Categories: Cinema drammatico

American Beauty, i retroscena della periferia

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American Beauty, «il miglior film del decennio»

Alan Ball, autore e co-produttore di serie televisive (Grace Under Fire, Cybill, la più recente True Blood,), approda sul grande schermo nel 1999 con American Beauty. Il film, definito da James Greenberg del Los Angeles Magazine forse il più bel film del decennio¹, vincitore di cinque Premi Oscar, si presenta sin dal principio un’opera dalle tematiche forti.

I volti di American Beauty

Il protagonista Lester magistralmente interpretato da Kevin Spacey mostra una evidente attrazione per un’amica della figlia, Angela (Mena Suvari), ragazza apparentemente frivola e superficiale con il sogno di fare la modella. Il desiderio di compiacerla è il fattore scatenante del cambiamento dell’uomo: inizialmente depresso e in procinto di essere licenziato, ritrova energia, vitalità, riuscendo ad acquisire nuova autorità in campo familiare e a non soccombere dopo il licenziamento. La catarsi di Lester si compirà quando, anziché soddisfare i propri desideri, riconoscerà in Angela una figlia e la sua passione, precedentemente quasi ossessiva, si tramuterà in affetto paterno.

Jane (Thora Birch), figlia di Lester, è un’adolescente scontrosa e depressa, in conflitto con il padre e la madre. Nulla di nuovo sotto il sole, finché Jane non incontra lo strano vicino di casa, Ricky (Wes Bentley), il quale mostra sin da subito un interesse quasi morboso nei suoi confronti. I suoi, tuttavia, non sono atti di un ragazzo perverso, benché probabilmente riprendere qualcuno con la telecamera senza consenso sarebbe classificato come stalking, al giorno d’oggi.

Egli è un artista, un filosofo quasi: «A volte c’è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla… il mio cuore sta per franare». Sono queste le parole di Ricky mentre cerca di spiegare a Jane le sue sensazioni, e la sua visione delle cose, dietro cui c’è «tutta un’intera vita».

Il ragazzo ha raggiunto un equilibrio interiore, nel corso della narrazione non muta prospettive, atteggiamenti, tuttavia è grazie a lui che Jane sembra acquisire maggiore confidenza con il proprio corpo ed essere più sicura del proprio aspetto. Jane e Ricky sono gli unici membri delle rispettive famiglie ad avere una relazione felice: il matrimonio di Lester è agli sgoccioli, le relazioni adulterine dei due coniugi non avranno esiti favorevoli, mentre la madre del ragazzo è una donna depressa e oppressa dalla personalità del marito, il quale si rivelerà omosessuale.

Carolyn (Annette Bening), moglie di Lester, si è lasciata assorbire dalla vita di periferia, ossessionata dalle rose in giardino, dalle cene in famiglia, dal successo in ambito lavorativo. Addirittura la donna interrompe le avances del marito perché troppo preoccupata per la birra che potrebbe sporcare il divano, che «non è solo un divano!». Scena analoga si verifica nella serie tv Desperate Housewives, che pure mostra una versione estremizzata della periferia statunitense, in cui una delle protagoniste, perfetta casalinga, interrompe un momento di intimità con il marito per impedire ad un panino di sporcare la moquette.

Angela è invece il prototipo della cheerleader americana, in cima alla “piramide alimentare”, ruolo indice di futuro successo. Insicura del posto che da sempre le è stato assegnato, si sente in dovere di inventare performance sessuali, attirandosi anche critiche negative da parte delle compagne di scuola pur di non deludere le aspettative altrui.

Romantico, drammatico, satirico… what else?

A seconda del punto di vista adottato, American Beauty muta la propria natura, racchiudendo al proprio interno sia la descrizione della  liberazione dalle catene della banalità di Lester, sia il racconto dello sbocciare di un amore giovanile, sia, infine, la critica della società americana², in particolare della classe media, visibile maggiormente nei personaggi di Carolyn e Angela.

Sintetizzando con le parole della critica cinematografica Irene Bignardi³, «American Beauty traccia, in forma di nuvola nera, un quadro feroce e bruciante del perbenismo borghese, della crisi del maschio che invecchia, dei sogni sbagliati delle adolescenti, dello iato tra genitori e figli». Impossibile da ascrivere ad una singola categoria, un po’ drammatico, un po’ comico, un po’ romantico «è un film fuori genere, tra satira, autoritratto e fantasia, che consente molte letture».

Francesca Santoro

Fonti

¹ http://www.comingsoon.it/film/american-beauty/1109/scheda/
² https://byebyeunclesam.files.wordpress.com/2010/09/american_beauty.pdf
³ http://www.repubblica.it/online/cinema_recensioni/beauty/beauty/beauty.html?ref=search

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Francesca Santoro

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