Sufjan Stevens: recensione di “Carrie & Lowell”

Torna Sufjan Stevens con un meraviglioso disco, Carrie & Lowell: un viaggio profondo tra leggerezza ed armonie. Ecco la recensione di LaCooltura!

E nell’immenso mondo del folk americano emerge, ancora una volta, Sufjan Stevens.

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La sua storica casa discografica, la Asthmatic Kitty, ha deciso di omaggiarci pubblicando lo streaming integrale di Carrie & Lowell, il nuovissimo album di Stevens, in uscita il 31 marzo.

Grazie Asthmatic Kitty, grazie mille Sufjan Stevens, per quello che potrebbe rivelarsi l’album dell’anno.

Non chiamiamolo album della maturità, non chiamiamolo ritorno alle origini, chiamiamolo semplicemente ennesimo capolavoro della quindicennale carriera del cantante folk, che questa volta decide di viaggiare tra vita e morte ed uscire dalla realtà che ci circonda, portandoci in una dimensione sospesa nel tempo e nello spazio senza usare suoni futuristici, ma con una musica intimista, leggera, a cuore aperto, mentre ci parla della madre morta e del patrigno (appunto Carrie & Lowell), abbandonando una musica eccessivamente orchestrale e sperimentale, tornando alla leggerezza di chitarre, raddoppi vocali, carillon e tastiere usati con una delicatezza struggente, senza alcun tipo di suono fuori posto. Tutto perfetto.

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Ci troviamo di fronte a delle ballate folk intime, colonne sonore di viaggi sia veri e propri che spirituali, sia fatti su un treno che in una stanza di casa, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dalla totale armonia che Sufjan regala. Perdonabile la lacrima che potrebbe scappare all’ascolto, anche per i testi profondi che trapassano il corpo e l’anima, toccandone la parte più lontana dalla luce.

Sufjan Stevens: un genio nell’ombra

Incredibilmente − o, forse, fortunatamente − questo “ragazzo” del 1975 di Detroit non sia mai veramente arrivato al pubblico mondiale come realmente meriterebbe. Sufjan Stevens si accontenta di quel ristretto numero di appassionati che lo seguono principalmente da Illinois, pubblicato nel 2005, meraviglioso album che ha segnato la sua consacrazione nonostante che gli inizi siano da datare nel 1999, con l’album A sun came.

Arrivato al suo undicesimo album, sono esauriti i complimenti per il menestrello più puro e visionario di questo secolo, che in quella categoria musicale che mi viene da definire intimista, tra i Sigur Rós, tra i Kings of Convenience, tra Simon & Garfunkel, meriterebbe senza dubbio un posto d’onore.

Voto: 4,8/5

Tracce consigliate: Death with Dignity; Should have know better.