Procida, l’isola ‘scagliata su’ dal mare

La più antica leggenda relativa alla piccola e verdeggiante isoletta, situata nel Golfo di Napoli tra la maggiore Ischia e il panoramico promontorio flegreo di Capo Miseno, racconta che l’origine di Procida sia da far risalire alla nascita dei tempi, quando il divino Giove combattete con i Giganti suoi nemici; la battaglia – si narra – fu una delle più terribili mai combattute dal padre degli dei e durante la lotta un masso scagliato dal cielo si “tuffò” nel mare e diede origine ad una delle isole più antiche dell’area dei Campi Flegrei.

procidaProcida, l’isola tra storia e leggenda

Il toponimo Procida deriva presumibilmente dal greco Προχύτη, ( in lat. Prochãta), letteralmente “scagliata su” dal fondo del mare per la sua origine vulcanica, ancora in lat. profundo, come ricorda Plinio il Vecchio.

Oltre la leggenda, numerosi sono stati gli studi condotti sulla sua natura vulcanica e morfologica, decretando che Procida si sia formata nel corso dei secoli dall’azione e dall’attività sismica di molti crateri sottomarini, modificati dall’azione erosiva del vento e del mare.

L’attività vulcanica ha contribuito a rendere frastagliata, e per alcuni tratti, rocciosa, la costa orientale dell’isola, oggi ricca di promontori e piccole insenature. Tuttavia, l’unico rilievo più importante è alto circa 91 metri e rappresenta una delle zone più ricche di natura e leggenda di Procida: la Terra Murata.

Procida

Tenco na casarell’a’ Proceda
Cu nu balcone ca se vade
Tutt’o golfo e Napule e se vede
Capri, Surriento, ‘o Vesuvio!
E quanno e’ primmaver’a’ sera
Fore a stu balcone cu ll’ammore mio
dint’a’sti bbracce e vase nun nce mancano.
Cu stu chiaror’e’luna e o cielo stellato
Tu, si ‘a reggina da notte
Na refola ‘e viento saglie
L’addore d’e’ ciur’a’rance
Le limoni d’e’ giardin’e’ proceda.
‘a sera quanno tramonta ‘o sole,
Quann’o’ sole se vasa o mare
E‘o cielo se fa russo
P’a’ gelusia ‘e ll’ammore nuosto
E nuje abbracciate tra nu vaso e natu vaso,
‘nce cantammo anema e core!

(NA CASARELL’A’ PROCEDAAntonio Bollito)

 

procida

La storia e le dominazioni sull’isola

Antichissimi sono i ritrovamenti risalenti alla perduta civiltà dei Micenei, popolazione che collegava la piccola isola alla terra dell’Etruria attraverso intensi rapporti commerciali nel Mediterraneo.

Tra il XVII e il XVI secolo a. C. gli indigeni del luogo vivevano a contatto con la natura, praticando l’arte dell’accoglienza per i nuovi abitanti che migravano nella loro terra e vivendo di semplici attività come artigianato, decorazione e arti manuali.

Strabone, l’antico storico e geografo, sostiene che i primi abitanti nell’isola fossero i greci calcidesi di Eubea, insediatisi molto probabilmente intorno al VIII secolo a. C. A tal proposito si suppone che sulla collina di Terra Murata, un tempo, sorgesse l’acropoli greca.

La storia racconta di diverse e ripetute invasioni da parte dei barbari, subite dall’isola, durante il periodo del crollo dell’Impero romano d’occidente, per poi subire le terrificanti incursioni saracene durate diversi secoli, che spinsero gli isolani ad arroccarsi, come rifugio, sul borgo della Terra Casata.

procida

Procida, in seguito, liberata dalla dominazione di Miseno, che venne distrutta durante le incursioni dei Saraceni, entrò a far parte del ducato di Napoli durante il periodo ducale, appunto, scelta come meta di vacanza e di intrattenimento dall’aristocrazia campana, diventando una delle isole più importanti del Mediterraneo italiano.

Bisogna aspettare ancora qualche secolo per introdurre sull’isola un dominio di tipo feudale e “affidandola” alla famiglia dei “da Procida” e due secoli dopo, nel 1529, fu concessa ai d’Avalos. Quello dei d’Avalos fu un regime contrassegnato da un lungo momento di pace, durante il quale si costruirono l’Abbazia di San Michele, il porto e le tre torri di avvistamento, Cottimo, Chiaiolella e Punta della Lingua; oggi le tre torri rappresentano il simbolo di Procida.

procidastoria-itinerari4Nel 1744 Procida fu annoverata tra le terre della Corona dei Borbone e seguì tutte le vicende del regno di Napoli e delle Due Sicilie, diventando luogo per “le battute di caccia” della dinastia spagnola ed incrementando l’insediamento.

Nel 1799, venne inserita nella Repubblica Napoletana e dopo la feroce repressione borbonica, ricordata dagli abitanti con Piazza dei Martiri, l’isola passò alle truppe di Giuseppe Bonaparte, fino all’arrivo di Ferdinando di Borbone nel 1815.

Uno scrigno sul mare

Figlia di una cultura che l’ha allevata e cresciuta, Procida si distacca da Napoli in quanto a storia e arte. Dell’isola i Micenei prima e in seguito i Greci vollero trasformarla in un approdo commerciale e in un polo siderurgico. Numerosi furono i viaggi di orientali e artisti provenienti da tutto il mondo, che approdavano sulla piccola isola, attirati dalla bellezza del luogo, dalle zone di caccia, dalla tranquillità del mare, rendendola contemporaneamente turistica e riservata.

Il mito, che si nasconde dietro la sua origine è uno dei motivi più interessanti, legato alla storia locale…“quel masso gigante che si scagliò su, dal fondo del mare, sfuggito a Zeus che affrontava i Giganti…”…rende Procida uno scrigno nel mare.

Baia sperduta

Voleva un’isola per conto proprio:

non necessariamente per starci da solo,

ma per fame un mondo tutto per sé.
Un’isola, se comincia a essere grandina,

non è meglio di un continente.

Per la verità deve essere piuttosto piccola,

per assumere sembianze di isola;

e questa storia mostrerà quanto minuscola debba essere,

prima che tu possa ritenerla pronta

a riempirla con la tua personalità.

(L’uomo che amava le isole – D. Herbert Lawrence)

Valentina Labattaglia

Bibliografia:

A. E. PIEDIMONTE, Procida – uno scrigno sul mare, Edizioni INTRA MOENIA,