Le relazioni pericolose di Laclos: l’analisi

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Non esiste menzogna che fugga la carta. Da sempre, le parole vengono usate come strumento diretto di un’anima inquieta. E si trascrive persino una finzione, tanto ben elaborata da imitare il sentimento supremo. A loro volta, però, le frasi d’inchiostro compongono un quadro sociale, un quadro spietato. Il grande romanzo epistolare di Laclos, conosciuto come “Le relazioni pericolose” (1782), gioca uno scacco alla grande aristocrazia del Settecento.

Le relazioni pericolose: accusa e personaggi

Ma come! Credete forse che questo spettacolo che vi fa accorrere con tanto interesse a teatro e che applaudite con entusiasmo, sia meno avvincente nella realtà?

Laclos ebbe modo di analizzare in prima persona gli intrighi, politici e individuali del suo tempo. Il romanzo epistolare vide la ribalta già con l’opera in versi di Ovidio, le belle Eroidi. Adesso, a distanza di secoli, questo strumento viene usato con precisi intenti d’accusa. Le relazioni pericolose mostrano tutto l’ardore e il crudele agire della nobiltà. Lo stesso autore visse a cavallo tra il periodo delle grandi rivoluzioni, delle eminenze cortigiane. Non a caso, l’opera suscitò lo sdegno degli esponenti intellettuali a lui contemporanei.

Le relazioni pericolose presentano un ventaglio di personaggi e di caratteri estremamente vario. Abbiamo la marchesa di Merteuil, il demiurgo dell’opera, colei che ordina e giostra ogni volere; il visconte di Valmont, l’uomo dannato, dal chiaro gusto settecentesco; il cavaliere Danceny e la sua dolce, pura Cécile, la presidentessa di Tourvel, donna benigna e pia. Ora, tutte queste figure sono immerse in un groviglio di parole e sentenze. Il romanzo avanza piano, scandito quasi in atti. Ogni colpo di scena balena d’improvviso, senza che il lettore ne abbia un sospetto.

Il teatro nel romanzo

La componente teatrale del libro è tanto ben nascosta, da emergere soltanto ad un’accurata rilettura. Se prendessimo il volume tra le mani una prima volta, il mondo di Laclos ci sembrerebbe un blando resoconto sentimentale. Alla seconda occhiata, però, le Relazioni Pericolose si caricano di profonda analisi; persino il monito sociale s’impone con forza.

I personaggi di Laclos cambiano, tentennano, rendono esplicito il doppio valore delle loro parole: la menzogna si spoglia della sua ingordigia e cede al cuore; il cuore si veste di ipocrisia e indugia nelle stanze. Questi due frammenti spiegheranno al meglio la grandezza da teatro di Laclos e del suo libro:

Quando getterete la disperazione nella mia anima, forse uno sguardo consolatore le impedirà di soccombere; infine, se dovrò rinunciare all’amore, all’amicizia, le sole cose per cui vivo, almeno vedrete l’opera vostra e mi rimarrà la vostra pietà: questo piccolo favore, quando anche non lo meritassi, sono pronto, credo, a pagarlo caro pur di ottenerlo.

La speranza e il timore, la diffidenza e la sicurezza, tutti i mali inventati dall’odio, tutti i beni concessi dall’amore, voglio riempiano il suo cuore e vi succedano secondo il mio volere.

A parlare è sempre il medesimo personaggio, il visconte di Varmont. Senza dubbio, i due stralci appartengono ad epistole differenti; la prima alla preda, la seconda alla marchesa. Eppure, questo balzo dimostra che la finzione è il vero cardine dell’opera, un’opera non più semplice carta, ma sipario, palchi e lanterne.

Tale meraviglioso esperimento nasce dall’assenza completa del narratore. Sono i personaggi a scegliere, decidere e tentare. Si potrebbe addirittura dire che i personaggi di Laclos vivono autonomamente, liberi dall’arte e dell’arte effetto.

La politica e la parola

La bella società è condotta ad un patibolo, non solo fisico, ma anche e soprattutto morale. Sarà la stessa marchesa a spiegare il giogo delle menzogne, una soma ineludibile e capace di annullare ogni istinto positivo. Al di là della questione politica, un altro è il sommo interesse di Laclos:

Pierre-Ambroise-Francois Choderlos de Laclos; Joseph Ducreux

Quelli che non hanno mai avuto occasione di apprezzare il valore di una parola, di un’espressione d’amore, non troveranno alcun senso in questa frase.

Tale inciso si presenta come una nota a piè di pagina, a seguito della confessione d’amore del Cavaliere. Bene, Laclos ha esplicitato la sua forza, quelle parole che distruggono e creano, la sacra arte non del poeta, ma del romanziere – giacché sono i romanzi a vincere l’arbitrio, spingendo oltre la coscienza e chiudendo nel baratro lo spirito umano.

Silvia Toritiglione

Fonti:

Le Relazioni Pericolose; Garzanti (1977), trad. di Maria Teresa Nessi

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Silvia Tortiglione

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