Castel Nuovo: il “Maschio” napoletano

Castel Nuovo

Maestoso, imponente, primo baluardo della sirena Parthenope per chi approda sulle sue coste: è così che si presenta Castel Nuovo, fortezza angioina voluta da Carlo I d’Angiò e costruita a partire dal 1279. Il monarca francese volle fortemente l’erezione di quest’edificio per ovviare alla mancanza di un vero e proprio castello che facesse da guardia alla città, difatti Castel dell’Ovo (I secolo a.C) risultava una struttura vecchia ed inadeguata mentre il più recente Castel Capuano (1160) non godeva di una felice posizione strategica. Il progetto e la costruzione del maniero furono diretti dall’architetto Pierre de Chaule che portò a compimento l’opera in soli 5 anni, creando non solo una fortezza ma anche una nuova dimora per i regnanti.

Castel Nuovo: il "Maschio" napoletano
Castel Nuovo, veduta esterna sull’Arco trionfale

Tutti sappiamo che, tra i maggiori simboli di Napoli, questo castello è conosciuto anche come Maschio angioino, termine medievale derivante dal fiorentino “mastio” che indicava, in una struttura con più torri, la maggiore e la più sicura in caso di attacchi bellici. Tuttavia il suo nome esatto è Castel Nuovo, in francese Chastiau nuef.

Le origini di Castel Nuovo

È quasi impossibile risalire alle originali fattezze medievali dello Chastiau nuef, ormai diventato una stratifigrazione di elementi architettonici, sopravvive però la bella Cappella palatina , di chiara

Castel Nuovo: il "Maschio" napoletano
Castel Nuovo, esterno Cappella Palatina

marca angioina, risalente al 1307. Inglobata nel cuore del castello, l’entrata avviene dal cortile del castello tramite un portale rinascimentale in marmo sormontato da un rosone vetrato, mentre la parete di fondo affaccia sulla odierna via Marina.

Restaurata in gran parte già nel XV secolo per alcuni danni subiti a causa del terremoto del 1456, all’interno la cappella presenta una tipica struttura medievale con strette finestre gotiche che illuminano la sala e quel che resta dei suoi splendidi capolavori: uno splendido ciclo di affreschi, infatti, abbelliva la struttura.

Assieme a pitture ancora visibili attribuite all’artista fiorentino Maso di Banco, documenti ci attestano la presenza e la mano di Giotto che intorno al 1330, ospite della corte di Roberto d’Angiò, dipinse storie del Vecchio e Nuovo Testamento. Il ciclo del maestro e della sua bottega, rara testimonianza di affreschi di così alto valore artistico, fu purtroppo eliminato già nel XV secolo.

Il Maschio nel tempo

Nel tempo il Chastiau nuef ha subito varie e notevoli modifiche ad iniziare dai successori dei dinasti angioini, infatti quando Alfonso il Magnanimo d’Aragona conquistò Napoli nel 1443, decise di riordinare tutta la struttura, cingendola di nuove mura difensive e dotandola dello spettacolare arco trionfale all’entrata. Questo è uno dei pezzi fondanti della storia dell’arte italiana poiché, eretto tra il 1453 al 1468 ispirandosi alle simili strutture d’architettura romana e federiciana, segnava un passaggio tra l’arte gotica e quella d’età moderna e celebrava, tramite il fregio e le varie sculture, il successo di Alfonso e della sua dinastia.

Fu all’inizio del XVI secolo che Castel Nuovo fu dotato di nuovi bastioni e dei fossati, che tutt’ora è possibile vedere, che corrono tutt’intorno alla struttura. I torrioni invece, rivestiti di piperno e uno di tufo, sono 5 (torre di San Giorgio, del Beverello, dell’Oro, della Guardia, di Mezzo) e segnano tutto il perimetro trapezoidale della struttura che ormai ingloba molte strutture che dal 1600, anno in cui la vita di corte si spostò nel nuovo Palazzo Reale, sono state costruite e talvolta eliminate.

Castel Nuovo: il "Maschio" napoletano
Castel Nuovo, interno Sala dei Baroni

Da citare inoltre è la Sala dei Baroni, dove fino al 2006 si è riunito il consiglio comunale di Napoli, voluta come sala del Trono già da Roberto d’Angiò che impegnò anche qui Giotto per la decorazione.

Fu Alfonso il Magnanimo che volle il rifacimento di questo ambiente, da parte dell’architetto spagnolo Guillem Sagrera, che da allora si presenta quasi perfettamente di forma cubica sormontato da una volta ottagonale e attorniata da piccole finestre, alle quali si accedeva grazie ad un altro capolavoro architettonico quale è la scala a chiocciola presente ancora nella torre del Beverello.

A tutt’oggi Castel Nuovo partecipa ancora alla vita della moderna Napoli essendo teatro, soprattutto nel suo cortile, di eventi e spettacoli culturali oltre ad essere sede permanente del Museo Civico con un percorso di visita che si dipana in molte delle sue sale. Inoltre, al II° e III° livello della fortezza vi è custodito l’enorme tesoro bibliotecario della Società napoletana di Storia Patria, nata nel 1875.

Liberato Schettino