Fenice, libertà e sogno di eterna rinascita

La Fenice tra mitologia e desiderio di rinascita

Il mito generalmente rappresenta per l’uomo l’utopia di rendere immortali alcuni desideri reconditi e innati. Caratteristica predominate del genere umano è la sua insita capacità di sopravvivenza a se stesso. A raffigurare questo ideale di rinascita e ciclicità, che tende all’infinito, è la figura della Fenice. Il mitologico uccello, noto anche con l’epiteto di “Araba Fenice”, ha l’eccezionale (e divina) facoltà di risorgere dalle proprie ceneri, dopo la morte. Il mito, sopravvissuto in tutte le civiltà, dalle più primitive alle più superstiziose, rappresenta in ogni angolo del mondo il sogno e il desiderio di eterna rinascita.

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La Fenice, animale dell’eterna rinascita

Antichissime culture e popoli del mare, come gli Egizi, erano depositari della leggenda del Benu, figura diventata poi nella mitologia greca la Fenice immortale. Proprio come il fuoco che alimenta l’anima delle sue fiamme, la leggenda della Fenice non si spegne con il passare dei secoli. L’origine e la genesi dell’alone di mitologia, che aleggia intorno alla sua figura, risalgono alla notte ancestrale del Tempo Assoluto della Creazione.

Una tra le interpretazioni più apprezzate e maggiormente accreditate circa il mistero della rinascita riguarda la visione, secondo cui la Fenice rappresenterebbe l’eternità e l’immortalità racchiuse nella perfezione del tempo ciclico e circolare, come un eterno ritorno.

In realtà, le culture più mistiche ne interpretano un significato più concreto e attuabile: la ciclicità rappresenterebbe, dunque, il raggiungimento di un sublime livello di conoscenza e processo di evoluzione. L’eternità rende l’uccello mitologico libero di potersi svincolare dal tempo ciclico del suo destino e di non rimanere prigioniera della sua condizione di animale mitico ed evocativo, sottoposto ad un intramontabile ciclo di rinnovamento e di resurrezione.

Fuoco sacro ed essenza divina dell’uccello che risorge

La Fenice, considerata anche come entità semi-divina, ha la forma di un’aquila, dal piumaggio di un rosso splendente, con cromature che vanno dall’oro all’arancio e sfumano nel colore dell’ignis. Nota anche con l’appellativo di “custode della sfera terrestre”, in quanto segue il percorso compiuto dalla stella Sole, l’aquila mitologia dispiega le ali e attira i raggi infuocati del sole. Attraverso il battito delle sue ali, secondo il mito, esiste la vita.

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Il fuoco sacro che alimenta una nuova vita

L’uccello della rinascita e del Paradiso, si nutre della manna del cielo e della rugiada della terra.

Creature alate, meravigliose e strane a vedersi, purpuree come l’arcobaleno e la loro altezza è di novecento misure. Hanno dodici ali come gli angeli scortano il carro del sole seguendolo nel suo corso e dispensando calore e rugiada così come Dio comanda loro. Al mattino, quando il sole s’appresta al giro quotidiano, le Fenici e Chalkedri cantano e tutti gli uccelli frullano le ali, allietando Colui che dispensa la luce e cantando un inno per volontà del Signore.”

Raggio dell’occhio di Ra e rinascita del dio Osiride

La creatura della vita viene celebrata dal racconto più famoso delle “storie” di Erodoto. Si legge, infatti, che la Fenice è descritta come un’entità di almeno cinquecento anni, che muore poi bruciata e rinascere dalle sue ceneri, in cima al sacro albero nel tempio di Eliopolis in Egitto. L’antica Terra dei Faraoni la dipingeva con la corona Atef, disco solare: rappresentava il simbolo del sole e del dio Osiride, la rinascita, appunto.

Una suggestiva interpretazione per il mito della Fenice riguarda la sua funzione distruttrice: l’aquila reale, come alcuni grandi volatili che sbattono le ali sul fuoco per uccidere i parassiti con il fumo, ha il compito di liberare il mondo dal male profondo, che si è incardinato nelle viscere della Terra. La Fenice disintegra il male, bruciandolo col Fuoco Spirituale. Un’altra interessante spiegazione, che può contenere saperi scientifici, riguarda il suo potere curativo. Le lacrime di Fenice, essendo molto salate, guarirebbe ferite e bruciature.

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Il risveglio della Fenice

Secondo alcune attestazioni storiche la Fenice sia realmente esistita; la mitologia e la poesia romana la identificavano con un uccello, che viveva nella remota regione degli Assiri: una specie di “fagiano dorato”, mentre nella Bibbia la identificano con l’ibis, con il pavone o con l’airone rosso.

Presso le antiche tribù del Nord Africa, si credeva che il guizzo che la fenice compiva per spiccare il volo, ricordasse il sorgere del sole dal mare e veniva associata al sole, all’anima e allo spirito della vita che nasce da Nun, l’oceano primordiale, lo spirito vitale di Ra. Infatti il simbolo geroglifico del Bennu rappresentava l’occhio del dio del Sole.

Rinascita e tramonto, vita e morte, la Fenice presiede la creazione e perciò è, in alcune civiltà indoeuropee, è sacralizzata e associata al pianeta Venere, stella del mattino.

In Egitto, ancora, durante l’inondazione del Nilo, dio del fiume fecondava la terra argillosa, il ritorno della Fenice preannunciava un rinnovato periodo di fertilità. Creatura mitica che simboleggiava una delle manifestazioni  di Osiride risorto, era raffigurata appollaiata sull’albero sacro al dio, il Salice, l’albero della vita. Dunque era la rappresentazione della forza vitale, della creazione e all’origine del mondo e del caos primordiale, fu la prima forma di vita a comparire sulla collina di Heliopolis.

Musica sacra e immortalità dell’anima

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Il lamento della fenice

La leggenda dimostra come il grande mistero dell’uccello di fuoco rappresenti il cammino dell’anima nel mondo ultraterreno, che deve passare attraverso la purificazione degli dei oscuri, per poi risorgere a nuova vita come uccello giovane forte e bellissimo. Emblema dell’immortalità, la fenice quando muore, canta il suo lamento all’astro del giorno e poi, quando il fuoco finisce di ardere, risorge portando con sé una dolcissima melodia.

Io sono Fenice, rinata dalle ceneri, più forte, più pura e più bella che mai; io sono lo Spirito che continua a vivere in eterno, dopo che si è liberato dal corpo mortale. Conosciuta dagli uomini delle terre dell’Est e dell’Ovest, gli antichi Egizi mi chiamarono Bennu, la splendente, uccello di fuoco, l’anima di Ra il sole, l’araldo di tutte le cose a venire. Io sono scesa sulla Terra per annunciare l’avvento della luce, colei che scandisce il tempo in giorno e notte, in anni e cicli. Da Osiride mi venne il dono dell’immortalità e la corona piumata. Io sono Fenice, uccello di fiamme, creatura dell’aria che vola libera e inarrestabile per indicare il cammino delle stelle. Io sono il fulgido esempio all’uomo perché acquisisca dalla distruzione delle sue scorie l’energia primigenia, e con essa si liberi nuovamente in volo. Io sono Fenice, libera, battagliera, forte e fiera.”

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Phoenix fire

Come esperto menestrello la fenice modula il suo lamento e mentre canta, trema come una foglia nell’angoscia della morte. Belve e uccelli vengono a lei per ascoltarla, dimentichi come per incanto delle cose del mondo, e a migliaia le muoiono davanti, sopraffatti dalla pena per la sua triste sorte; e molti altri cadono in un profondo deliquio, incapaci di sostenere la malinconia del suo canto. Mentre la fenice diffonde il suo struggente lamento pare che trasudi sangue; poi quando è giunta l’ora della morte ella agita furiosamente le ali e le piume da cui si sprigionano scintille, e in breve tempo è avvolta dal fuoco. L’incendio si propaga agli sterpi che bruciano lentamente finché tutto, e legno e uccello, si trasforma in ardenti tizzoni che presto si riducono in cenere. Quando si è spenta anche l’ultima brace una nuova fenice sorge dalle sue ceneri.”

La Fenice, dunque, rappresenta il sogno di immortalità e di eterna rinascita che ha accompagnato l’uomo di ogni epoca e di ogni cultura, l’uomo che ha insita la capacità di sopravvivere e il desiderio di tendere all’infinito la sua vita.

Valentina Labattaglia

Sitografia:

http://ontanomagico.altervista.org/fenice.htm

http://www.libero-arbitrio.it/simbolismo/araba-fenice-significato-mito-simbolo.htm