Florence + The Machine: la recensione di How Big How Blue How Beautiful

Il primo giugno 2015 è stato rilasciato l’ultimo lavoro dei Florence + The Machine. Il titolo nel nuovo albuom è How Big How Blue How Beautiful e contiene undici tracce.

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Vi abbiamo parlato qui delle anticipazioni di questo album. Vi avevamo annunciato che le aspettative per How Big, How Blue, How Beautiful erano altissime. Poteva mai la rossa dalla voce d’oro tradire le attese?

How Big, How Blue, How Beatiful conferma quanto hanno fatto di buono i Florence + The Machine nei due album precedenti, ed anzi si nota la precisione e la cura maggiore impiegata rispetto al secondo album, fatto quasi di fretta e furia per darlo in pasto ai milioni di fan sparsi in tutto il mondo.

La band, guidata dalla produzione di Markus Dravs, presenta dunque un album concreto.

Uscito il primo giugno scorso, How Big How Blue How Beatiful è concreto perché tocca argomenti che sfociano nella realtà, che toccano il quotidiano con tematiche che vanno dall’amore alla vita, ma non per questo da considerare come un album pop commerciale. Uscire dagli schemi e da ciò che viene definito mainstream non fa sempre bene (vero Muse?), quindi rimanere prevedibili mantenendo tuttavia standard altissimi come i Florence + The Machine è cosa buona e giusta.

Florence Welch, una voce incantevole

Ormai c’è poco da dire su Florence Welch. Dalla ballata folk (nella traccia How Big How Blue How Beatiful) al soul classico (Delilah) senza fare una piega, una voce oltre che potente ed originale a dir poco ammaliante, senza inutili barocchismi. È innegabile, inoltre, il contributo della sua band (quel + The Machine che spesso viene ignorato o messo in secondo piano) che fa in modo da trasformare pezzi che potrebbero essere dei monologhi dal tono drammatico in canzoni energiche, vitali, da ballare ai concerti.

I was on a heavy tip
Tryna cross a canyon with a broken limb
You were on the other side
Like always, wondering what to do with life
I already had a sip
So I’d reasoned I was drunk enough to deal with it
You were on the other side
Like always, you could never make your mind (da Whit Kind of Man)

Third Eye è un’altra ballata soul da godersi, accattivante ed orecchiabile. Strano perché non sia ancora in radio, ma effettivamente c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Menzione speciale invece per St. Jude. Pezzo leggermente fuori dal leitmotiv dell’album, che come abbiamo già detto sprigiona una certa dose di energia positiva e vitalità grazie alla parte strumentale. St. Jude si propone come il pezzo più intimista di How Big, How Blue, How Beautiful. Anche la potente voce della Welch per la prima parte della canzone sembra quasi calmarsi, mettere i freni, e parlarci a bassa voce, con il cuore in mano. Anche il testo conferma la sensazione:

Another conversation with no destination
Another battle, never won
And each side is a loser
So who cares if I fire the gun

And I’m learning, so I’m leaving
And even thought I’m grieving
I’m trying to find the meaning
Let loss reveal it
Let loss reveal it

Fino all’ultimo, tutti si aspettavano un continuo innalzamento della tonalità di voce che invece non avviene. Qualcuno ha definito la scelta coraggiosa, qualcuno l’ha criticata, per me è la testimonianza di una prova di maturità, una conferma che le capacità di Florence Welch non hanno limiti.

Buona la terza, quindi, per i Florence + The Machine che si confermano band dai grandi palcoscenici, ora attesi da un lungo tour.

Traccia consigliata: St Jude

Voto: 4,5/5

Diego Sbriglia