Spot, il cane d’acciaio

Correva l’anno 2013 e Google, dopo aver annunciato al mondo il suo ingresso, pur se in punta di piedi, nel settore della robotica, acquistò la Boston Dynamics, una società già rinomata nel settore e forte di una duratura collaborazione con la DARPA (l’agenzia governativa statunitense che si occupa di ricerca e sviluppo tecnologico nell’ambito della difesa). A poco più di un anno dall’acquisto, il primo frutto della nuova acquisizione vede la luce. Parliamo di Spot, anche noto come Little Dog, un robot quadrupede in grado di correre, salire le scale, arrampicarsi su pendii e terreni scoscesi, e molto altro, incluso il riuscire a mantenersi in piedi se preso a calci.

Spot e uno dei suoi sviluppatori mentre fanno jogging
Spot e uno dei suoi sviluppatori mentre fanno jogging

Spot è dotato di un sensore di navigazione posizionato sulla testa che gli consente di orientarsi e rilevare ostacoli, può muoversi su terreni difficili grazie al suo robusto impianto idraulico di movimento, è alimentato elettricamente e pesa solo 72 kg.  Non è di certo silenzioso, né tantomeno bello come Flender (il fedele cane androide di Kyashan), ma il nuovo prototipo della Boston Dynamics, presentato tramite un video su youtube dopo cinque anni di sviluppo, suscita non poco interesse.

Cujo e il suo operatore Brandon Dieckmann
Cujo e il suo operatore Brandon Dieckmann

Ma qual è lo scopo di un robot come questo? Si può facilmente intuire che esso non è destinato al vasto pubblico, non essendo un prodotto di elettronica di consumo, ma piuttosto un dispositivo pensato per essere impiegato a supporto di agenti umani in situazioni critiche o pericolose. In particolare, Spot fa parte di una più vasta famiglia di robot sviluppati da Boston Dynamics per i Marines americani e denominata ‘Legged Squad Support System’. A questa famiglia appartiene anche il fratello maggiore di Spot, nome in codice Cujo o Big Dog. Lo scopo di questi dispositivi è, per il momento, aiutare le truppe nel trasporto del loro equipaggiamento su terreni difficili, seguendo i loro operatori in modo autonomo. Non molto più che forzuti muli da soma, insomma, ben lontani dagli animali domestici intelligenti a cui ci ha abituato la fantascienza. Viaggiando neanche poi tanto con la fantasia, però, si possono ipotizzare molteplici altre applicazioni, quale ad esempio l’urban delivery.

Certo, se state pensando di prenderne uno per sostituire il vostro animale da compagnia (ma spero sinceramente di no), dovrete attendere ancora molto tempo.

Salvatore Del Prete

Fonti: DailyMail; IEEE Spectrum;