“Dal 1920 ad oggi”, tramite le opere esposte si può assistere ad un percorso evolutivo della produzione artistica congolese, senza alcun dubbio molto colorata ma allo stesso tempo ricca di significativi soggetti ed esempi rappresentativi di epoche e sofferenze che hanno attraversato il paese del continente africano, sottolinenando i molteplici cambiamenti che si sono avuti dagli anni venti del nuovo secolo fino all’età contemporanea.
La tradizione congolese viene raccontata durante questa mostra principalmente da opere di natura pittorica che mettono in evidenza coloro che sono stati gli artisti maggiormente affermatisi con il passare del tempo, ma concede un’ampia pagina bianca da riempire anche ad altre espressioni artistiche quali: scultura, musica, canti, espressioni della vivacità dell’animo del Congo.
Le opere a disposizione del pubblico raccolgono firme come quelle di Albert e Antoinette Lubaki e Djilatendo, Papa Mfumu’eto, J.-P. Mika o Monsengo Shula. Le scene rappresentate sono le più svariate e diverse sono anche le tecniche usate. Si passa dalla raffiguarzione iconografica alla rappresentazione astratta, i temi che si cercava di raccontare erano spesso legati ad una vita rupestre, naturale e con uno stretto legame con la religione.
I colori sono sempre vivaci e ridenti e quando questi calano di intesità e spessore è lo stesso soggetto raprresentato a gestire le emozioni e la tensione che si cerca di far trapelare. Un interesse particolare era dimostrato anche dalle raprresentazioni con sfondo politico che assumevano il ruolo di manifesti iconografici di sentimenti liberatori o di appassionate movenze rivoluzionarie contro i poteri forti che hanno cercato di affermarsi con il tempo.
Il Congo che trapela da questa collezzione organizzata in una maniera pregevole, è un paese variegato dal punto di vista storico, che incita e genera curiosità nell’inconsapevole e poco informato osservatore, probabile futuro turista. Il merito di un risultato così importante spetta unicamente ad André Magnin, conoscitore ed esperto dell’arte del Congo e soprattuto organizzatore dell’evento.
Un dettaglio sul quale riflettere e da notare è che il Congo è sempre stato un paese sottoposto a molteplici pratiche coloniali di paesi nord-europei che, come si può evincere da questo percorso espositivo, non hanno minimamente influenzato la produzione artistica.
Vincenzo Morrone
Fonti: il post.it,
http://www.cartier.it/la-maison/eventi/beaute-congo-1926-2015-congo-kitoko
http://www.timeforafrica.it/beaute-congo/
http://fondation.cartier.com/#/en/art-contemporain/26/exhibitions/2408/na/1789/beaute-congo/
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