The Interview: il film sul regime nordcoreano di Kim Jong-Un

The Interview è un film del 2014, prodotto dalla Sony e diretto da Evan Goldberg e Seth Rogen; protagonista della cronaca cinematografica/internazionale tra giugno e dicembre dello scorso anno, ha causato non pochi attriti nei rapporti tra gli USA e la Repubblica Popolare Democratica di Corea, noti per una già abbastanza aspra rivalità.

Come evidente dal trailer, il film – vero capolavoro trash – non poteva che lasciare interdette le autorità nord coreane, abituate a considerare il proprio leader come una sorta di divinità, tanto è vero che:

A giugno [ 2014 ] il governo nordcoreano ha minacciato ripercussioni gravi nel caso in cui il film fosse stato distribuito. Successivamente la Sony ha subito attacchi e furti di dati attacchi per via informatica che la CIA ha assicurato essere riconducibili a Pyongyang, e qualche settimana fa sono arrivate le minacce di attentati terroristici ai cinema che avessero proiettato il film. La giapponese Sony che produce, e la sua controllata Columbia che distribuisce, hanno deciso di ritirare il film. A questo punto è intervenuta la Casa Bianca, che si è detta scontenta della decisione, così a Natale, il film è stato distribuito su tutte le piattaforme possibili.

Ma al di là delle polemiche e degli aspetti prettamente cinematografici, il film evidenzia con estrema chiarezza un “assunto storico” in grado di mostrare sotto un’ottica diversa i motivi di una reazione tanto apparentemente spropositata da parte della Corea del Nord. regime

Come abbattere un regime

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Attenzione segue spoiler

Nelle scene finali del film i protagonisti, ispirati da una giovane e affascinante propagandista coreana, realizzano che la semplice uccisione di Kim Jong-Un non avrebbe inciso particolarmente negli equilibri di un regime così ben radicato. Il dittatore sarebbe stato sostituito con un altro membro della sua famiglia o con uno dei generali del suo Stato Maggiore e nulla sarebbe cambiato. Era necessario screditare, in mondovisione e in particolare agli occhi del popolo nordcoreano, la figura del dittatore, mostrare le sue debolezze (la passione per le canzoni di Katy Perry e per i drink “femminili”), rivelare la sua umanità , farlo “frignare di fronte alle telecamere”; solo così il regime sarebbe stato scosso da una vera e propria rivoluzione, solo così il regime si sarebbe afflosciato come un castello di carte. regime

Un tirannicidio morale: la delegittimazione

Ferisce più la lingua che la spada

Nel 1917 l’ultimo zar, Nicola II, è costretto ad abdicare, in lui ormai non crede più nessuno. regime

Il popolo, l’elite politica e persino lo Stato Maggiore dell’esercito non ripongono in lui più alcuna fiducia.

Un uomo incapace di comandare o di soddisfare la propria moglie non poteva essere preso sul serio come zar

Sono i rumors a dominare la scena negli ultimi giorni dello zarismo.

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Rasputin e le sue marionette, Nicola II e Alessandra.

Pamphlet, poesie, cartoline satiriche, racconti, pieces si diffondono clandestinamente prima dell’insurrezione [di Febbraio] e poi dilagano nei mesi seguenti, vedendosi a decide di migliaia di copie, riempiendo i teatri, dando vita ad una produzione di film fatti artigianalmente in due-tre giorni.

Una vera e propria pornografia politica, dove Nicola II è mostrato come uomo impotente, la Zarina Alessandra è una donna dai costumi licenziosi e a dominare la scena è il monaco Rasputin dalle mirabolanti qualità falliche.

Queste immagini “distruggono la psicologia monarchica della popolazione”.

Collegando la corruzione sessuale della corte alle drammatiche condizioni del paese, quelle voci stanno smantellando il mito del piccolo padre.

È la figura patriarcale del monarca ad essere infangata, è il suo ruolo di padre padrone nella grande famiglia nazionale ad esser messo in discussione, è la sua capacità virile, la sua mascolinità, ad essere al centro della scena, non importano le decisioni politiche, non importano le ideologie. regime

La delegittimazione non è un processo ideologico. […] è il frutto spontaneo dell’esperienza e dunque segue un tragitto che va dal basso all’alto, dal contesto del quotidiano ai gradini più alti del potere. Richieste e speranze e poi disillusione e rabbia investono […] la persona del sovrano e la sacralità, religiosa o laica, del suo ruolo.

The Interview, un film pericoloso

Un dittatore ha bisogno di mantenere ben salda la propria autorità, di mantenere vivo, tramite la macchina della propaganda, il culto della personalità, non ha di certo bisogno di vedere la propria figura sbeffeggiata in una commedia trash, per altro realizzata dai nemici di sempre, gli Stati Uniti. regime

Ed allora anche le reazioni nordcoreane a “The Interview” risultano meno esagerate ed irrazionali, soprattutto per un Paese in cui il leader è considerato alla stregua di una divinità. regime

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Mario Sanseverino

  • Paolo Macry, Gli ultimi giorni, Bologna, Il Mulino, 2009.
  • Matteo Bordone, Ecco com’è The Interview, in “Internazionale”, 26 dicembre 2014

Fonti media I, II, III

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