Brassaï: l’occhio di Parigi


Brassaï
Brassaï, pseudonimo dalla città natale ungherese Brasso di Gyula Halász, è stato un vero e proprio uomo “dal multiforme ingegno”: fotografo, scrittore, giornalista.. ma, più di ogni cosa, osservatore.

Brassaï: il profilo

Trasferitosi a Parigi molto piccolo, si spostò quindi a Budapest per continuare gli studi e in seguito si arruolò nell’esercito che lo impegnò per tutta la durata del Primo Conflitto Mondiale.

Scrollatosi l’armatura di dosso, poi, si stabilì per un periodo a Berlino, dove ebbe modo di continuare i suoi studi in Accademia e lavorare assiduamente come giornalista.

Ma la città che davvero rubò cuore e occhi di Brassaï rimase la capitale francese, dove tornò definitivamente dandosi alla frequentazione della zona di Montparnasse e a personalità di spicco quali Prèvert e Miller.

Brassaï

Di Parigi, appunto, come afferma lo stesso amico Miller, Brassaï diviene “l’occhio” volgendo la sua intera speculazione fotografica alle viuzzole, ai giardini, al lungofiume e a tante altre cose che rendono la città viva e “luminosa” persino di notte o sotto la pioggia.

La sua raccolta più importante è, non a caso, denominata Paris de nuit e rappresenta un evidente tentativo di dare un ordine al caos e al frastuono nelle ore buie di una metropoli ricca di sotterfugi, inganni, prostitute e bordelli.

Brassaï

Non importava, infatti, che la luce fosse quella giusta o che l’immagine fosse perfettamente messa a fuoco, perché Brassaï riusciva comunque a impregnare di realismo ogni sua fotografia dando semplicemente il suo punto di vista diretto e senza veli, diretto come un fulmine.

Egli, però, non ha come fine iniziale lo spaesamento e/o il confondere l’osservatore con immagini frastornanti; quella sorta di alienazione dinanzi alle sue foto è, infatti, solo un effetto successivo allo scatto, quasi come a dimostrare che è la mente dell’osservatore a riadattare l’immagine secondo la propria sensibilità e non il fotografo da principio.

Scopo dell’operato di Brassaï è soltanto la raffigurazione nuda e cruda del quotidiano, analizzando in esso i comportamenti umani e quei piccoli particolari nascosti del mondo che ai più sono ignoti.

“Il surrealismo delle mie immagini non è altro che il reale reso fantastico dalla visione. Cercavo solo di esprimere la realtà, in quanto niente è più surreale”

Maria Francesca Celentano