Letteratura francese

Queneau alla ricerca dell’ “Art poétique”

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Le soglie letterarie del Novecento sono state varcate, e quasi prepotentemente ostruite, dalla prosa e dalla narrativa, a buona ragione vere protagoniste del secolo.
Tuttavia, come lucidamente osserva D. Leuwers, ciò non significa che la poesia sia stata abbandonata, tutt’altro; è profondamente mutato il rapporto che lega il poeta ai versi, la parola, al foglio, e la concezione stessa del messaggio poetico nella letteratura.
A differenza della poesia ottocentesca, nel Novecento non è più possibile determinare l’opera poetica rintracciando degli indicatori legati alla forma, poiché il campo d’azione si sposta in un universo di marche di stile ben più
personali e segrete. La ricerca del ritmo formale è spesso sostituita da quella del ritmo di un’interiorità che renda il poeta un universo a sé, difficilmente classificabile in gruppi o movimenti, poiché tende a distaccarsi dal solco della tradizione, una discontinuità avvertita tuttavia come feconda, che si accompagna al bisogno, stavolta legato al poeta stesso, di definire continuamente la sua identità poetica.
La poesia di Raymond Queneau che stiamo per vedere, “Pour un art poétique”, tratta dalla raccolta del 1948 “L’Instant fatal”, utilizza uno stile semplice e faceto per demistificare quell’aura di potere che la poesia aveva assunto nel secolo precedente, presentando quasi la “ricetta” di una poesia.

Il testo e una sua interpretazione

La poesia, che si propone come proseguimento di un discorso sull’arte poetica (art poétique) all’interno della raccolta sopra citata, è immediata e di facile lettura. L’ottima traduzione di Umberto Eco ne rende pienamente il senso e la forma.

Prendi un vocabolo prendine due
mettili a cuocere a occhio di bue
prendi una piccola punta di senso
poi d’innocenza un taglio immenso
falli scaldare a fiamma lenta
la lenta fiamma che è la tecnica
versaci sopra salsa enigmatica
cospargi il tutto con qualche stella
mettici il pepe e poi alza la velaDove vuoi arrivare ?
A scrivere.
Davvero ? A scrivere ? ?

Queneau sceglie il piano lessicale delle figure del discorso e lo trasfigura in una speciale “lista della spesa”: una serie di ingredienti da maneggiare con maestria, attraverso le più basilari tecniche di cottura, che in Queneau sono quelle della retorica, affinché si possa esprimere abilmente quella “piccola punta di senso” senza però risultare pedanti o forzati (l’innocenza a cui si fa riferimento).
La tecnica è dunque una “fiamma lenta”, i cui frutti si assaporano con calma: una poesia infatti è costituita anche da elementi intangibili, incomprensibili, simboleggiati dalla salsa enigmatica, inoltre dal brio dell’innovazione, il pepe, elemento di contrasto e difficile da amalgamare.

Quale “Art poétique”?

“Pour un art poétique”

Facendo eco alla chiusura della poesia è lecito chiedersi, dove vuole arrivare Queneau? A scrivere, ma forse non del tutto: l’autore, come molto spesso accade, sembra infatti prenderci in giro. Attraverso questo facile prontuario dell’ art poétique, Queneau sembra voler rintracciare dei nuovi confini della forma poetica. In realtà, il senso della poesia va cercato tutto negli ultimi tre versi, in cui si esprime un dubbio: la domanda posta, probabilmente dallo stesso io poetico e lo scetticismo a cui si ribatte alla risposta pongono dei seri dubbi sulla credibilità di quanto scritto nei versi precedenti. Dove in un primo momento il susseguirsi di passaggi nella preparazione della poesia sembra far intuire la formazione dello “scrittorante” di cui si è parlato in questo articolo, alla fine Queneau oppone un abbassamento del tono poetico, ridimensionando la poesia ad una dimensione personale, e per tale motivo legata alle fragilità, alle debolezze, al patetismo di ognuno.

Del resto, nella poesia intitolata proprio “L’Instant fatal”, Queneau aveva detto:

Una poesia è ben poca cosa
appena più di un ciclone alle Antille
di un tifone nel mar della Cina
di un terremoto a Formosa.

Si tratta di un processo che si osserva molto di frequente nell’opera di Queneau: la parola, le forme letterarie e discorsive, gli atti linguistici sono costantemente dissacrati e presi in giro dall’autore, che in questo modo opera ad una scomposizione delle forme primordiali, ritrovando tra le macerie una genuinità letteraria perduta, sebbene consapevole delle sue forze e del suo passato.
Tramite questa ricerca incessante in una personalissima art poétique Queneau fu un grado, come vedremo prossimamente, di cimentarsi in “Piccola cosmogonia portatile” con la negletta poesia didascalica, con esiti del tutti inaspettati.

Daniele Laino

Bibliografia:
Queneau R., Pour un art poétique, 1948.
Sitografia:
Pour un art poétique – http://www.weblettres.net/blogs/article.php?w=theatral&e_id=42322

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Daniele laino

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