Archeologia romana

Arco di Tito a Roma: un approfondimento dei resti

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Il 28 maggio 2015 a Roma sono stati ritrovati nei pressi del Circo Massimo dei resti dell’arco di Tito. Erano in corso i lavori di scavo e restauro del Circo Massimo, quando gli archeologi della Sovrintendenza Capitolina hanno ritrovato dei reperti archeologici riconducibili proprio al vicino arco di Tito, che si rivela esser stato ben diverso da come si presenta oggi ai nostri occhi.

L’arco come si vede oggi: ha un solo fornice.

Il comunicato del Comune di Roma

Un passo del comunicato del Comune di Roma recita: “È stato riscoperto il pavimento antico in lastre di travertino e sono stati messi in luce tre plinti frontali e parte del plinto della quarta colonna. Il potente strato di riporto che copriva parte delle strutture antiche ha permesso anche la conservazione di alcune strutture murarie tardoantiche o altomedievali di particolare importanza, attualmente in fase di studio. […] Il monumento era a tre fornici intercomunicanti, con una platea ed una scalinata sulla fronte verso il circo, mentre si collegava con due gradini con il piano di calpestio esterno all’edificio.” 

L’arco di Tito viene spesso citato come un esempio di arco a un solo fornice, ma il ritrovamento lascia supporre che quell’unico fornice che si può ammirare oggi non sia altro che l’unico fornice ad essere sopravvissuto all’incuria e al “riciclo” di materiali presi da edifici antichi, usanza tipica del Medio Evo. Inoltre sotto l’arco non c’era la semplice strada: c’era una pavimentazione con lastre in travertino e addirittura una scalinata.

Bassorilievo dell’arco che raffigura Tito portato in trionfo da una quadriga

La costruzione dell’arco di Tito

Ben nota è l’insofferenza dei Giudei verso i dominatori romani: anche i Vangeli la attestano. Meno noto è il fatto che, nonostante il messaggio “pacifista” del Cristo, i Giudei furono tutt’altro che pacifici. Infatti l’imperatore Nerone per sedare le frequenti rivolte incaricò il giovane Tito ad assumere il comando delle truppe di Roma in quella che passò alla storia come prima guerra Giudaica (66-74), dalla quale Tito tornò vittorioso. Quando morì i suoi successori gli costruirono questo arco di trionfo. Nonostante il fatto che Tito fosse stato tutt’altro che clemente in guerra (saccheggiò e distrusse il tempio di Gerusalemme e proibì che i Giudei potessero vivere a Gerusalemme) venne ricordato positivamente da molti scrittori posteriori. Svetonio lo celebrò come Delizia del genere umano e Tacito lo annoverò fra gli imperatori buoni. Tito fu l’imperatore che dovette affrontare la famosa eruzione del Vesuvio del 79 che distrusse Pompei, e lo fece in maniera ineccepibile.

Le sculture

Se si esamina la volta a cassettoni, si può notare la figura di Tito trasportato in cielo da un’aquila, probabilmente un’allegoria della sua apoteosi. Il pannello di destra dell’arco di Tito è raffigurato il trionfo. Nel pannello a sinistra è raffigurato il corteo che porta in trionfo il bottino di guerra. Interessante è il fatto che le cose portate in processione siano sproporzionate rispetto ai portatori, probabilmente sono state raffigurate più grandi un modo per metterle in risalto rispetto alle altre raffigurazioni. Fra gli oggetti portati in trionfo spicca una Menorah, il candelabro a sette bracci che si trovava nel tempio di Gerusalemme. Per i soldati romani portare a Roma la Menorah era come sottrarre una bandiera che rendeva unito tutto il popolo dei Giudei: per questo motivo fu raffigurata nella scultura all’interno dell’arco di Tito.

In questa immagine è ben visibile la Menorah sottratta al tempio di Gerusalemme

Ora sono in corso dei lavori per capire come fosse in origine quest’arco e per capire dove poter collocare i ritrovamenti recenti. A resti che appartengono sicuramente a questo simbolo della Roma imperiale si affiancano anche dei resti medievali, dunque probabilmente la nuova scoperta probabilmente cambierà il nostro modo di vedere l’arco di Tito.

Luigi De Maria

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Luigi De Maria

Sono nato nel 1995, studio "Cultura e amministrazione dei Beni Culturali" presso l'Università Federico II di Napoli. Studente mediocre, osservatore distratto, sognatore disilluso. Comunista.

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Luigi De Maria

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