulla quarta di copertina del vocabolario:

Ci sono parole e locuzioni nate per innovazioni mediche, culturali, legislative o tecnologiche, come adultità, disposofobia, inoccupabile, poltronismo, criptomoneta, adozione mite, cogenitore, madre surrogata, acquaponica, agroenergia, ecolocalizzazione, memristore, fotodepilazione. Sono stati inseriti modi colloquiali o gergali come babbiare, sciarpata, sfanalare, pastrugnare. Ci sono infine parole e locuzioni provenienti da altre lingue come macaron, pastrami, netsuke, storytelling, run flat, Schuldfrage, expat: ma, nonostante i ricorrenti allarmi sulla scomparsa dell’italiano, le parole straniere accolte nel vocabolario rimangono meno del 2% del totale.

È bene notare alcune cose: prima di tutto, è doverosa la segnalazione dello Zingarelli stesso, che in controtendenza con le preoccupazioni diffuse un po’ ovunque ci ricorda che meno del 2% delle nuove parole sono di derivazione straniera. Le importazioni dalle lingue straniere, quando vanno a riempire un vuoto che la lingua non colma da sé, sono una grande occasione di scambio ed evoluzione. Le contaminazioni non aggressive sono importanti, e non è un male che cibi come macaron e pastrami vengano chiamati con il loro nome (come in America succede con pizza pasta), mentre è invece comprensibile che dia fastidio che qualcuno parli di form potendosi riferire alla stessa entità con l’equivalente e -più comprensibile- modulo.

La seconda cosa da notare è la comparsa di termini di origine giovanile, moderna o dialettale: il meridionalissimo babbiare, noto ai grandi lettori soprattutto grazie a Camilleri e al suo Salvo Montalbano, ne è l’esempio più lampante, poiché denota un’evoluzione della lingua anche in direzione del parlato e del popolare. Dalle nuove parole entrate nello Zingarelli possiamo anche ricostruire i più accesi dibattiti sociali e politici dell’ultimo anno, con la tematica delle adozioni omosessuali e della fecondazione in vitro portata avanti dalle parole cogenitoremadre surrogataadozione mite, mentre il progresso della tecnologia viene rappresentato dal memristore (un elemento circuitale), dalla criptomoneta (una valuta utilizzata nei traffici clandestini via internet) e dalla fotodepilazione, insieme all’ecolocalizzazione (il sonar dei pipistrelli) e all’agroenergia (l’energia da fonti rigenerabili). Un bel viaggio nell’ultimo anno di nuovi termini, che presto completeremo analizzando quali parole, secondo lo Zingarelli, sono etichettate come da salvare, e perché. Ricordando che ogni parola si porta appresso una storia che è sempre lunga e sorprendente (come nel caso di lapalissiano), e che è bello conoscerne ogni sfumatura.

Davide Pascarella