Bartolommeo Capasso
Due secoli fa, il 22 febbraio 1815, nasceva da un’agiata e borghese famiglia campana Bartolommeo Capasso, giovane storico e archivista italiano. Nacque da genitori di Frattamaggiore nella villa paterna presso la strada dei Costanzi (l’attuale via Giuseppe Marotta), nel trafficato quartiere Porto. Dopo la morte del padre avvenuta nel 1824, il giovanissimo Bartolommeo si iscrisse prima al seminario di Napoli dove intraprese i suoi primi studi, e poi si trasferì a Sorrento.


Solida, classica e giuridica fu la sua formazione primaria. Lontano da qualsiasi ambito politico, trascorse una vita modesta e riservata, dedicandosi interamente agli studi, fin quando la malattia di cui soffriva agli occhi glielo permise. Carlo Troya iniziò fin da subito ad interessarti al giovane Capasso, il cui valore e talento rimasero per lungo tempo sconosciuti ai più. Nel 1844 fondò una Società storica napoletana, scrivendo pubblicazioni non firmate con il suo nome e gli venne affidata lo studio e la ricerca dei documenti di Alfonso il Magnanimo.
Tematica centrale dei suoi studi fu la città di Napoli. Bartolommeo Capasso si dedicò alla storia del capoluogo campano e in merito scrisse la maggior parte delle sue opere più notevoli. Dal 1870 molti giovani che venivano in città per approfondire gli studi pretesero e ottennero di essere seguiti dallo storico e così Capasso affrontò l’esperienza di insegnare agli altri il suo sapere e la sua conoscenza su Napoli.
Scritti principali
La carica di insegnante gli derivò dal metodo scientifico nell’euristica e nella critica delle fonti, da lui ideato e creato nel Meridione italiano quando Napoli non disponeva di antichi e importanti documenti locali e nazionali. Nel 1855 studiò Sull’antico sito di Napoli e Palepoli – Dubbii e conghietture e pubblicò La Cronaca Napoletana di Ubaldo edita dal Pratilli nel 1751 ora stampata nuovamente e dimostrata una impostura del secolo scorso.
Tra le opere più notevoli si ricordino Leggi promulgate dai re Normanni nelle Due Sicilie e una Cronaca dei duchi e principi di Benevento, Salerno e Capua e dei duchi di Napoli. Il 1862 fu l’anno in cui annunciò nuovamente di voler pubblicare Le leggi dei re Normanni illustrate con documenti e memorie del tempo e col confronto del dritto romano e canonico è dei codici barbarici. Interessante ed efficiente fu il materiale che raccolse per la sua opera, ma i bozzetti rimasero allo stato grezzo e inedito.
Molti furono i saggi di euristica e critica, scritti superiori rispetto all’opera ricostruttiva ed espositiva, dal carattere aneddotico, regionale e locale. Ricerca e continuo studio, ideologia e sapientia furono le ragioni per cui Bartolemmeo Capasso non pose mai la storia della sua città, del suo paese in duratura relazione con la storia generale e nazionale.
Tra le opere di Bartolommeo Capasso da ricordare vanno inserite quelle composte durante il periodo maturo della sua vita: il Catalogo ragionato dei libri, registri e scritture esistenti nella sezione antica o prima serie dell’Archivio municipale di Napoli 1899; Le fonti della storia delle provincie napoletane dal 568 al 1500, 1876-77; l’Inventario cronologico sistematico dei Registri Angioini conservati nell’Archivio di stato di Napoli, 1894. Tra le opere inedite, che non riuscì a completare prima della sua morte avvenuta il 3 marzo 1990, si ricordi la Napoli greco–romana, rielaborata dal Da Petra, ed edita dalla Società napoletana di storia patria nel 1905.
Valentina Labattaglia
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