Buffalo ’66 di Vincent Gallo: l’analisi del film

Una personalità fuori dagli schemi

Vincent Gallo non è sicuramente quel tipo di persona che non riesce a far parlare di sé, anzi, le sue idee di cinema, dell’arte e le sue interviste in generale, sarebbero capaci di irritare anche il critico cinematografico più buono di questo mondo. Parliamo di un personaggio che considera capolavori solo i primi tre film di Kubrick, ritenendo i restanti “bei film che qualunque bravo regista potrebbe aver fatto”, che ha definito Tarantinospazzatura, uno che ruba da altri film“. Contrario all’idea di arte popolare, ha sempre affermato che la vera arte è quella rivolta a persone complicate. Al di là di ciò, bisogna dare a Cesare quello che è di Cesare e Gallo, con la sua opera forse “più importante” Buffalo ’66, ha dimostrato di avere anche un grande talento registico, oltre al talento recitativo, affermando la sua visione attraverso un cinema d’autore abbastanza autoreferenziale, intimista, non convenzionale, un film fatto più per se stesso che per il pubblico.

buffalo '66

Buffalo66, uscito nel 1998, oltre ad essere diretto, è anche interpretato, sceneggiato e musicato da Vincent Gallo. Nonostante sia un film d’autore e per una serie di motivi sia un’opera piuttosto in ombra nel panorama internazionale, Buffalo ’66 può contare su un cast piuttosto importante: Christina Ricci, Ben Gazzara, Anjelica Huston, Rosanna Arquette e c’è anche una piccola parte per Mickey Rourke.

Buffalo ’66, la trama

Il film ruota intorno alla storia di Billy Brown (Vincent Gallo), un tipo nevrotico e disilluso, che ha perso dieci mila dollari scommettendo sulla vittoria dei Buffalo al superbowl, la squadra della città dove è cresciuto. A causa di questa scommessa persa è costretto, per ripagare il debito, a confessare un crimine che non aveva commesso, passando cinque anni di vita in carcere. Una volta uscito di galera, ha un chiodo fisso nella mente: uccidere Scott Wood, il giocatore responsabile dell’errore che aveva determinato la sconfitta di Buffalo. Prima di far questo, però, decide di rapire una giovane e aggraziata ballerina Layla (Christina Ricci), obbligandola a fingere di essere sua moglie di fronte alla mamma (Anjelica Huston) e al padre (Ben Gazzara). Segue poi la cena in famiglia, in cui conosciamo i genitori di Billy: una mamma tifosa sfegatata dei Buffalo Bills e un padre ex cantante nei night-club, che sembrano non avere alcun interesse per il figlio, trattando la sua vita in maniera superficiale.

Buffalo '66

Un’opera d’autore libera e volutamente sgradevole

Buffalo ’66 è un’opera che si prende gioco delle regole convenzionali del cinema, adottando da film d’autore qual è, uno stile libero e fuori dagli scemi, non per presunzione o per cercare di essere il più autentica possibile, ma perché funzionale a trasmettere allo spettatore, il modo di vedere del protagonista. La telecamera si sofferma su Billy, come se per lui la prigionia non fosse mai realmente finita, flashback mostrati in split-screen nel bel mezzo di conversazioni, ci aiutano a capire meglio il personaggio e la sua vita; inquadrature bizzarre, addirittura sbagliate, riprese schizzate e paranoiche, un modus operandi quello di Gallo, che permette allo spettatore di toccare quell’atmosfera surreale, che oscilla tra un senso di vergogna e di angoscia, resa anche attraverso una fotografia fatta di colori freddi e musiche malinconiche. Anche il registro del film è variabile, si passa dal comico-grottesco al drammatico-sentimentale, con accenni di noir e di crudo realismo che si scontra con il surrealismo.

Buffalo '66

Personaggi surreali in scene surreali

In un film dall’atmosfera così surreale, non possono mancare personaggi, grotteschi, lontani dal concetto convenzionale di normalità. I genitori di Billy rappresentano la summa del personaggio grottesco in questa pellicola e la scena del pranzo, memorabile, è un esperimento incredibile di cinema d’autore. La madre, malata di mente, passa le giornate a vedere le partite dei Buffalo di tempi passati, arrabbiandosi puntualmente per lo stesso punto sbagliato. Il padre di Billy, che parla pochissimo e sembra quasi non vedere il figlio, era un cantante e non perde l’occasione di far ascoltare un suo vecchio pezzo in playback a Layla, verso la quale prova una certa attrazione, in un’atmosfera lynchiana. Poi c’è Layla, introversa, lunatica, ma allo stesso tempo dolce e sincera, che diventa la salvezza di Billy. Memorabile per quanto riguarda questo personaggio, la scena del balletto nella sala da bowling, accompagnata dalla musica dei King Crimson. Alla fine, Gallo riesce a creare un film d’autore unico, dimostrando che le regole possono essere violate e che la loro violazione può produrre ottimi risultati.

Buffalo '66

Roberto Carli